Polizia Locale · riflessioni

Il decreto Sicurezza ed i 60 giorni per conquistare una dignità

Da oggi è entrato in vigore il Decreto Sicurezza Urbana (D.lgvo 20 febbraio 2017 nr 14, link
alla G.U.). Ne abbiamo già discusso e già abbiamo scritto la nostra delusione per un contenuto che, di nuovo ,si dimentica della Polizia Locale e, in generale, si limita a delineare situazioni già consolidate (li chiamano patti per l’attuazione) , ad aggiungere
sanzioni pressoché inapplicabili ed a dare ai questori nuove possibilità preventive tramite disposizioni ad personam una volta di appannaggio esclusivo della Magistratura – obblighi e divieti di stazionamento presso i locali, obblighi di dimora da una certa ora in poi, obbligo di presentazione presso un ufficio di Pubblica Sicurezza ad apporre firma- di
fatto lasciando al sindaco il solo potere di modificare gli orari di determinati esercizi commerciali. Sostanzialmente lo Stato, che fin dall’articolo 1 mette tutti in riga ricordando che la tutela dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica spetta a lui, fa finta di dare più potere ai sindaci, di fatto aumentando quelli delle sue questure, soprattutto se si considera che i vari provvedimenti sulla persona andranno inseriti in un database – lo sdi – cui la Polizia Locale non ha accesso.

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Pattuglia interforze a Venezia
     Art. 2 
 
Linee generali per la promozione della sicurezza integrata 
 
  1. Ferme restando le competenze esclusive dello Stato in materia di
ordine pubblico  e  sicurezza,  le  linee  generali  delle  politiche
pubbliche per la promozione della sicurezza integrata sono  adottate,
su proposta del Ministro dell'interno, con accordo sancito in sede di
Conferenza Unificata e sono rivolte, prioritariamente, a  coordinare,
per lo svolgimento di  attivita'  di  interesse  comune,  l'esercizio
delle competenze dei  soggetti  istituzionali  coinvolti,  anche  con
riferimento alla collaborazione tra le forze di polizia e la  polizia
locale. 

Di nuovo grandi dimenticati in questo braccio di ferro istituzionale tra potere centrale ed autonomie locali, gli agenti di Polizia Locale hanno l’onore di venire citati due volte, senza che nulla di particolare si dica del loro status o del loro adeguamento alle comunque importanti possibilità che si aprono nella loro quotidianità operativa.

 Comitato metropolitano 
 
  1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 20 della  legge  1°
aprile 1981, n. 121, per l'analisi, la  valutazione  e  il  confronto
sulle tematiche di sicurezza  urbana  relative  al  territorio  della
citta'  metropolitana,  e'  istituito  un   comitato   metropolitano,
copresieduto  dal  prefetto  e   dal   sindaco   metropolitano,   cui
partecipano, oltre al  sindaco  del  comune  capoluogo,  qualora  non
coincida  con  il  sindaco  metropolitano,  i  sindaci   dei   comuni
interessati. Possono altresi'  essere  invitati  a  partecipare  alle
riunioni del  comitato  metropolitano  soggetti  pubblici  o  privati
dell'ambito territoriale interessato. 
  2. Per la partecipazione alle riunioni non  sono  dovuti  compensi,
gettoni di presenza o altri emolumenti comunque denominati.

Un altro punto fermo del Decreto in oggetto è che nessuna applicazione di esso dovrà avere nuovi costi per lo Stato (ar7. 17, clausola di neutralità finanziaria), e questo è una risposta chiara per tutti noi: niente pensione anticipata, niente equo indennizzo, niente causa di servizio.

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Un arresto da parte della Polizia Locale

Per questo chiedo però a tutti noi di avere uno scatto di orgoglio, un rigurgito di dignità, e di ricordare che tante assurdità legislative sulla nostra figura possono essere risolte anche senza dare alcuna spesa allo Stato, ma regalandoci una Giustizia che credo meritiamo. E’ concepibile che, nonostante anche di questo si sia già parlato, basti lo schiribizzo burocratico di un appartenente ad altra forza di polizia per denunciare uno di noi che dovesse andare a cena fuori territorio senza passare per casa a mollare la pistola? Lo accettate ancora che se un pirata della strada cui diamo la caccia si scopre vivere nel paese accanto dobbiamo demandare al altri il suo arresto? Concepite che perfino per prendere una testimonianza non abbiamo possibilità di allungarci nel comune confinante? Non sentite che tutto questo è tanto dequalificante da ferire più di qualsiasi coltellata o investimento? Non parliamo a livello professionale, ma proprio di persone, di esseri umani.

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Chiediamo almeno di poterci difendere

Ci sono sessanta giorni prima che questo decreto venga convertito in legge ordinaria. Sessanta  giorni per chiedere al Ministero di aggiungere UN comma che porti la qualifica di PG a valere nelle 24 ore e non avere limitazioni territoriali su indagini partite dal comune di servizio, che allarghi la validità della Pubblica Sicurezza a tutto il territorio (garantendoci almeno la stessa libertà di movimento di un comune cittadino dotato di porto d’arma), che dia indicazioni per avere immediatamente le risultanze di una richiesta di controllo a SDI, che permetta ed imponga ai comuni di dotare gli agenti di strumenti di difesa quali armi, sfollagente e giubbini antitaglio: non avendo le tutele in caso di infortunio, tanto vale avere almeno la possibilità di difendersi. Sono piccole cose che non hanno costi e che danno quantomeno la dignità professionale a quegli operatori che onorano quotidianamente i compiti loro assegnati da uno Stato che sembra volere in ogni momento ricordare quanto ci disprezza.

Non è più una battaglia, non è più una bandiera. E‘ una supplica: una richiesta di pietà e rispetto. Una preghiera ai sindacati di ottenere quantomeno queste minime forme di rispetto che non andranno certo a modificare l’operatività di questo o quel comando,ma che ci daranno quantomeno  la Libertà di andare dove vogliamo e di portare a termine un intervento senza dover sperare nella compiacenza di qualcuno per non rischiare di venire denunciati nel farlo, di smettere di essere “FORSE” dell’Ordine o “QUANDO COMODA” (ad altri) di Polizia. 

Se l’intenzione è invece quella di cancellarci dal gioco della sicurezza, si chieda ugualmente un comma che lo chiarisca, che levi le mezze qualifiche che abbiamo e che ci rileghi a meri accertatori amministrativi che, come i controllori del bus, devono chiamare le forze di polizia – vere- quando qualcuno rifiuta di declinare le proprie generalità. Basta notti, basta attività ausiliarie o meno di pubblica sicurezza, basta arresti, piantonamenti e rilievi di incidenti. Basta essere Forse di Polizia. Basta essere umiliati quotidianamente.

Avete sessanta giorni, sindacati, colleghi e governanti, per darci una risposta che ci riconsegni la dignità di cittadini, lavoratori e, scusate l’esagerazione, uomini e donne. 

dignitameme

Cercate almeno di ottenere un minimo inizio – o una decorosa fine- per questa categoria così giuridicamente devastata da leggi inique e sottoposta ad un orrido stalking da parte dello stato centrale. 

4 pensieri riguardo “Il decreto Sicurezza ed i 60 giorni per conquistare una dignità

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