Oggi va così: sei tranquillo, pensi che per un giorno non è successo nulla a farti sentire imbarazzo per il mestiere che ti sei scelto – non dico esserne fiero, quello è più unico che raro,ma imbarazzato no – ed invece, ecco il solito articolo, la solita leggerezza, la solita pletora di insulti e di maldicenze. Il fatto: una collega rimane ferita durante un addestramento, finendo in ospedale con una pallottola alla gamba. Intervento – chissà perchè – dei supereroi dello Stato ed immediatamente notizia sui giornali online, con immediato coro social di sdegno, sfiducia, insulti e cattiverie che colpiscono indistintamente l’intera categoria, ivi compresi i poveri scemi che ci credono, gettano l’anima per il cittadino e in cambio ne ricevono solo sputi, insulti e demotivazionali. Premettendo che gli incidenti durante le esercitazioni sono da mettere in capo agli istruttori e la mancata preparazione degli agenti al datore di lavoro – il sindaco – il quale ha il dovere di garantire la corretta formazione dei dipendenti (dal vigile all’operaio, o vogliamo arrivare a vedere delle buche coperte con dell’humus invece che dell’asfalto a freddo?) durante tutto il loro iter professionale, giova ricordare che i colpi “partono” un po’ a tutti anche e soprattutto durante le esercitazioni.
Quello che viene spontaneo chiedersi è se chi sostiene che la Polizia Locale non debba portare un’arma di servizio abbia un’idea delle qualifiche e dei doveri (che sono diversi dai “compiti prioritari”) di questo particolare corpo di polizia che, dipinto come “quelli delle soste” o peggio “le sanguisughe del comune”, pur condividendo gli obblighi delle forze dell’ordine statali, non ne ha le stesse tutele contrattuali, pensionistiche ed economiche, arrivando all’orribile controsenso che la famiglia di un “vigile” caduto (o invalidato) nell’adempimento del dovere riceva un trattamento diverso da quella di un collega statale ugualmente deceduto od invalidato.Vi informo che nessuna delle DICIOTTO vittime in servizio dal 2000 ad oggi è caduta nel compilare una sosta, mentre si conta un discreto numero di investimenti, incidenti stradali – che restano la prima causa di morte per tutte le forze di polizia – un paio di scontri a fuoco, un soccorso ai migranti, una malattia contratta indagando sui rifiuti tossici della Terra dei Fuochi. Non ho lo spazio per citare le quotidiane aggressioni.
Per quanto riguarda i doveri si deve puntualizzare che gli appartenenti alla Polizia Locale hanno le medesime qualifiche pubbliche (Polizia Giudiziaria e Pubblica Sicurezza, quest’ultima valevole 24 ore su 24 esattamente come un poliziotto dello Stato, e che obbliga ad intervenire anche fuori servizio) delle altre Forze di Polizia, sebbene limitate al territorio di appartenenza – ed a volte con nemmeno questo limite – ed hanno quindi la possibilità ed il dovere di intervenire su illeciti di natura amministrativa e penale in egual misura, nonché di tutelare la sicurezza stradale e pubblica, senza che alla loro attività vi sia alcun limite funzionale o alcun obbligo di demandare ad altri corpi statali gli interventi, salvo improbabili casi di tumulti, manifestazioni o disordini così gravi da richiedere l’intervento delle specialità di Ordine Pubblico delle Forze di Polizia statali (richiesta che farebbe anche la singola pattuglia di qualsiasi forza chiamata ad intervenire su una sommossa conseguente un controllo, come si è visto recentememte a Sesto Fiorentino).
Va fatto notare che le Polizie Locali rendono a tali responsabilità onore con la stessa professionalità e capacità delle altre Forze, come dimostrano successi recenti e passati, anche nel campo di importanti piaghe sociali quali la pedofilia, lo sfruttamento della prostituzione, lo spaccio di droga, il contrasto alla microcriminalità oltre che nei consueti compiti di Polizia Stradale, verso i quali lo stesso Ministero dell’Interno ha riconosciuto l’indispensabile apporto delle Polizie Locali richiedendo con una recente nota che garantiscano tale servizio nelle 24 ore in tutto il paese, e che questa professionalità viene pagata con aggressioni e ritorsioni quotidiane, ma non con la stessa formazione ed equipaggiamento dei colleghi statali. Ed è qui che casca l’asino: invece di berciare insulti e additare un’intera categoria per gli eventuali errori di un appartenente, i cittadini dovrebbero per primi schierarsi affinché venga prodotta una riforma che tuteli la professionalità di quei poliziotti locali che alla pari di quelli statali hanno curato la loro preparazione professionale ad affrontare qualsiasi tipo di intervento ed allo stesso tempo garantisca che le future generazioni di neo assunti possano accedere al medesimo iter formativo tecnico-operativo delle forze di polizia statali, inutile continuare a biascicare che l’arma è inutile e ci va tolta, non succederà mai perchè la stessa società di oggi rende impossibile tanto una figura capace solo di compilare verbali amministrativi quanto una forza di polizia priva di arma ed addestramento.
Lo si chieda, dica e capisca tutti a gran voce: la Polizia Locale per come è ora è un ibrido insensato governato da una legge obsoleta e fallace già nel momento in cui è stata scritta. L’unica soluzione all’annosa problematica dei “vigili” è chiarire una volta per tutte che tale parodistica figura è sparita e chi pensa di essere tale va epurato e mandato in ufficio prima di poter fare danni alla cittadinanza o ai propri colleghi. L’unica risposta a questa indecenza è una riforma che ridisegni una moderna Polizia Locale sul modello europeo o statunitense, oppure che la abolisca interamente levando ai sindaci il giocattolo parodistico di una forza dell’ordine a metà, dando la possibilità ai circa 60mila appartenenti di decidere se transitare in altri ruoli presso la Pubblica Amministrazione – risolvendo così ogni problema di carenza di personale – o di fare richiesta di mobilità nelle forze di polizia ordinarie cui alla legge 121/81, stante anche una serie di test psico attitudinali e finalmente riconoscendo la professionalità dei tanti ottimi poliziotti presenti nelle fila dei “vigili”.
Questa non è la semplice riflessione di un agente demoralizzato dall’ennesimo insensato attacco alla categoria fatto alle spalle di una collega ferita che invece che parole di conforto ne leggerà di condanna e di pubblico ludibrio da parte dei tanti istruttori di tiro dinamico da tastiera, ma bensì una richiesta diretta e chiara perchè si dica, una volta per tutte, alla Polizia Locale cosa si vuole dai suoi 60mila dipendenti e perchè si diano strumenti e formazione per rendere gli operatori in grado di svolgere i loro compiti: richieste condivise non solo dagli appartenenti ma anche da importanti associazioni riconosciute a livello statale quali L’ASAPS o il sindacato della Polizia di Stato SAP (Sindacato Autonomo Polizia), già famoso per la battaglia contro gli equipaggiamenti inidonei e che è un piacere avere al nostro fianco in questo momento di incertezza e demotivazione.