Polizia Locale

Nella storia il nostro orgoglio, nel futuro la nostra professionalità

“Non ci compete” tuona qualcuno se gli si parla di qualcosa di diverso dai divieti di sosta e dei plateatici. “Riprendiamoci la nostra specificità” dice qualcun’altro scuotendo la testa di fronte nuclei cinofili, reparti di polizia giudiziaria e piantonamenti blocchi stradali  in giubbotti antiproiettile e sfollagente. “Aborro vedere i colleghi così” avrebbe detto perfino il Comandante di un capoluogo regionale, a proposito di tute operative, bastoni distanziatori e caschi.

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Posto di controllo, 1970, dicitura Polizia Municipale

Ma la nostra specificità, ma quello che ci compete, da che decalogo lo tirano fuori? Non certo da una normativa, perchè la legge 65 del 1986, che ci ha resi da Vigili Urbani a Poliziotti Locali, ci da piene qualifiche, a competenza generale, tanto di Polizia Giudiziaria quanto di Pubblica Sicurezza, relegando il solo corpo ad una funzione ausiliaria nell’Ordine Pubblico. Allora, forse, viene da pensare che si riferissero ai Vigili Urbani. Quelli vecchi, prima del 1986. Ma com’erano questi “Vigili Urbani”? Abbiamo già analizzato come, nell’immediato dopoguerra, i Vigili furono un baluardo contro la malavita, contro lo sciacallaggio, contro le faide personali tra ex fascisti ed ex partigiani, questo ben prima che le Questure fossero organizzate, o che nascessero i Nuclei Operativi Radio Mobili dell’Arma, ma anche prima del voto definitivo a favore dell’attuale Repubblica Italiana.

E i Vigili successivi? Forse pensano a quelli, i colleghi del “non ci compete”, i colleghi del “i pantaloni tattici fanno paura alla gente”: magari erano placidi signori vestiti da uscieri che si limitavano ad indicare alla gente cosa fare e dove andare. Invece no. Scorrendo qualche notizia, qualche foto d’epoca, si vedono persone estremamente marziali, orgogliose, vestiti con divise impeccabili, eleganti, di stampo fortemente militare, e se osserviamo quelle dei reparti motociclisti vediamo giacconi e stivali in pelle, guanti rifrangenti, il top, in parole povere, di quello che l’epoca riteneva essere l’equipaggiamento di polizia, per tacere del fatto che veniva tutto fatto su misura. E i veicoli? Le elettriche vanno bene, per girare il centro, dicono i fautori del “cosa ne facciamo di auto impegnative”….eppure i Vigili Urbani andavano in giro con fior di Alfa Giulia, Giulietta e Sud, inforcavano moto Guzzi e Ducati, mezzi di un livello estremamente superiore alla media degli attuali scooteroni, utilitarie e fiat punto.

 

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Dall’archivio del Pizzardone, gruppo facebook sulla storia della Polizia Locale di Roma, due colleghe motocicliste, anni ’80. 

Ma allora dai, questi Vigili Urbani si occupavano di traffico, commercio e simili. Eppure se guardiamo l’elenco dei caduti di servizio di allora, cosa troviamo?

20/01/1954
ROMA
MICHELE BOVA P.M. ROMA INVESTITO DA AUTO DI RAPINATORE IN FUGA

Beh dai, erano gli anni ’50…

03/07/1970
BRESCIA
FERDINANDO DANESI P.M. BRESCIA MORTO A SEGUITO DELLE FERITE SUBITE IN UN CONFLITTO A FUOCO

Brescia…è una grande città, può succedere di tutto, negli anni ’70 poi…e comunque a fare commercio non è mai morto nessuno: torniamo ai nostri doveri primari…

