(R)Evolution · Storie di Guardie

Storie di Guardie: la rapina di Cordenons del febbraio 1998

Qualche mese fa, ad un convegno, si parlava con un collega delle varie situazioni pessime in cui una Guardia Cittadina può trovarsi nei suoi svariati anni di servizio: sebbene entrambi concordi che, bene o male, di fatti davvero brutti se ne ricordino in pochi, è anche vero che ogni volta che si incontra un collega con cui non si parlava da tempo se ne vengono a scoprire di nuovi: insomma, l’Italia non è gli USA, ma qualcosa da raccontare, di grave, c’è sempre, e qualche fatto che si crede impossibile, si scopre essere accaduto: ed è in effetti per questo che è nata la rubrica Storie di Guardie, ferma da parecchio tempo, come un po’ tutto il blog, ma che oggi torna finalmente a farsi sentire con la narrazione di un grave fatto di sangue avvenuto nel 1998 a Cordenons, vicino Pordenone, dove alcuni “veterani” della banda Maniero pensarono bene di mettere in scena una rapina in banca, e di farsi cogliere sul fatto da tre Guardie Cittadine.

A proposito di anni difficili, la fine del secolo – e millennio scorso – non era certo da poco, tra il veneto ed il friuli: ad una discreta quantità di bande dedite a furti e rapine, con annesse sparatorie, infatti, si era aggiunto un pazzo dinamitardo tristemente noto come Unabomber e col curioso hobby di piazzare ordigni artigianali in giro.

E proprio alla ricerca di questi ordigni erano in servizio al mercato di Cordenons, il 6 febbraio 1998, tre agenti della Polizia Municipale: Mario Cozzarin, Catia Zuccolo e Cristian Fabris, all’epoca un novellino, oggi un veterano di spessore che è stato un enorme piacere incontrare e conoscere per ricevere il materiale con cui stendere questo pezzo.

              Catia Zuccolo, Cristian Fabris, Mario Cozzarin.

Quella mattina, dicevamo – eravamo in servizio perché c’era il terrore di una esplosione quando meno te la aspettavi, ma, all’epoca, non era solo unabomber il problema: in zona vi erano già stati infatti due scontri a fuoco tra rapinatori e forze dell’ordine, con la Polizia di Stato e con i Carabinieri l’anno prima, e anche in questo caso c’era scappato il morto – e, nel mentre, 3 uomini armati erano all’interno della banca, con circa 15 ostaggi tra cui il direttore, fuori, all’ingresso, un complice faceva da palo.

I rapinatori sono usciti con il direttore sotto braccio e le armi in pugno, e, proprio in quel momento, hanno incrociato lo sguardo dei colleghi: il palo, più vicino agli agenti in divisa, ha estratto un fucile a pompa da sotto la giacca ed ha iniziato a sparare: i pallettoni colpiscono Cozzarin, al petto mentre, negli istanti successivi, un altro malvivente attinge con la pistola Fabris, alla gamba. I fuorilegge iniziano a fuggire continuando a far fuoco all’indirizzo degli agenti e dei passanti che stanno venendo intanto allontanati dalla terza componente della pattuglia; Nel parapiglia, il direttore della banca si divincola e fugge dentro un portone.

Il fucile usato da Miozzo

Fabris risponde al fuoco puntando al palo, che continua a sparare tra la folla, anche Cozzarin riesce ad estrarre e puntare la sua pistola sul criminale in fuga, mentre Fabris viene attinto alla gamba e cade a terra. Dopo pochi passi in cui tentano di trascinare il complice verso l’auto che li attende, i banditi abbandonano il palo a terra. In meno di un minuto, dicono i giornali di allora, è tutto finito: a terra, feriti, si trovano i due agenti, cui viene dato soccorso dalla folla, e, poco più avanti, giace uno dei banditi – il palo – colpito a morte.

Paolo Miozzo, 49 anni, era un veterano della mala del Brenta, peraltro già arrestato proprio dopo uno dei tanti voltafaccia del boss Felice Maniero: violento e fuori controllo, quel giorno indossava anche un giubbotto antiproiettile, che gli servì a poco. I suoi complici, tutti padovani, furono arrestati nei mesi successivi.

“eravamo andate a prendere il caffè quando abbiamo visto un uomo camminare a ritroso che ha cominciato a sparare all’impazzata”- “Stavo parlando con il maresciallo (Cozzarin: all’epoca si usavano i gradi militari) quando ad un tratto ci ha gridato di correre via, poi ho visto i baditi, armati, a viso scoperto” sono alcune delle testimonianze di quel giorno, riportate dai giornali.

Uno stralcio di un giornale dell’epoca: interessante il dettaglio dei “vigili armati” e la dicitura “poliziotti municipali” usata poco dopo.

I due agenti della Polizia Municipale, gravemente feriti, furono portati in ospedale dove vennero operati e si ripresero completamente: nel dicembre 1999, con Decreto del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, Cristian Fabris e Mario Cozzarin furono insigniti della medaglia d’argento al valor civile, “per essere accorsi nei pressi di un istituto di credito mentre si consumava una rapina” mentre Catia Zuccolo fu premiata con la medaglia di bronzo “perchè si adoperava di sgomberare l’aria adiacente la banca”.

La Storia delle Guardie Cittadine è un piccolo mistero all’italiana: privi dei grandi uffici stampa delle Forze Statali, ci dobbiamo affidare al passaparola nei momenti di incontro e scambio esperienze nelle pause dei convegni e delle pagine social di categoria, restando, spesso, ignari noi per primi di cosa siamo stati in grado di fare e, non meno grave, lasciando la popolazione nell’ignoranza di cosa potremmo fare e di cosa siamo veramente.

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