Giurisprudenza · Polizia Locale

Le strane opinioni del MeF sulla causa di servizio.

Con l’ultimo pacchetto Sicurezza, varato dall’ex Governo con a Ministro dell’Interno il da noi apprezzato Minniti, sono stati reintrodotti gli istituti della Causa di Servizio e dell’Equo Indennizzo agli operatori di Polizia Locale: dell’importanza di questi aspetti parlammo già in un ormai classico articolo e del Decreto Sicurezza tirammo le somme alla conversione.

All’epoca rimandammo ogni altra valutazione alle prime risposte in caso di richieste da colleghi e, purtroppo, in questi giorni abbiamo avuto la conferma che, pur con una legge scritta nero su bianco, pur con le evidenti dichiarazioni dei politici di allora, pur con alcune limitazioni rispetto l’istituto originale e rimasto appannaggio delle forze statuali di cui alla ormai ossessiva legge 121, in alcuni uffici ministeriali e in taluni burocrati che li occupano, non va proprio giù che le Guardie Cittadine debbano essere tutelate alla pari di tutti coloro che servono la legge di questo paese. E’ più forte di loro.

Capita così che un collega siciliano, a seguito di infortunio in servizio, chieda l’applicazione dei suddetti istituti, richiesta che però, con la lettera che segue, si vedrà respingere:

vergognaindennizzo
La risposta del MeF

Secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, in sostanza, equo indennizzo e causa di servizio spetterebbero soltanto alle Guardie Cittadine di capoluoghi e città metropolitane, mentre tutte le altre (facciamo un 60% del totale?) sarebbero ancora scoperte da tali tutele. In sostanza un agente di Villafranca di Verona (protagonisti nei giorni scorsi di un apprezzato intervento coi carabinieri) che nell’arrestare un delinquente si facesse male, non avrebbe gli stessi diritti di uno di Paderno Dugnano che si infortunasse nell’effettuare un TSO. Così come non li avrebbe uno di Mogliano Veneto, ma li avrebbe quello di San Donà di Piave, o quello di Tivoli rispetto quello di Bolsena ed avanti così.

Per motivare questa cosa palesemente anticostituzionale il MeF legge un “combinato degli articoli 1 e 7” del citato Decreto Sicurezza: peccato che i due articoli si combinino come un primo di pesce in umido ed un secondo di carne grigliata accompagnati da un moscato.

L’art. 1 stabilisce infatti le linee generali per la promozione del neonato concetto di sicurezza urbana affermando tra l’altro, al comma 2 bis che  “Concorrono alla promozione della sicurezza integrata gli interventi per la riqualificazione urbana e per la sicurezza nelle periferie delle citta’ metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia finanziati con il fondo di cui all’art. 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232. “. 

Se l’italiano non è un opinione qui si legge che le periferie delle città metropolitane ed i capoluoghi hanno diritto ai fondi di cui all’art 1 della legge bilancio del 2016 (la 232/16) per alcuni interventi di riqualificazione e sicurezza. Questo vuol dire che se i citati Paderno Dugnano e San Donà vogliono usare tali fondi per piantare qualche albero e rifare i pavimenti delle stazioni o per comprare telecamere di sorveglianza possono farlo, mentre i vari Mogliano o Bolsena NO (perchè non sono in città metropolitane). Da nessuna parte è scritto che Causa di servizio ed Equo indennizzo dipendano da tale fondo, tanto che l’art 7, nel reintrodurli, al comma 2 ter, specifica che  “Agli oneri derivanti dal primo periodo del presente comma, valutati in 2.500.000 euro annui a decorrere dall’anno 2017, si provvede mediante corrispondente riduzione della dotazione del Fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all’art. 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.” senza mai fare riferimento ai fondi di cui all’art 1, comma 140 della 232/16.

collegaferita
Una collega vittima di aggressione in servizio.

Di più, lo stesso comma 2-ter si apre con la formula  AL PERSONALE DELLA POLIZIA LOCALE SI APPLICANO GLI ISTITUTI DELL’EQUO INDENNIZZO E DEL RIMBORSO DELLE SPESE DI DEGENZA PER CAUSA DI SERVIZIO senza alcun tipo di specificazione se personale dipendente da comuni, città metropolitane, capoluoghi di provincia o province stesse.

Pochi mesi dopo la conversione in legge del decreto, è il Ministero dell’Interno, con il dm 4 settembre 2017, scritto in concerto col MeF, a stabilire, all’articolo 2 che:  “Ai sensi del comma 2-ter, dell’articolo 7 del decreto legge n. 14 del 20 febbraio 2017, convertito con modificazioni dalla legge 18 aprile 2017 n. 48, sono legittimati alla richiesta del contributo erariale i comuni che hanno sostenuto spese per il riconoscimento dell’equo indennizzo e per il rimborso delle spese di degenza per causa di servizio al personale della polizia locale.”  

Da nessuna parte della nota si fa menzione dell’esclusione di parte del personale di Polizia Locale di questo riconoscimento anzi, semmai, si scorda di menzionare le province tra gli enti che possono richiedere il rimborso di quanto sostenuto per il dipendente, di fatto tagliando fuori quel che resta della Polizia Provinciale da entrambi gli istituti, quando sarebbe bastato scrivere un “gli enti” al posto de “i comuni”.

Pare evidente che il funzionario del MeF, forse malconsigliato o male informato, abbia dato una risposta alquanto posticcia e pasticcia, esternando un assunto “visto il combinato..:” ma senza sprecarsi a darne contezza, forse auspicando che il collega rinunci a far valere i propri diritti dinnanzi un TAR, cosa che invece lo invitiamo a fare perchè una porcheria del genere non può passare inosservata.

dignitameme

Provate a fare lo stesso scherzo a qualsiasi altra categoria professionale e vediamo se non li trovate incatenati sotto Montecitorio. Noi zitti, quando invece questa mostruosità deve essere l’ennesima sponda perchè i sindacati, UNITI, non ognuno per sè con una sua lettera singola in modo da eventualmente arrogarsi il merito di un qualsiasi risultato, chiedano, una volta per tutte:

  • Il riconoscimento di quanto dovuto al collega.
  • Una immediata modifica del testo che permetta alle polizie provinciali di accedere agli istituti.
  • Un decreto che finalmente stabilisca cosa sia, cosa deve fare, e come, e cosa deve aspettarsi, la Polizia Locale italiana. 

Aspettiamo solo indicazioni su cosa fare, possibilmente che vadano oltre il “si costerna, si indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità” tanto caro a De Andrè. E alle Guardie Cittadine.

introvabilestella

 

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