C’è di che essere fieri dell’attuale società europea: dopo secoli di scontri, di guerre, di assolutismi e di contrasti siamo riusciti a creare un contesto nel quale i cittadini possono sentirsi liberi di essere, pensare, andare e fare quello che vogliono. Lasciamo stare i problemi dell’Italia, pensiamo in grande alla nostra Europa: senza distinzione di genere, etnia, provenienza culturale, preferenze sessuali e religione una persona è LIBERA di sviluppare la propria vita e personalità con la consapevolezza che nessuno la ostracizzerà, imprigionerà od ostacolerà solo perchè non è d’accordo con quello che lei esprime. Diamo all’espressività di ognuno la libertà di svilupparsi e chiunque può vestire, suonare, pensare, proporre, sviluppare e diffondere le proprie idee, opere ed aspirazioni e l’unico limite che viene dato è quello di non violare la libertà degli altri, perchè è questo che fa la legge: impedisce di essere liberi, con la violenza, la furbizia o la minaccia, di incidere sulle libertà degli altri.

Purtroppo l’utopia non esiste e ci sono moltissime persone che questa libertà la piegano nel tentativo di limitare quella altrui: da chi sceglie liberamente di guidare ubriaco, chi vuole rubare, uccidere, violentare, ricattare, chi, in sostanza, delinque – ma anche chi commette tante piccole angherie e violazioni quotidiane, si pensi a chi, libero, sceglie di occupare un posto riservato ai disabili, limitando la loro libertà di muoversi – ed è in questo che la nostra società scricchiola: siamo arrivati ad un tale livello di “bellezza” che pretendiamo che i sistemi con cui trattiamo le persone “belle e buone” funzionino anche con chi non solo non è “bello e buono”, ma addirittura vede nella nostra civiltà e società un nemico da abbattere – non sconfiggere, abbattere – e si pretende di lottare contro queste persone con le maniere “normali” con cui trattiamo i nostri consociati, vedendo di pessimo occhio le “eccezioni” e leggendo spesso come “violenze” le soluzioni.
Eppure prendiamo l’esempio del medico: normalmente un corpo umano funziona alla perfezione, e, di norma, aprire ferite o rimuovere organi è un atto palesemente negativo. Tuttavia vi sono eccezioni in cui si rende necessario bucare la pelle per iniettare cibo o farmaci, ed addirittura succede di dover aprire il corpo umano per rimuovere e perfino sostituire un organo mancante: azioni che, se da sole sarebbero “violente e negative”, giustificate dalla necessità dell’intervento chirurgico restano “violente”, ma diventano “positive” se non addirittura salvifiche.

E qui viene il nocciolo della questione: se un medico può amputare arti ed aprire pance, e l’infermiere può bucare o sedare, non capiamo per quale motivo secondo qualche utopista, o buonista, od ormai direttamente ipocrita, si pretende che le Forze di Polizia possano trattare criminali, assassini ed ultimamente potenziali terroristi con lo stesso approccio con cui ci raffrontiamo con la signora che chiede informazioni, il conducente che passa con il rosso o il simpatico ubriaco di paese. Siamo arrivati così oltre queste pretese che “la guardia” viene vista come un nemico, la sua azione come una violenza, la sua sola presenza come una sorta di sopruso. La polizia non è vista come un anticorpo, od un medico della società, ma bensì come un cane da guardia, un po’ rabbioso, cui si ricorre se non si ha altra scelta, del quale avere poca fiducia e dal quale pretendere prestazioni quasi invece che uomini dello stato fossero nostri privati bravi manzoniani.
Leggi, regolamenti e procedure sempre più accusatorie nei confronti degli operatori

