Prima di gettarci nel vivo dell’articolo dobbiamo anteporre una cosa: le Forze di Polizia, dello Stato, a differenza di praticamente tutti i dipendenti pubblici – eccezione fatta guarda caso per certi dirigenti di livello – NON hanno alcun cartellino da timbrare. No. Hanno, solitamente, una sorta di “appello mattutino”, o “spunta”, nel quale l’ufficiale di servizio segna i presenti e gli assenti, chi esce e chi non esce, chi ha o meno permessi e via così. Tra l’altro questo è il motivo per cui non esistono scandali da “furbetti da cartellino” nelle Forze di Polizia: difficile essere furbetti di qualcosa che non si ha. Va detto che ultimamente anche tra gli statuali vi sono delle significative eccezioni, quali ad esempio la Polizia Penitenziaria, i cui addetti, che prendano servizio in istituti di pena o in tribunale, timbrano il badge, così come le aliquote di polizia presso il tribunale e certi reparti tecnico logistici amministrativi, anche delle Forze Armate.
Il motivo dietro questa “mancanza del badge” non è solo dovuto al delicato incarico cui sono votati gli operatori di polizia, ma anche alla particolar onestà e correttezza che si riconosce “di fiducia” a chi veste una divisa: insomma, controllare un carabiniere, o un poliziotto, sembra un po’ quello che nel medioevo doveva essere non riconoscere i diritti di un nobile o di un feudatario, fosse anche un nemico catturato o una persona con cui si aveva un particolare astio: esempi a metà tra storia e leggenda ce ne sarebbero migliaia, ma non divaghiamo.
Le Guardie Cittadine, dal 1993, ovvero da quanto transitate in contratto privatistico come tutti i dipendenti degli enti locali, timbrano. Come l’anagrafe. Come il catasto. Come i dipendenti degli uffici, e la cosa, almeno dal punto di vista organizzativo, non è poi così un problema ed anzi aiuta a tenere la contabilità, tuttavia ci nega quel “riconoscimento di virtù” che viene ancora dato per scontato alle forze di polizia, stante la parità di qualifiche, obblighi, doveri e interventi. Eccezione? Le Guardie Cittadine di Milano, che per la particolare complessità dei servizi svolti, della necessità di cambi sul posto senza passare per i comandi, per la severità con cui venivano svolte le spunte dagli ufficiali, si erano risparmiate il “passaggio al timbratore”. Fino ad oggi.
La giunta Sala, centro sinistra, ha infatti di recente inserito l’obbligo di timbratura anche alle Guardie Cittadine milanesi. E lo ha fatto non motivando la cosa con necessità organizzative per meglio gestire l’incredibile mole di straordinari che svolgono i colleghi per garantire la vivibilità del capoluogo lombardo, ma bensì annunciando di voler “”Prevenire i furbetti”.
Ma ci sono forse recenti scandali su assenteismo nella Polizia Locale di Milano? No.
E allora cosa c’è stato?
Nulla.
O forse la volontà è di farsi un po’ di propaganda facile – la giunta ne ha bisogno a quanto ci viene detto – andando a colpire e coprire di fango quella categoria così tanto ostracizzata? Siamo sicuri poi, che in un momento di vento incredibilmente favorevole alla riforma, si attui, nel corpo più importante d’Italia, questa innovazione che sa tanto di lezione, di messaggio, di invito a “stare al proprio posto” a nemmeno sperare che davvero si vogliano sganciare i destini delle Guardie Cittadine dai comuni, dalla politica, da quei burattinai spesso monchi che sono i sindaci? C’è forse un messaggio, magari di qualcuno diverso dalla giunta Saia, in questa idea così strana? In un momento, peraltro, in cui al comando del corpo abbiamo un ex funzionario della Questura, che dei problemi di un corpo di Polizia dovrebbe saperne assai?
Va detto che due sindacati – SulPl e LiPol, stanno protestando, minacciando lo stato di agitazione, contro questa novità, ed a loro vanno i nostri complimenti ed applausi, perchè avere, in questo momento storico della guerra sociale e mediatica contro i dipendenti pubblici, il coraggio di manifestare apertamente contro una cosa palesemente creata ad hoc per ottenere scroscianti applausi, dimostra il possesso di attributi che temevamo si fossero persi da anni nei nostri rappresentanti, soprattutto nel decidere di affrontare l’inevitabile gogna mediatica che puntualmente è arrivata.
Invitiamo a trovare gli stessi attributi quei colleghi, tanti, troppi, che rispondono alla protesta di Milano dicendo “ma dov’è il problema? Io timbro da sempre”-“Mai avuto problemi a timbrare”-“e’ anche comodo per la contabilità” fino a vergognosi “sennò sembra abbiate qualcosa da nascondere” e “ci sono altri problemi, le tutele, il contratto, che il badge”. Sembra non vogliano capire, in sostanza, che se le Forze dello Stato, per “presunzione di lealtà” non timbrano, per lo stesso motivo, magari declinato in “nobiltà dell’incarico”-“delicatezza dei compiti”, hanno tutte quelle fantomatiche tutele e quel contratto pubblico a noi negati. Il badge, operativamente e praticamente una bazzecola, simbolicamente è una corona, o, a seconda dei punti di vista, il collare del servo della gleba.
Chi scrive non ha mai lavorato a Milano, quindi ha sempre timbrato. Nei numerosi comandi in cui ho prestato servizio, prima della divisa, del tesserino, dell’arma, della divisa, perfino prima dei blocchi verbali, ho sempre ricevuto il badge. Prima cosa del primo giorno. Un simbolo, un marchio, un numero, una traccia. Da sempre, oltre il badge, ogni giorno, in qualunque comando, sono stato preso a spunta da un ufficiale. Poi ho firmato un rapporto di servizio in cui elenco tutto ciò che ho fatto nella giornata. Poi, prima di andare, ho salutato l’ufficiale, che così da far vedere che uscivo. Poi badge. All’anagrafe, l’impiegata entra, timbra fa quel che deve, timbra, esce.
Se davvero qualche collega non capisce l’errore madornale dietro questa differenza di trattamento, tanto dalle Forze di Polizia quanto dai dipendenti amministrativi, A me le Guardie alza le braccia, applaude, per una volta, ai sindacati che, almeno, ci permettono di dire “tutto è perduto, salvo l’onore”.
Le “tutele” cari colleghi, passano anche per un badge. Anzi, probabilmente, il badge è quella diga che le trattiene.
E i Vigili Urbani, ricordatelo, NON timbravano.