03/11/1976
PIOLTELLO
RENATO STUCCHI P.M. PIOLTELLO UCCISO A COLTELLATE DA AMBULANTE ABUSIVO

E quando mai si è sentito di vigili coinvolti in conflitti a fuoco

22/01/1977
PADERNO DUGNANO
PAOLO RUGGERI P.M. PADERNO DUGNANO UCCISO A COLPI  ARMA FUOCO DA RAPINATORE  IN FUGA

Beh, ma comunque non abbiamo mai fatto cose come l’antimafia, noi della Municipale…

26/09/1978
VILLEFRATI
SALVATORE CASTELBUONO (46) P.M. BOLOGNETTA UCCISO IN UN AGGUATO PERCHE’ COLLABORAVA CON L’A.G. CONTRO LA MAFIA

In ogni caso lo spaccio non è mai stato affare nostro!

06/11/1977
ROMA
WALTER PROCACCINI P.M. ROMA SCARAVENTATO IN TERRA DALLA SUA MOTO DA SPACCIATORE

Cambiamo discorso, insomma, vogliamo fare gli eroi a tutti i costi, ma quando mai un vigile è davvero morto facendo qualcosa che non gli compete?

24/11/1981
ROMA
BRUNO MONTESI P.M. ROMA MORTO A SEGUITO GRAVE MALATTIA CONTRATTA DOPO ESSERSI GETTATO NEL TEVERE PER SALVARE DONNA

E comunque la vittima di mafia è stato un caso…

28/02/1985
REGGIO CALABRIA
GIUSEPPE MACHEDA (30) P.M. REGGIO CALABRIA UCCISO ARMA DA FUOCO, DA ‘NDRANGHETA PER IL SUO IMPEGNO ANTIABUSIVISMO

Fermiamoci qui. Prima del 1986. Fermiamoci  a questi esempi, pochi estratti da una

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Orazio Cammisa, ucciso nel 1974 in provincia di Bari, per ritorsione a dei verbali per sosta vietata.

lista ben più lunga stillata dall’Associazione Nazionale Comandanti ed Ufficiali di Polizia Municipale e ragioniamo un attimo sul fatto che, se in certe attività vi sono stati dei caduti, questo significa che venivano svolte continuativamente, esattamente come vi sono caduti in qualsiasi Forza di Polizia che operi ed intervenga sul territorio, ed in percentuali minime rispetto invece le operazioni terminate senza spargimento di sangue. E la memoria…la memoria degli anziani, dei veterani, come quello che mi raccontava degli inseguimenti alle corse clandestine a metà degli anni ’80, o quello che, da solo, si mise all’inseguimento di una banda di rapinatori che aveva appena lasciato dietro di sé il cadavere di un brigadiere dei Carabinieri, e che dire di quel commissario che sparò 5 colpi contro un pazzo armato di accetta che lo stava caricando? Quante risate, invece, ricordando quel collega chiuso dentro in un bar da un cittadino nel tentativo di spaventarlo, che ha usato il corpo del suo sequestratore per sfondare la porta, come in un film di Bud Spencer.

Quei Vigili Urbani erano poliziotti come noi non potremo mai sperare di essere se continuiamo ad avere per primi l’immagine sbagliata della nostra divisa: rispettati, in primis dalle altre Forze dell’Ordine, e dai cittadini, che sapevano benissimo di non potersi permettere di alzare la voce o fare gli splendidi, perchè il Vigile, poteva si portarti dentro – già allora- ma più facilmente ti scaraventava in un fiume. E non esisteva alzare le mani, perchè non si limitava a dire “si fermi, signore, si calmi” mentre lo prendevi a schiaffi, cosa di cui alcuni moderni fautori del “torniamo alle origini” si vantano. Anzi, era già tanto se lo schiaffo riuscivi a tirarlo.

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Bari, dicitura Polizia Urbana, anni ’70.