hanno depauperato la figura del poliziotto – di qualsiasi forza, ordine e grado – della sua autorità e con essa hanno permesso a quelle parti malate, che odiano la libertà di tutti, di farsi coraggio e permettersi di aggredire, colpire, dileggiare e massacrare le forze dell’ordine senza che la Giustizia – intesa come magistratura – sia in grado di condannare chi attacca la polizia, in un’ottica non solo garantista, ma terribilmente buonista la cui morale sembra essere che, in ogni caso, se l’agente si fosse fatto gli affari propri il delinquente non lo avrebbe aggredito, picchiato, accoltellato, e, peggio ancora, siccome è il poliziotto ad andare a cercare il trasgressore, allora non può usare contro di esso il suo potere coercitivo, i suoi strumenti, non sia mai la sua arma di ordinanza, pena il diventare da guardia a criminale lui, dileggiato sui social network, diffamato sui media, condannato in tribunale.
Solo questo giustifica scene come quelle sempre più frequenti di poliziotti o militari circondati da amici del delinquente arrestato, quando non direttamente da cittadini accorsi in sua difesa al grido di “ma poverino, cosa ha mai fatto?”, scene che a volte sfociano in vere e proprie aggressioni, con risultati gravissimi nei confronti degli operatori, che ormai temono più le conseguenze giuridiche che quelle fisiche di un intervento di polizia, arrivando ad assurdità quali agenti che lasciano fuggire un sospetto o si lasciano aggredire e picchiare senza difendersi. Ci siamo chiesti PERCHÉ’ è successo che assassini siano riusciti a scappare ai Carabinieri sebbene sotto tiro delle armi, ci siamo chiesti COME sia possibile che un esagitato possa aver afferrato la pistola di un Poliziotto Locale, ebbene sappiate che SE le Forze di Polizia non avessero paura di fare uso dei loro strumenti POCHI potrebbero sfuggirci e NESSUNO potrebbe raggiungere il nostro equipaggiamento.

Per questo A me le Guardie chiede a tutti gli uomini in divisa in Italia di unirci per pretendere di venire considerati come i medici: se è “normale” che un medico usi “violenza” su un organo malato, senza tentare inutilmente di salvarlo rischiando magari che infetti quelli accanto sani, noi dobbiamo poter agire sui delinquenti con la massima fermezza senza temere le conseguenze giuridiche di ciò che potrebbe accaderci se per motivi estranei la nostra volontà dovesse capitare di far del male al sospetto: qui il tipico esempio del tizio che, colto dallo spray o dal thaser – quest’ultimo non in Italia- ha una reazione allergica e muore: attualmente si processerebbe il poliziotto per non aver presunto che l’utilizzo dello strumento avrebbe potuto avere esiti gravi, noi si deve chiedere che invece si dia per scontato che se qualcuno non vuole rischiare gravi conseguenze dagli strumenti in mano la polizia deve essere lui a non costringerci ad usarli.
Mi si è chiesto “cosa faresti se dei facinorosi ti circondassero per picchiarti o tentassero di rubarti l’arma?”…la risposta dovrebbe essere “non dovrebbero poterlo fare perchè dopo il primo avvertimento io dovrei avere il diritto di piantargli un colpo ad una gamba” ed aggiungo che dovrebbero dire grazie se perdo tempo a mirare un punto non vitale. Solo con una polizia forte si potrà colpire con forza chi con forza ci attacca, altrimenti resteremo sempre quelli che possono rovinare il cittadino indisciplinato e picchiare lo studente che manifesta,ma non quelli in grado di impedire attacchi terroristici, microcriminalità diffusa e degrado della società.

Dobbiamo pretendere una riforma del comparto sicurezza che dia a tutti, nella condivisione delle qualifiche di Polizia e il relativo obbligo di intervenire nella flagranza di un qualsiasi reato, un preciso compito e spazio nella tutela delle libertà dei cittadini, tutti con la stessa dignità e fermezza, da chi pattuglia a piedi passando per chi lo fa in auto fino a chi è addestrato all’antiterrorismo, da chi opera in divisa a chi in borghese, da chi ha sulla schiena scritto “Carabinieri” fino chi ha il “Municipale” dietro “Polizia”: non una rivalitazione della 121, non un accorpamento raffazzonato di corpi, non una riforma della sola Polizia Locale, ma una nuova legge che ci metta tutti alla pari, con gli stessi strumenti, le stesse prerogative contrattuali, la stessa formazione e ad ogni corpo una sua identità specifica nella sua pari dignità agli altri e tutti ugualmente considerati non dei pericoli da cui guardarsi, degli scagnozzi di cui servirsi, ma dei moderni “cavalieri” che proteggono una società di cui dovremo tutti andare fieri.
E, per cortesia, piantiamola di dire che per avere certe idee si deve essere “fascisti”.
Ottimo articolo, pienamente è totalmente condivisibile.
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