La riflessione di oggi, che andrà a minare quello che è considerato da molti la base del servizio di Polizia Locale, che inizialmente anche questo spazio considerava tale, è stata suggerita essenzialmente da due o tre piccoli fatti che andiamo ad esporre, e vorrei per una volta che i lettori, soprattutto gli appartenenti alla Locale, dimenticassero la faccenda della causa di servizio, del contratto e gli altri problemi endemici della categoria.
Primo caso, piazza di una grande città italiana, due carabinieri in divisa ordinaria, con fondina in pelle chiusa agganciata alla giacca, giubbotto antiproiettile, impegnati a piantonare un obiettivo sensibile in odor di terrorismo, privi di arma lunga e impacciati nei movimenti. Ai piedi dell’obbiettivo da loro piantonato alcuni ragazzi giocano a pallone – cosa ovviamente vietata dai regolamenti comunali – ma questo a loro non interessa, essendo giustamente impegnati in un servizio rischioso, pesante, faticoso (i posti fissi sono una maledizione come tutti noi che portiamo una divisa sappiamo). Interessa invece ad una pattuglia di Guardie Cittadine, per assurdo potenzialmente con un abbigliamento più tecnico (pantaloni di stampo operativo, berretto da baseball, fondine ad estrazione rapida, spray al peperoncino) di quello delle Guardie dello stato impegnate in un servizio antiterrorismo.
Inutile dire che l’immagine media data da questo scenario al cittadino è che i carabinieri sono coloro che ci difendono in condizioni difficilissime mentre “la municipale” sono gli scioperati che se la prendono con i ragazzini. Gli stessi Carabinieri, potrebbero pensare che quei “privilegiati” dei vigili hanno possibilità di muoversi, prendersi una pausa caffè, e che alla fin fine il loro servizio è addirittura redarguire e multare dei ragazzini, mentre loro la pelle se la stanno giocando davvero di fronte un obiettivo sensibile con un equipaggiamento di efficacia alquanto dubbia alla luce degli avvenimenti che potrebbero doversi trovare ad affrontare.
Secondo scenario, grande viale di un’altra città importante, vi sono una pattuglia di Polizia Locale ed una di Poliziotti di Quartiere, una per lato del marciapiede. Da entrambi ci si aspetta che, alla vista di una rapina, intervengano per fermare il criminale. Entrambi ovviamente soccorreranno un eventuale infortunato ed interverranno per mettere in sicurezza l’area di un sinistro che dovesse capitargli davanti gli occhi. Se una persona venisse aggredita da un pazzo o da un ex geloso, riceverebbe da entrambe le pattuglie un immediato aiuto. Questo nemmeno il più convinto dei “vigili urbani” può negarlo. Tuttavia se vi dovesse essere un auto in divieto di sosta una sola di queste pattuglie si fermerebbe, così come se per un qualsiasi motivo il traffico dovesse congestionarsi per un guasto semaforico.

Se le due unità di cui sopra -i poliziotti ed i “vigili” di quartiere – dovessero andare a fare una pattuglia all’interno di un parco, indubbiamente alla vista di uno spacciatore l’intervento sarebbe immediato da parte di entrambe, così come di un drogato in crisi di astinenza, ma come la mettiamo alla presenza di un cane senza guinzaglio o di una coppia distesa tra le aiuole? Chi sarebbe la polizia rompiscatole che multa Fido e la coppietta? Siamo così sicuri che la cosiddetta “polizia di prossimità” che piace tanto, quella degli appiedati e dei ciclisti, o, peggio, dei poliziotti in segway (poliziotti anche dello Stato sia chiaro) non sia, un po’ per tutti, una specie di facciata per illudere il cittadino di un finto avvicinamento stato-persone, sicuramente ottimo se si parla di servizi sociali o territoriali, ma perlomeno dubbio quando si tenta di accostarlo a quella che è l’operatività di un corpo di polizia che, sia esso a piedi o meno, ha sempre il compito di reprimere gli illeciti? Insomma, non è che questo avere la “polizia di prossimità” non sia altro che l’ennesimo spot elettorale alla faccia di chi il poliziotto lo fa sul serio? Rincariamo, non è che si stia provando a mettere anche in questo particolare servizio l’idea che esiste una “prossimità” più prossima alla repressione del crimine ed una di carattere meramente amministrativo da lasciare ai soliti “vigili” che “fanno le multe”?
Tutto questo è stato oggetto di conversazione con colleghe di un’altezza professionale eccezionale, persone con cui non avrei mai pensato di finire a parlare nello stesso tavolo,ma che gira e rigira arriva sempre sullo stesso punto: quel confine sottile tra ciò che è o meno di competenza della Polizia Locale e ciò che non lo è o quantomeno è meno sentito – e pubblicizzato – che lo sia. Perché di fronte la crescita professionale e le anche importanti operazioni di servizio compiute dalle Guardie Cittadine vi è sempre questo retrogusto di “ma stiamo perdendo il territorio”: cos’è il territorio? Lo spaccio non è controllare il territorio? La rapina, l’evasore, il pedofilo, il venditore di merce pericolosa, non sono territorio? Qual’è territorio? Quello delle soste, dei cani e dei palloni in piazza? Quello che potrebbe essere gestito da personale privo di qualifiche di polizia? Quello che, alla faccia delle professionalità e dei traguardi che abbiamo raggiunto nella lotta al crimine, ci porta ad essere odiati all’esterno e recriminare all’interno che “però perdiamo specificità”?