Cosa è rimasto ora? Non siamo cambiati noi, non siamo diventati meno credendo di diventare di più, ma penso invece che una generazione – successiva al 1986, una generazione di poliziotti locali – non avesse capito l’eredità che si portava dietro e l’abbia mandata allo sfascio, complice in questo sicuramente la persecuzione governativa nei nostri confronti, con la totale riduzione ad impiegati di una categoria che una volta, quando si chiamava Vigili Urbani, aveva una contrattazione a parte e separata dagli altri dipendenti comunali, in virtù “delle particolari competenze e doveri legati al ruolo”, e facevano pure il giuramento di fedeltà alla Repubblica.

E cosa stiamo diventando? Stiamo diventando, piaccia o meno, una polizia moderna, che trova la sua specificità proprio in quello che ha sempre fatto: il controllo del territorio, il codice della strada, la tutela del decoro urbano: non siamo noi ad aver “usurpato” dei ruoli, sono i ruoli che sono cambiati, e ad oggi il controllo dell’ubriaco molesto prevede che si sappia gestire un cittadino straniero, che lo si sappia fotosegnalare, e il decoro urbano passa anche per i panetti di droga abbandonati nei parchi da spacciatori che vi si riforniscono abitualmente, ed il codice della strada per l’omicidio stradale e le alterazioni dei tachigrafi, fino ad arrivare alla viabilità, che ora si fa ai blocchi stradali, equipaggiati anche per affrontare un eventuale pazzo invasato che volesse passare a bordo di un veicolo o vi scendesse brandendo due coltelli. Nulla di nuovo, ma che dimostra che l’inesistente immagine del “vigile” che “la multa te la do” – non è quello di Sordi,ma quello ben più parodistico di Lino Banfi – è solo una costruzione culturale peraltro successiva alla legge che ci ha resi Polizia Locale e portata avanti da comandanti e sindacati conniventi con sindaci sempre più invadenti e pronti ad usarci come banderuola elettorale, come bravi manzoniani, come mano d’opera a basso costo. 

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Bologna, 1983, le vigilesse motocicliste. Foto BolognaCheCambia. 

Vogliamo davvero avere un ruolo da rivendicare e riprendere? Bene, rivendichiamo di essere Guardie Cittadine, di avere il dovere e l’onore, nonché l’onere, di gestire a tutto tondo le problematiche della cittadinanza, lasciando a chi di dovere i macro problemi di ordine pubblico e di criminalità organizzata, ma mai tirandoci indietro se qualcuno volesse dire che poiché non ci occupiamo di essi in via prioritaria allora siamo poliziotti che valgono meno degli altri. Pretendiamo di avere gli stessi riconoscimenti contrattuali delle Forze dello Stato e soprattutto i loro stessi strumenti per difendere la nostra incolumità  e quella dei cittadini. Pretendiamo di essere noi, la Polizia Locale, fieri di essere stati Vigili Urbani, e che per sempre, con qualsiasi nome, saremo le Guardie Cittadine.  

sempreguardie

4 pensieri riguardo “Nella storia il nostro orgoglio, nel futuro la nostra professionalità

  1. C era una volta al mio paese la guardia ante 1986, aveva fatto 7 anni di guerra e portava nel suo lavoro la dura esperienza militare e le sue consietudini.
    La divisa portata con orgoglio il fare marziale l amore per il suo lavoro che, senza tante concertazioni, prevedeva turni al mattino la sera e la notte.
    Si anche la notte perché la tutela del territorio la faceva anche di notte in bici sempre in coppia.
    La macchina dei cc era lontana ed i primi ad arrivare erano loro. Le guardie del mio paese.
    Poi è artivata la generazione post 86 all obiezione di coscienza sul porto dell arma a lavorare solo al mattino neanche al pomeriggio ecc perche i vigili non sono forze di polizia.
    A. Dimenticavo.
    Al mio paese c era una casa del Comune ad uso gratuito per la guardia visto che per la particolare l attività che svolgeva aveva diritto a paga e accessori diversi dagli altri impiegati.

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