Uno dei “Mantra” di tanti di noi sono le fantomatiche “tutele” cui sarebbero sottoposte le Guardie dello Stato, le quali darebbero agli uomini delle Forze Nazionali non solo una guarigione ed una ripresa complete, assistiti in ospedali principeschi e magari con bellissime hawayane a fargli fresco durante le terapie, ma anche indennizzati con decine di migliaia di euro. Ecco, invece no, ma ci torniamo dopo.
Al momento, invece, per esperienza diretta, valutiamo quello che è invece l’assicurazione cui sono sottoposte le Guardie Cittadine che, al di là delle modifiche giurisprudenziali del 2017 che hanno ristabilito gli istituti dell’equo indennizzo per causa di servizio – è quella tutela magica di cui sopra che per un periodo era stata tolta alle Guardie Cittadine e lasciata ai soli appartenenti alle forze statali – è la normale assicurazione garantita dall’INAIL a tutti coloro che si infortunano sul posto di lavoro, ed ovviamente diversa dalla “malattia” certificata dal proprio medico curante per cause esterne l’attività di servizio – un’influenza, una caduta giocando a calcio e via così – per la quale vi è la normale procedura INPS (controlli casuali, fasce di reperibilità, costi a carico, ecc).
In caso di infortunio o ferita durante il servizio, sia essa dovuta ad un inciampo sulle scale, ad un colpo di pistola, ad un investimento, ad un’aggressione, ad una caduta durante un inseguimento, è necessario anzitutto farsi refertare in pronto soccorso e tramite lo stesso nosocomio compilare il modulo che poi verrà inviato ad INAIL con la richiesta di aprire un fascicolo relativo il proprio infortunio.
A questo punto sarà INAIL a convocare la persona – meglio chiamare – a visita presso i propri medici per proseguire con i giorni e decidere come risolvere il problema, con l’obiettivo del pieno recupero. Tutte le visite mediche fatte per la lesione riconosciuta da inail come infortunio sul lavoro sono a carico dell’inail stesso (esiste un codice esenzione specifico) finché vengono fatte presso strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Chi scrive ad esempio ha avuto una grave lesione al ginocchio e tutte le varie visite ortopediche, risonanze magnetiche e chi ne ha più ne metta sono state pagate dallo Stato eccezione fatta, attenzione, per quelle specialistiche fatte in regime privato: tradotto, siccome ho voluto un parere di un luminare, me lo sono pagato, mentre INAIL copriva il servizio dell’ortopedico del SSN. Inail copre anche le riabilitazioni e le visite successive, fino a pieno recupero, quando fatte in centri convenzionati col SSN.
Durante i giorni in infortunio inail, inoltre, non vi sono visite da parte del medico fiscale od orari di reperibilità, come accade invece quando si è in malattia con certificati prodotti dal proprio medico di famiglia: è lo stesso INAIL che ad ogni scadenza del periodo richiama a visita l’infortunato per valutare il recupero ed eventualmente prolungare i giorni.
Il sistema non è esente da difetti, ovviamente: il primo è quello del rapporto col precariato, o meglio, con i salti tra un contratto e l’altro che un precario deve fare, spesso aggrappato a periodi e salti che sono incompatibili con un vero recupero. Tenendo l’esempio personale, mi sono infortunato da precario e, avendo un nuovo contratto a 2 settimane di scadenza da quello in essere, ho rinunciato all’intervento riparatore per non presentarmi in stampelle a visita di idoneità, chiudendo l’infortunio con un paio di riabilitazioni in più. Risultato: per qualche anno è andato tutto bene finché sono caduto di nuovo perchè il muscolo non ha retto. Tutto bene perchè l’inail aveva segnato in chiusura del fascicolo che prima o poi sarebbe successo, quindi ha riaperto – si può fare entro 10 anni – il caso e ha seguito i nuovi sviluppi.
Tutto bene? In effetti no. A causa di demenziali leggi dovute alla crisi, il vero problema per chi si infortuna in servizio non è tanto l’Inail quanto i rischi per il proprio stipendio ed addirittura il proprio posto di lavoro. Va detto in primis che la Guardia Cittadina in infortunio perderà subito dallo stipendio tutte le indennità relative il lavoro esterno e su turni, con un immediato abbassamento dello stipendio di parecchie centinaia di euro, problema che lavoratori di altri settori non hanno, ma questo si deve al vergognoso contratto tanto pubblicizzato dalla nostra triplice sindacale, che si vanta pure della porcheria che ha creato: contratti decentrati che variano da comune a comune con sostanziali differenze retributive tra gli appartenenti dei vari comandi. Sarà un caso che quasi tutti i sindacati vendano assieme la tessera anche un’assicurazione contro gli infortuni?
