Sto pensando a tutti quelli che hanno sputato odio e rabbia verso la Polizia di Stato, colpevole di aver sgomberato gli occupanti abusivi a Roma: queste persone sanno che, ad esempio, se un neonato Ku Klux Klan avesse deciso di assaltare in armi quegli stessi abusivi, i medesimi poliziotti che si son visti tirare addosso delle bombole di gas li avrebbero per primi difesi? Penso anche al giornalista che per primo ha deciso di dare il via ad una caccia alle streghe assurda sulle parole di un funzionario: ma cosa ne sa quel giornalista, di quel funzionario che era li fuori servizio per essere al fianco dei suoi uomini? Cosa ne sa che quello stesso funzionario sarebbe stato il primo a soccorrerlo se si fosse trovato, immaginiamo, circondato da una banda di neonazisti? E il cittadino medio, che odia “i vigili” perchè gli hanno portato via la macchina “per quei cinque minuti con l’ho lasciata sul marciapiede”, lo sa che la stessa Polizia Locale sarà la prima a tutelarlo quando magari qualcuno lo tamponerà per poi fuggire lasciandolo, ferito, dentro la sua stessa auto accartocciata? Il negoziante, che patisce i finanzieri, lo sa cosa rischiano per combattere il mercato illegale che potrebbe portarlo al fallimento? I parenti di un detenuto, sempre timorosi che gli agenti penitenziari lo picchino, sanno che saranno i primi a difenderlo se altri detenuti vorranno fargli pure di peggio? Tu, che odi i carabinieri che ti han ritirato la patente perchè guidavi dopo aver bevuto una birra di troppo, quando avrai i ladri in casa, nel tuo villino di campagna, la notte, dove una sola radiomobile pattuglia 50 km quadrati, chi chiamerai?
Da cosa deriva questo odio verso le divise? Perché in Italia non esiste strato sociale che sia immune dal detestare chi li difende? Colpa della popolarità del governo? Certo, ma non solo. Ogni giorno abbiamo sempre più prove di come nei cittadini ci sia una sorta di disagio nel sapere che la polizia è un organo sicuramente a loro disposizione, ma non a loro schiavo. C’è un infantilismo latente, in molti cittadini, che impedisce loro di capire che le Forze dell’Ordine non sono al servizio dei loro capricci, ma a tutela dei diritti di tutti? Siamo sicuri che scoprire questa cosa, come quando si viene a sapere che Babbo Natale non esiste, porti automaticamente ad un sentimento di invidia per quei poteri, coercitivi, sanzionatori, impositivi, che nonostante tutto le Forze di Polizia continuano ad avere? Avete notato, guardie di tutte le divise, come appena un cittadino abbia modo di accostarsi a noi, tenti immediatamente di imitarci? Come spiegate altrimenti tutti quei sindaci, assessori, ma perfino consiglieri di quartiere, che appena nominati per prima cosa si mettono una pettorina – quando non direttamente una divisa ed un lampeggiante in auto- e si attaccano alla prima auto della Polizia Locale che vedono passare? E fortunati voi dello stato che ve li risparmiate, questi soggetti.
E cos’altro volete che faccia una persona invidiosa se non odiare chi invidia e cercare di imitarlo? Non lo vediamo mica solo negli amministratori. Avete mai provato a vedere i servizi di sicurezza interni alle discoteche o direttamente ai centri autogestiti? Tutti con una sorta di divisa – spesso una camicia scura o un paio di pantaloni abbinati ad anfibi – e con il potere totale su chi entra ed esce dal loro “territorio”. Vogliamo parlare dei presidenti di circoli sportivi, soft air in primis, con tanto di gradi sulle mimetiche farlocche? Dello strapotere dei direttivi dei circoli ARCI? Gli opinionisti, che hanno evidentemente un senso di inferiorità nei confronti dei giudici e dei dirigenti da dove sputare sentenze e consigli operativi su qualsiasi cosa? E’ ovvio che tutte queste persone, vedendo ciò cui cercano di accostarsi, abbiano un fastidio, figurarsi se si prendono pure un verbale o peggio: non possono che odiarci.
I giornalisti, dal canto loro, non fanno altro che dare in pasto all’opinione pubblica, avvelenata da questa frustrazione ed inebetita da certo moralismo buonista che nemmeno in modo troppo sottile calca l’onda del “io non porto la divisa quindi non mi fido di chi la porta”, quello che vuole sentirsi dire, ovvero che si, della Polizia, in generale, non c’è da fidarsi, perchè in fondo sono statali, qualcuno magari è pure imboscato, qualcuno non è su strada – a 50 anni suonati perfino – e fanno un sacco di cose che altri non possono fare: portare armi, dare ordini, prendere decisioni, violare il codice della strada – e da qui via a fare la radiografia ad ogni mezzo in lampeggianti e sirena per capirne il motivo – insomma, come puoi fidarti di loro?
