Nell’ottobre del 2016 venne diffusa sui social la foto di una Guardia Cittadina di Napoli, una giovane collega dall’aria decisa che divenne immediatamente un bersaglio, un qualcosa contro cui scagliare il proprio odio per donne e divise da parte di migliaia di odiatori seriali e non, poveri imbecilli – o impotenti – che evidentemente trovarono sfogo alla loro totale inutilità sociale ed umana attraverso l’insulto e la minaccia ad una donna che ai loro occhi doveva apparire mostruosa: bella, in divisa, vincitrice di concorso. Troppo per le loro menti limitate al concetto della casalinga inviperita ed abbruttita, non abbastanza per essere semplicemente rispettata quale persona che ha raggiunto il proprio obiettivo di servire il paese ed i cittadini.
La risposta del comando di Napoli fu in effetti quella che ci si deve aspettare da un’istituzione che tuteli il proprio personale: la pagina facebook che aveva originato l’attacco mediatico venne segnalata e decine di commentatori furono denunciati per diffamazione, minacce ed ingiurie. Fa strano pensare che la pagina in oggetto sia ancora al suo posto, mentre altre, gestite da appartenenti a Forze di Polizia, risultano bloccate o cancellate magari perché segnalate in massa proprio da questi odiatori dell’ordine e della decenza e colpite solo sulla base del numero di segnalazioni piuttosto che dal loro contenuto.
In questi giorni si è purtroppo ripetuto lo stesso vergognoso copione: due Guardie della Stradale sono state fotografate di spalle e quella foto, forse scattata da qualche collega con scopo goliardico e poi erroneamente diffusa fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori. Le pagine social odiatrici e qualunquiste si sono immediatamente scatenate con parole e termini non solo ingiuriosi ma perfino irripetibili.
Ed in tutto questo non traspare solo l’atavico odio degli italiani per coloro che impongono il rispetto di spesso banali leggi di convivenza civile, ma anche quello verso quelle donne che, colpevoli di essere giovani e belle, non accettano il destino di essere degli uomini giocattolo, diletto e schiave. Donne cui non viene perdonato di avere un ruolo predominante, donne che non si accetta siano qualcosa più che belle, ma anche capaci e dotate di potere su questa massa di uomini cui la femminilità piace solo se sopita, solo se schiavizzata, solo se adattata alle loro personali idee ed al loro egoistico piacere. Minigonna si, ma solo se davanti a me. Disinibita si, ma solo se con me. Spigliata si, ma solo se verso di me.
Per il misogeno del web non esiste che una donna possa esprimere se stessa, sul lavoro come fuori, senza che lui si senta in dovere di dare un giudizio, di fare un commento, di adattare quella persona alla sua visione ristretta, volgare e bigotta della femminilità. Tanto meglio se può farlo attorniato da altri tristi figuri par suo e in una realtà virtuale quanto ritenuta intoccabile quale i social network.
A me le Guardie da massima solidarietà alle agenti coinvolte ed a tutte le donne che subiscono sulla loro pelle la regressione culturale che vediamo nel nostro paese in questi ultimi anni e pubblica le loro foto, e quelle di altre donne come loro, perché riteniamo che il loro posto sia qui, in un sito di Guardie, per le Guardie e tra le Guardie,e non in qualche deprimente ritrovo di disadattati sociali e falliti misogini.
Ed a questo proposito riteniamo assurda la decisione del Comune di Bologna di istituire corsi di “vita in una società multiculturale” alle Guardie Cittadine: premesso che messa come viene scritta dai giornali “i vigili a lezione di antirazzismo” pare che i colleghi bolognesi siano una pletora di fascistoidi xenofobi, vorremo fare notare che per rispettare una persona, il suo credo e le sue scelte di vita non serve che venga chichessia a spiegarmene le ragioni o le implicazioni religiose piuttosto che filofosiche, quando invece, un bel corso di educazione e civiltà, andrebbe invece proposto per primi ai cittadini, quindi alle scuole. agli istituti di formazione.
Comodo farsi belli con i titoli e mandando a lezione la Polizia Locale, quasi fosse causa di tensioni sociali o incomprensioni culturali, quando ad essere marcia, maleducata, razzista, sessista è la società, ed allora si insegni il rispetto nelle scuole, non si pretenda, a caso, di spiegarlo forse agli unici che per dovere devono essere sempre imparziali e corretti con TUTTI.
Che dire, condivido tutto dalla prima all’ultima riga, purtroppo siamo in una società dove l’alieno è colui che cerca di far rispettare l’ordine costituito mentre si giustifica sempre e comunque colui che non si attiene alle regole del vivere comune. Ma il problema nasce dalle famiglie dove non viene insegnato il rispetto verso il prossimo e soprattutto verso la divisa, ma forse (non fraintendetemi) troppa libertà è nemica della democrazia.
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