Chiusa la parentesi anti sindacale, dicevamo che lo stipendio prende un primo brutto colpo, che diventerà ancora peggiore, quando, dopo 3 mesi di assenza, verrà calato ulteriormente, fino a poter, a 6 mesi dal fatto, azzerarsi se non addirittura portare al licenziamento del lavoratore se non avrà modo di riprendere la mansione – sul punto la cosa è molto teorica, è sicuramente più facile uno spostamento a nuova mansione che il licenziamento – senza contare inoltre che le terapie per i casi più gravi sono spesso incompatibili coi tempi e le condizioni del SSN ed obbligano le famiglie ad appoggiarsi a strutture private o specialistiche, sul cui rimborso abbiamo detto c’è molto da sperare: meglio possiamo capire questi problemi ricordando il calvario di Luigi Licari, trovatosi con stipendio ridotto a 700 euro e gran parte delle spese mediche a carico della famiglia.

Il problema, in sostanza, è che se su infortuni di lieve e media entità si è bene o male tranquilli, nonostante la seccatura di perdere parte dello stipendio, in caso di malattie o menomazioni gravi il destino della Guardia Cittadina è invece una grande ed orribile incognita. Un’incognita vergognosa, considerando che chi lavora in Polizia Locale è soggetto a rischi, ambientali e fisici, estremamente superiori a quelli di chi lavora in un qualsiasi ufficio, come confermato da un recente studio, ma allo stesso tempo simili a quelli di altri lavoratori tutelati dal medesimo sistema e spesso senza nemmeno le tutele di un lavoro statale: pensiamo ad esempio alle Guardie Giurate.
Le Forze di Polizia dello Stato hanno un sistema parallelo e diverso, sulla carta studiato proprio per la maggior incidenza di casi gravi o mortali, che si basa su una commissione medica militare che segue il decorso della malattia dell’operatore. Gli istituti della Causa di Servizio – ovvero il riconoscimento che quel danno è dovuto ad attività di lavoro – e dell’Equo Indennizzo – il rimborso di tutte le spese effettuate per le cure, anche specialistiche – sono in teoria state riaperte alla Polizia Locale dal primo decreto sicurezza nel 2017, e, nonostante strani tentativi da parte di alcuni ministeri di mettere paletti, vi sono stati i primi riconoscimenti: ricordiamo tuttavia il problema dell’esclusione della Polizia Provinciale dal reinserimento negli istituti a tutela, peraltro legati comunque all’andamento economico del comune.
Tuttavia quello che è stato confermato da tutti coloro che A me le Guardie ha interpellato sulla questione è proprio che nel riconoscimento delle coperture economiche la tendenza è quella di tagliare il più possibile. Commissioni e medici, inail e non, hanno sostanzialmente l’indicazione di riconoscere quanti meno indennizzi possibili, non tanto a noi Guardie, quando in generale a tutti i lavoratori.
La situazione, insomma, non è favolosa per nessuno, e anche coloro che noi pensavamo essere coperti in modo particolare si rivelano invece più simili a noi di quanto credessimo: questo è un fattore da tenere bene a mente quando parliamo di tutele sognate od effettive, e quando ci aggrappiamo a determinate scuse per dire “non ci compete” o “non siamo coperti”. Nessuno lo è, e non esiste tutela che ti ripaghi da un investimento o da una coltellata.

Chiaro che comunque la lotta per la parificazione totale alle Forze Statali non debba fermarsi per nessun motivo e che alle Guardie Cittadine DEVONO essere riconosciuti i medesimi istituti – esempio lo scivolo pensionistico, il riconoscimento dello stato di Vittime del Dovere inizia ad arrivare, anche se dopo lunghe battaglie – delle Guardie nazionali. Chiaro che tutte le Guardie, indistintamente, vanno tutelate alla pari in caso di infortunio di servizio fino alla completa ripresa e con il diritto di avere nel mentre un tenore di vita dignitoso, finché questa battaglia di civiltà non sarà vinta – magari unendoci tutti, ma non ne siamo capaci – dobbiamo
1- Tenere gli occhi aperti lì fuori (soprattutto ai gradini ndr).
2- Formarci, formarci e ancora formarci: nessuna amministrazione è particolarmente sensibile sull’argomento, ma basta guardarsi attorno per trovare decine di possibilità e proposte, anche interforze.
3- Imporre agli enti la formazione costante ed obbligatoria prevista nella legge 81,nei vari decreti sicurezza, nelle leggi regionali, anche a costo di andare per vie legali (così diamo qualcosa da fare ai sindacalisti, vedi sotto)
4- Smettere di dare i nostri soldi ai sindacati per mendicare una tutela sanitaria con la quota: i sindacalisti non dovrebbero fare gli assicuratori, ma combattere per garantire che i lavoratori siano tutelati come previsto dalla legge.
