A volte mi chiedo quale strano germe di insoddisfazione professionale cresca nel corpo di alcuni colleghi: questo continuo sentirsi di serie B, questo bisogno di rimarcare differenze di competenze con i Supereroi statali, questo continuo cercare un “decalogo”, inesistente tanto a livello giuridico quanto pratico, che ci dica cosa ci competa o meno, cosa si debba fare e cosa invece si possa evitare, alla ricerca di una chimera chiamata “la nostra unicità” o “le nostre competenze”, quando non addirittura “le nostre origini”, che abbiamo dimostrato molto di recente essere tutt’altro che quelle di panciuti signori di mezza età che vanno per i paesi roteando i fischietti e redarguendo il cittadino sulle regole della buona convivenza, ma bensì quelle del primo e principale corpo di polizia per secoli.

Molti si aggrappano sulla diversità contrattuale, su quel “siamo dipendenti comunali”, come se le Forze di Polizia non fossero “dipendenti statali”, o come se esserlo fosse in qualche modo denigratorio. Puntano il dito sulla mancanza di tutele, di un contratto di tipo pubblicistico e sul mancato riconoscimento del nostro profilo come usurante: tutte cose verissime, per carità, ma che non capiamo cosa c’entrino con i doveri dati delle qualifiche di polizia a competenza generale che la legge ci riconosce. La recente reintroduzione degli statuti dell’equo indennizzo e della causa di servizio, letteralmente scippati dal governo Monti nel 2011, ha peraltro dimostrato le intenzioni dello Stato nei nostri confronti: indietro non si torna, si va avanti, e spetta a noi decidere se andarlo sotto la frusta o a testa alta, se elemosinando o guadagnando.
Questo perchè mentre i sindacati continuano imperterriti una strategia di comunicati sul tenore “non vogliamo fare, finché non ci riformate non facciamo, non ci compete” la realtà quotidiana ci da invece l’immagine di una Polizia Locale che la parificazione alla forze statali non solo la merita in virtù delle competenze attribuitele, ma la sta guadagnando a suon di interventi, delegati e non, e addirittura di riconoscimenti da parte di coloro che per primi, fino poco tempo fa, tentavano di tenerci racchiusi nel limbo delle soste e dei plateatici. Sì perchè se da un lato il questore di Roma ha per la prima volta scritto a chiare lettere che la nostra presenza accanto i militari di Strade Sicure ha una connotazione di tutela della sicurezza pubblica e non di sola viabilità, sono i nostri interventi a metterci alla pari dei reparti di pronto intervento e di controllo del territorio delle altre forze, ed a dimostrare che la sola idea di una “mezza polizia” priva di determinate qualifiche e competenze sia una scellerata follia: tanto varrebbe essere controllori dei singoli uffici, con ognuno le competenze del proprio, senza divise, equipaggiamenti e distruggendo così, sul serio, duemila anni di storia delle Guardie Cittadine.
Eppure, a Milano abbiamo visto il nuovo comandante intervenire di persona su un caso iniziato come tentato omicidio e sfociato come minaccia al suicidio: un ottimo inizio, che pur non levandoci le perplessità relative la nomina, ha mostrato la Polizia Locale operare in un momento sicuramente complesso, ma riconducibile ad alcune esperienze a noi quotidiane, come le mediazioni per i TSO. A Modena i colleghi hanno arrestato un uomo che aveva comportamenti violenti con la moglie incinta, Salerno e Como si sono distinte per dei blitz contro il consumo di droga, nella Capitale, il controllo capillare del territorio permette di affrontare continuamente problemi di degrado urbano fino a sfociare in interventi che impediscono di portare a termine violenze sessuali, a Genova, anche quest’anno si sono celebrati i nostri caduti di servizio con una cerimonia pubblica che ha mostrato il lato più “militare” della nostra origine.

Come facciamo a sentirci secondi a chi ha tutti gli strumenti che a noi sono negati e riuscire comunque a stare al passo garantendo un servizio di polizia a tutto tondo alla cittadinanza? Ma ci stiamo rendendo conto che continuando così la riforma la guadagneremo, invece di elemosinarla? Francamente…la soddisfazione di dire “siamo stati noi” e “quelli sono miei colleghi”…ma non conta davvero nulla? Solo gli 80 euro valgono? Solo le fantomatiche tutele? E, per cortesia, non parlatemi dei colleghi caduti, perchè a più riprese ho dimostrato e ricordato che la maggior parte dei decessi e delle lesioni avvengono in un contesto molto più vicino a quello delle tanto adorate “competenze primarie” che non nell’antidroga o in altri momenti che spesso ci vedono additare dai nostri stessi colleghi come “rambo” e “gente che ha sbagliato concorso”.

La Polizia Locale è destinata a cavalcare l’onda, faranno bene tutti a capirlo, dai colleghi a certi sindacati, ed a decidere finalmente se combattere perchè sia una cavalcata vittoriosa e non un banale traino da parte di coloro che oggi come non mai stanno dimostrandoci quanto siamo essenziali e quanto ritengano essenziale controllarci. Combattiamo per la nostra unicità, certo, la nostra unicità di Guardie Cittadine, con la nostra storia, la nostra sfera di intervento, la nostra indipendenza, ma con anche il nostro essere, da sempre, poliziotti, e di altissimo livello. Lo ripetiamo: è ora che si ritorni ad un contratto pubblicistico che ci levi dal giogo politico dei sindaci, e che si imponga il medesimo equipaggiamento e la medesima formazione a tutti i comandi della Penisola.
Gentile redazione e che dite dei nostri miserabili stipendi? Per quanto possiamo andare avanti, con simile miseria. Spiegatelo alle famiglie monoreddito
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Mi manca il nesso tra le attività di servizio e la retribuzione. Tra l’altro l’inserimento di un contratto di stampo privatistico è il cardine di ogni richiesta.
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