Qualcuno ricorderà le speranze riposte la scorsa primavera nel paventato Decreto Sicurezza Urbana, che avrebbe dovuto, tra le altre cose, contenere la riforma della Polizia Locale, o quantomeno i punti salienti di essa: reintroduzione di equo indennizzo e causa di servizio, qualifiche nelle 24 ore, porto d’arma in tutto il territorio nazionale, come augurato anche dall’associazione Asaps . Bene, anzi male: è doveroso ammettere che anche questa volta ci siamo sbagliati e soprattutto illusi: il Decreto Sicurezza Urbana è arrivato con 18 articoli che, dopo mesi di attese e di opinioni, sembrano stati partoriti in una notte (un po’ come se la questione fosse un esame universitario oserei dire) senza avere ben chiare le idee di cosa porterà: arrivano i “comitati metropolitani” che auspicano maggior dialogo e coesione tra prefettura, comune, forze di polizia statali e locali (in sostanza viene dato un nome a collaborazioni e accordi che si tengono già da anni), arriva il tragicomico “DASPO urbano” – ci piacerebbe sapere se sarà messo a SDI o se come temiamo non sarà altro che un pezzo di carta – e relativa sanzione pecuniaria per chi dovesse “ledere il decoro o la libera accessibilità o la fruizione di infrastrutture (ferrovie, aeroporti, ecc.), luoghi di pregio artistico, storico o interessati da flussi turistici, anche abusando di alcolici o droghe, esercitando la prostituzione «in modo ostentato», esercitando il commercio abusivo o facendo accattonaggio molesto.” (la Stampa) addirittura introducendo la pena accessoria del riparare al danno pulendo eventuali muri imbrattati di scritte.

Non invece arriva per la Polizia Locale, tranne la speranza che nei 60 giorni necessari alla conversione in legge ordinaria si smuova qualcosa: ad onor del vero, anche in questo caso i sindacati, dalla triplica al SulPL passando per l’Ospol, stanno facendo i discorsi giusti, non cercando di spostare tali responsabilità ad altre forze di polizia, ma pretendendo che se il decoro urbana e la microcriminalità ad esso legata dovesse sostanzialmente diventare un problema prioritariamente dei sindaci – e di rigetto della Polizia Locale– quest’ultima deve essere considerata e soprattutto trattata alla pari delle altre forze dell’ordine statali. Solo nell’ultima settimana a Roma non è servito avere le tutele per correre in soccorso di militari aggrediti da tifosi e non hanno atteso lo SDI per stroncare un traffico di droga, a Modena non hanno chiesto l’indennizzo per scovare un potenziale assassino, a Pietrasanta non hanno preteso lumi sulle loro eventuali competenze mediche per prestare soccorso ad una persona in pericolo di vita. Sono solo tre esempi in un mare di interventi diffusi in sordina nei quotidiani locali, praticamente impossibili da catalogare, stante la grande divisione interna e la difficoltà nell’organizzare uffici stampa indipendenti dalle ingerenze degli amministratori. Ma anche e soprattutto la divisione interna alla categoria la causa di tutto questo, con le sterili diatribe tra impiegati e poliziotti, tra quelli che “..avete sbagliato concorso” e quelli che “…andate a mette timbri”, senza possibilità di contatto, senza volontà di mediazione, senza trovare un punto di incontro nello stabilire l’evoluzione di una figura che riassumiamo così:
“Ammettiamo la realtà: il nostro lavoro ha sempre avuto il bello/brutto che uno può fare quello che vuole nella sua attività professionale. Dalla multa a quello che pulisce la statua a sue spese alla maxi operazione. Per questo non cambierà mai e continueremo come abbiamo sempre fatto: chi si adagia nelle soste e nelle notifiche continuerà a fare soste e notifiche, chi fa polizia giudiziaria e sicurezza persevererà nella polizia giudiziaria e nella sicurezza. Chi sbuffa per 10 minuti di straordinario sbufferà e chi si fa senza problemi due ore di extra per fare come Dio comanda un rilievo continuerà a farle. Perché ci piace così. Perché chi è operativo preferirà esserlo a questo prezzo che diventare come i meno operativi, e continuerà a dire che chi non è operativo è un insulso individuo che denigra la categoria con la sua stessa esistenza. I meno operativi continueranno a farsi belli sul borsello e il coloniale eccitandosi col numero di bollette staccate e diranno che chi fa pg e sicurezza è un idiota che ha sbagliato mestiere. Andrà avanti così ancora per anni ed in fondo ci va bene che vada avanti così: certo, alcuni dovrebbero quantomeno leggersi il loro tesserino prima di sostenere che “qualcosa” non ci compete”.
Ed è in questa divisione che il Ministro dell’Interno ed i sindaci possono permettersi di usarci come gli pare ed il mondo mediatico scaricarci addosso barili di odio. Siamo, e resteremo a lungo, i nostri peggiori nemici.

Nella speranza che si smuova qualcosa, il gruppo il Fuori Coro ha organizzato la sua prima manifestazione indipendente a Roma: il 21 marzo, davanti a Monte Citorio, gli iscritti al gruppo si troveranno a chiedere il giusto trattamento anche in relazione al citato Decreto Sicurezza. Ci aspettiamo l’ennesimo attacco mediatico, l’ennesimo rigurgito di odio social. Ma non ci importe. L’obiettivo è essere almeno 300: come gli spartani che si opposero al milione di invasori. Come la Polizia Locale che si oppone a milioni di detrattori.
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