Ed i nostri dirigenti? Perché non ci proteggono? Perché i vertici, prima ancora di sapere la versione completa di un fatto, sono subito a condannare, a redarguire, a promettere conseguenze, a garantire che “non sarà tollerato”? Mettiamoci nei loro panni: sono dove si trovano su nomina di qualcuno che scaricherà su di loro ogni responsabilità, i nostri capi. Se dopo quella dell’agente “colto in fallo” dall’onnipresente telecamera venisse chiesta una seconda testa, arriverebbe quella del capo. Ed allora il capo mette le mani avanti, precisa, chiarisce, perchè il capo sa che non sarà lui a decidere la sorte del poliziotto, carabiniere o quel che è finito sotto i riflettori, ma saranno i reaction meme ed i mi piace su facebook, e guai ad andare contro la grande oligarchia dei commenti o l’assolutismo dell’indignazione, unica illusione di potere per quei cittadini che pretendono di fare la rivoluzione dalle pagine web, un po’ come se Washington si fosse aspettato che gli inglesi se ne andassero da soli.
E se la mancanza di fiducia nei confronti delle “divise” fosse invece motivata da tanti, troppi abusi? Dalla consapevolezza che quel carabiniere che ti ferma per la birretta di troppo potrebbe decidere di divertirsi con il manganello invece di fermarsi dove il suo ruolo gli impone? Dalla paura che, incrociando due poliziotti in piena notte, decidano di non controllare solo i suoi documenti ma anche di dargli una sana ripassata, visto che era una serata così noiosa? Tutto già visto, già successo. Non è un caso che chi accende i riflettori sulle parole – oggettivamente infelici – di un funzionario di polizia rievochi anche gli spettri della scuola Diaz. Per quelli non ha ancora pagato nessuno, e all’ombra delle piccole cronache locali si nascondono tanti, troppi Cucchi, Uva, Aldrovandi, che solo perché invece di tirare le cuoia come i più illustri “colleghi” se la sono cavata con un naso rotto e un occhio nero non sono finiti in prima pagina. Volete lavarvi le coscienze dalle azioni dei peggiori di voi? Cominciate a favorire il distinguo, invece di nascondervi dietro caschi e sentenze. L’invidia direi che è proprio l’ultimo dei vostri problemi.
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Il contraddittorio pungente mi piace, era quello che volevo. Indipendentemente dal numero di presunti abusi – io non ne ho visti in anni francamente, e di nasi rotti o gente ripassata per noia o divertimento non ne ho sentita, mentre ho sentito di carabinieri ammazzati con un bastone in legno dopo un rave party, così, en passant, ma non sto a fare guerra di cifre che è ridicola – l’attuale astio verso le divise viene da falangi diverse: se da un certo tipo di società, chiamiamola quella estremista di area anarchica o anarcoide, l’inimicizia c’è da sempre ed ha radici storiche, tra l’altro portate avanti con le tue motivazioni o altre, ultimamente sono il giornalismo in primis, ma anche e soèrattutto quella fascia bigotta, anonima, oserei dire “normale” della cittadinanza a fare proclami idioti. Mi spiego: quello che mi dice “sbirro ti odio” non è più “l’antagonista” del sistema da cui pure me lo aspetto e amen ,ma è il cittadino “democristiano e padre di famiglia” che magari augura la morte ad una collega che di fronte una venditrice abusiva invece di sequestrarle la merce le ha comprato acqua per il bambino (successo a Livorno), è il laureato che non avendo trovato applicazione alla laurea tenta il concorso in polizia – qualsiasi – e fallendolo parte con la solfa dei raccomandati e dei fannulloni, è il negoziante, addirittura è quella parte della popolazione, chiamiamola la “destra addormentata” la “destra populista” che per reazione o pura imitazione di altri attacca noi: sulla Diaz il discorso è diverso e ci ho scritto abbastanza tempo addietro, ma proprio sul discorso dello sgombero, sai quanti ci stanno sputando addosso “ma troppo buoni dovete ammazzarli” e cagate simili? Ormai siamo diventati lo sfogo sociale di qualsiasi inefficienza presunta o presente che sia, ed in questi ultimi mesi la cosa si è ampliata.