Questo è il punto cui questo articolo vuole arrivare: tutti, compresi i colleghi con cui ho discusso, concordano che sia DOVEROSO che la Polizia Locale sia riformata dalle sue basi con il riconoscimento delle qualifiche a livello nazionale e il ripristino delle tutele giuridiche al pari delle Forze dell’Ordine statali, perchè questo deve comunque passare per rimarcare che in ogni caso ci sono “cose” (nemmeno competenze) che continuerebbero a separare chi si occupa della sicurezza del cittadino tout court e chi invece lo fa come attività collaterale all’interno di una principale votata alla repressione amministrativa. Di abolire la Polizia Locale, di aver scritto Carabinieri o Polizia – e basta- sulla giacca di quello che stacca la bolletta per la sosta o dirige il traffico, non vogliamo saperne. E alla Polizia Locale, di rimando, pare non importare di venir odiata ad ogni livello sociale e politico, purché si abbia, nel mettere la bolletta e dirigere il traffico, la parificazione a chi agli occhi del cittadino reprime il crimine e protegge dal terrorismo. Il concetto che la POLIZIA si occupi sia di reprimere il crimine e proteggere dal terrorismo quanto di IDIOZIE non vuole passare, facendo finta di non voler capire che finché esisteranno mansioni di serie B automaticamente il corpo che dovesse espletarle sarà considerato di serie B. Resta poi che ci sono tante cose attualmente di polizia “locale” che possono essere gestite senza problemi da personale privo di qualifiche di polizia e da ausiliari.

Per questo A me le Guardie sostiene che la soluzione per la Polizia Locale, nell’ottica di una riforma che copra tutte le Forze dell’Ordine, non sia solo di venire equiparata alle altre, ma anche che quella parte di operatori che non possono o non vogliono avere un dovere di polizia debbano essere spostati ad uffici comunali che andrebbero ad occuparsi di ciò che ora viene considerato esclusivo di questa Forse di Polizia: varchi automatici, controlli alle soste con ausilio dei nuovi sistemi fotografici, viabilità ordinaria, spunta al mercato. Per viabilità non ordinaria o emergenze, degrado urbano ed ambientale, disturbi vari alla quiete, venditori abusivi, TSO, sgomberi, contrasto allo spaccio ed alla prostituzione, tutela minori ed altro si vedrebbero invece Guardie Cittadine finalmente alla pari di quelle dello stato, in grado anche di occuparsi di grandi reati (Matammud), soggetti violenti (in particolare TSO), pericoli massivi (piantonamento zone sensibili) e sicurezza stradale (tutta), con un occhio principale per i piccoli, ma grandi problemi, così andiamo avanti anche con l’immagine della prossimità.
E’ una posizione potente che ha portato alle solite risatine ironiche, agli sguardi di superiorità e alle lezioni di vita, probabilmente con lo stesso atteggiamento che nella seconda metà dell’ottocento avevano i capi più anziani e saggi nei confronti di Cavallo Pazzo che, forse, non sapeva stare al mondo, ma intanto l’unico condottiero nativo a far fuori 270 cavalleggeri americani in una volta sola è stato lui: è anche morto poco dopo a 35 anni invece che a 70 dopo il 1900 come gran parte degli altri grandi capitribù, certo, ma intanto c’è riuscito.
E ad A me le Guardie piace più Cavallo Pazzo di Nuvola Rossa (morto in pace e vivendo in una capanna di tronchi con una bandiera a stelle e strisce), che volete farci, è un sito di sceriffi, esaltati, rambo e gente che ha sbagliato concorso.

La teoria sull’abolizione è purtroppo soprattutto aria fritta e tacita speranza. però, come vedi nell’ultimo articolo – avevo voglia di qualcosa di positivo- https://ameleguardie.wordpress.com/2016/10/27/sbloccate-le-assunzioni-nelle-forze-di-polizia/ non è del tutto vero che ANCI e Ministero ci sono del tutto contro.
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