Cronaca

Keith Palmer, guardia morta di buonismo

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L’agente Keith Palmer, 48 anni.

Dopo l’attacco a Londra e l’uccisione di un agente della Metropolitan Police stiamo valutando il modello di “polizia buona” di “polizia a piedi vicina al cittadino” e già che ci siamo “polizia disarmata ed aperta al dialogo” tanto caro a molti sindaci ed amministratori vari: è quel modello che ha permesso che un pazzo delinquente massacrasse a coltellate un agente (da noi sarebbe stato un “vigile”) mentre l’altro, privo di strumenti, non poteva fare altro che “correre a chiamare soccorsi” (parole dell’articolo di Repubblica). Certo poi sono arrivati i poliziotti “veri”, quelli “cattivi”, armati, che ci fanno tanta paura è che vogliamo abbiano il numero sul petto, ed hanno abbattuto l’attentatore (che shock), ma intanto il “vigile”, vittima di una sorta di buonismo sulla pelle altrui (la nostra) è morto, e tutto quello che si dice della sua morte è che uno dei ministri colpevoli del fatto che fosse disarmato davanti l’obiettivo di un attacco ha tentato di salvarlo. Forse avrebbe preferito un thaser o una pistola prima, con buona pace di chi pensa che con un manganello puoi fermare chiunque (in Italia non ci danno manco quello).

Il modello del Bobbie, pensato nella prima metà dell’ottocento e sul quale si basano gran

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Un Bobbie (1850 ca)

parte dei corpi di Polizia moderni, è qualcosa di ormai superato: pensato per tempi in cui gli aggressori avevano perlopiù coltelli fabbricati unendo con lo spago un rasoio da barba ad un cucchiaio e le armi da fuoco erano una rarità ed avevano, quando andava davvero male, 2 colpi. Va da sé che contro una delinquenza armata di lame improvvisate un bastone di mezzo metro in legno ed acciaio era più che sufficiente, esattamente come lo era la spada prima che venisse deciso che la polizia non doveva uccidere nessuno. Nei nostri tempi, in cui in qualsiasi negozio chiunque può comprare coltelli da cucina con punta e filo lunghi 40 cm, in cui per uccidere si usano le auto a guisa di armi, in cui procurarsi una pistola o peggio un mitragliatore non è poi un’ipotesi così remota, è chiaro che il “policeman” disarmato non può essere altro che uno scudo in divisa votato al sacrificio. In Francia c’è voluta l’uccisione della collega Clarissa Jean Philippe, freddata fuori una scuola il giorno degli attentati di Parigi contro Charlie Hebdo, perchè si capisse che il tempo della “polizia di prossimità” e della “buona polizia” sono ormai finiti – e già A me le Guardie approfondì la faccenda in un paio di occasioni – tanto che ad oggi molte Polizie Municipali francesi hanno dotato gli agenti addirittura di revolver il calibro .357 magnum, armi ad elevatissimo stopping power ed in grado di fermare la carica di una persona anche sotto effetto di sostanze stupefacenti (con il 9mm è facile che sebbene colpito l’aggressore continui a menare fendenti, pugni o sparare).

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Polizia Municipale francese armata di revolver Ruger

Siamo di fronte mera evoluzione strumentale che non significa un ritorno al fascismo, una generalizzata xenofobia e tanto meno la creazione di una sorta di stato di polizia: si tratta solo di permettere alle forze dell’ordine di fare il proprio lavoro, già rischioso di suo, senza dover affrontare ogni giorno come fosse l’ultimo della loro vita e senza dover temere di venire additate come violente ed assassine se per arrestare un delinquente od impedire un crimine ci si vedesse costretti a fare uso della forza o delle armi. Purtroppo anni di cattivo cinema e di pessimo giornalismo ci hanno illuso che davvero sia possibile fermare una persona in qualsiasi stato psicofisico e qualsiasi corporatura lanciando un urlaccio o eseguendo qualche spettacolare tecnica di kung fu.

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L’aggressione a Foggia

Per la cronaca, proprio mentre a Londra infuriava l’attacco a Westmister, nelle italianissime Foggia e Bologna altri due soggetti hanno aggredito rispettivamente la polizia locale ed i carabinieri con armi da taglio più o meno improvvisate. Qualche idiota ha osato fare battutine sul numero di agenti occorsi in entrambi i casi per fermare gli aggressori: intanto, le tanto bistrattate e criticate forze di polizia italiane hanno arrestato -vivi- i due criminali e senza subire perdite (due feriti a Foggia e uno a Bologna) e soprattutto senza fare male a questi poveri incompresi: i fautori del “poliziotto buono amico di tutti” saranno fieri. Invece no, ironizzano sul “quattro auto per fermare un uomo: secondo qualcuno, in sostanza, non solo non si dovrebbe essere armati – o quantomeno non fare uso delle armi – ma dovremmo anche affrontare eventuali aggressioni da soli, magari con un bel calcio volante, come se le tecniche operative fossero da valutare sulla base delle puntate di Walker Texas Ranger.

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I soccorsi al carabiniere ferito a Bologna

 Onori a Keith Palmer, guardia cittadina vittima della società che vorrebbe degli eroi senza macchia e si vergogna di essere protetta da semplici poliziotti.

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