La polizia, in generale, dal 2001 è cambiata molto: io francamente tutto questo “abusare” lo vedo solo teorico, molte volte esasperato, nel senso che si presentano come abusi normalissime attività di polizia (spesso ordinate) e si giudicano da persone che, perdonami, di cosa voglia dire affrontare determinate situazioni non sanno nulla: puntare un dito su una frase, estrapolata dal suo contesto, creare una gogna mediatica al solo scopo di rovinare una persona, no, perdonami, non è il mio stile, io sono ancora per i gradi di giudizio e sopratutto per il principio che a giudicarmi deve essere chi è titolato a farlo, non il popolino banderuola, ed in particolare le giustificazioni le devo solo ai superiori, non certo alla piazza. vedo come di recente succeda il contrario: la piazza urla – o scrive- ed in base agli urli – o ai like- si decide chi inquisire e come farlo. Vergognoso. Se mi viene in casa l’idraulico lo lascio lavorare in pace, gli offro il caffè e non sto a fargli video mentre lavora o chiedere su facebook se sembra essere bravo o meno: rispetto il suo lavoro e do per scontato che lo fa al meglio. Mi piacerebbe si facesse lo stesso con noi. Eppure sai quanti idraulici evadono il fisco e fanno apposta a lasciare i lavori a metà per poter tornare?
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Perdonami ma una simile replica mi trova accora più in disaccordo.
Quello che sembra proprio mancare nella tua risposta, infatti, è la consapevolezza del vostro ruolo: paragonare l’operato – e la conseguente richiesta di garanzia – di un poliziotto a quello di un idraulico è pretestuoso e concettualmente errato (se non pericoloso). Voi – tutti voi, vigili, carabinieri, finanzieri…- non siete un’impresa privata, siete funzionari pubblici, pagati dallo Stato e chiamati dalla collettività ad agire dove il discernimento di un singolo non può e non deve arrivare. Voglio che la mia città sia sorvegliata dalla polizia non solo per evitare che mi rubino in casa, ma anche perché quando il ladro sarà catturato non venga malmenato e lasciato esangue sull’asfalto, come potrei fare io che ho il sangue alla testa dopo aver perso i miei beni. E quindi la voce di piazza che sussurra all’orecchio del celerino che “è anche troppo poco” non può in alcun modo fare da contraltare alle accuse sulla Diaz, tanto per dirne una.
Mi dici che la polizia è “tanto cambiata”, ma io vedo solo un giro di poltrone – alla faccia dei gradi di giudizio – mentre i numeri identificativi sugli elmetti ancora non ci sono. Dove sta il cambiamento?
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Beh noi della polizia locale il numero sul distintivo lo abbiamo da sempre quindi già mi tiro fuori dal tuo ultimo inciso…per quanto riguarda l’altro punto si siamo pubblici ufficiali e proprio per questo non mi va giù la presunzione di controllo su di noi: se sto facendo un’attività di polizia non sono tenuto a giustificarla a nessuno e te non è che mi riprendi pregustando di mettermi su Facebook magari inventando illeciti inesistenti o gonfiando una frase. Come io rispetto te tu rispetti me e non mi filmi o controlli sul lavoro. Tutto qui.
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L’operato di un singolo o di un ristretto numero di persone non sarà mai e non dovrà mai essere rappresentativo di una qualsiasi categoria. Ciascuno si assume le responsabilità delle proprie azioni nel momento in cui le compie e non sono certo responsabilità di altri poliziotti azioni commesse da taluni.
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L’odio verso la polizia, quando non è politico, è secondo me motivato dal fatto che in Italia tutti delinquono, da chi sidroga a chi non ti da lo scontrino, da chi va a caccia senza permessi a chi parcheggia in doppia fila. In Italia tutti fanno i furbi.
Se la droga fosse legale metà dei cantanti hip hop non scriverebbe versi contro la polizia. Per dire della maturità che si ha nel paese.
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Buongiorno, vorrei dire la mia. Secondo me l’odio verso le forze dell’ordine ha radici nella ricerca di libertà. Le ff.oo. non fanno sentire libero nessuno. Questo perché essendo serve dello stato non fanno altro che applicare leggi che molte volte sono ingiuste, senza utilizzare il buonsenso. E la loro condizione di potere fa nascere condizione di impotenza in chi la subisce. Prendiamo il caso delle manifestazioni in cui i cittadini si avvalgono della propria libertà di contestare leggi ingiuste e finiscono per essere menate (senza aver diritto di rispondere alle botte, perché allora lì sì che sei un criminale). E ve ne dico un’altra: migliaia di ragazzi, adulti, ma anche giovanissimi, sono consumatori di cannabis e odiano le ff.oo. perché queste reprimono senza se e senza ma e non riescono a vedere le ff.oo. in altro modo che come un nemico che li priva della propria libertà di utilizzare una pianta donata migliaia e migliaia di anni fa da madre natura. Se questa fosse legale ci sarebbe molto più amore da parte dei giovani, che delle ff.oo. hanno solo paura e non riescono a vederne un alleato.
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