Cronaca · riflessioni

Emergenza razzismo per nascondere l’emergenza sociale.

Periodo davvero particolare questo. A Moncalieri un uovo diventa un’arma di distruzione di massa, soprattutto se una vittima su 5 ha la sfortuna di essere nera ed atleta olimpionica. A Foggia e a Torino Polizia di Stato e Carabinieri sono costretti ad usare le armi di ordinanza per evitare che immigrati armati di coltello compiano sciocchezze. A Novara un italiano investe il comandante della Polizia Locale durante un posto di controllo. A Milano un giornalista viene aggredito in quello che appare essere un raid di stampo squadrista ed il giorno dopo una ragazzina di 17 anni viene violentata da un tunisino di 19. A Monza la Polizia Locale interviene su una rissa e deferisce un africano per tentato omicidio. Ad Aprilia, e siamo alla follia più totale, un gruppo di cittadini, tra cui una Guardia Giurata fuori servizio, insegue un veicolo con a bordo sospetti ladri e quando questo si schianta contro un marciapiede pensano bene di aggredire l’uomo, un marocchino, che ne discende: vuoi per l’incidente vuoi per i calci ed il pugno ricevuti, quest’ultimo muore. Indipendentemente dalla causa del decesso, lo stesso fatto ha un sapore di Virginia anni ’20 che non ci piace. 
L’opposizione, l’area intellettuale e giornalistica di “sinistra” ed i centri sociali parlano di deriva fascista della società, di razzismo dilagante ed accusano  il Governo di non fare nulla per contrastare questa ondata di violenza ed anzi di fomentare la “caccia al migrante”. L’Esecutivo, o meglio, i due volti dell’esecutivo, i vicepremier, replicano sostenendo che non vi è nessuna campagna denigratoria verso “il diverso”, nè una emergenza razzismo, in particolare il  Ministro dell’Interno ribadisce che l’unica emergenza è quella dovuta ai crimini perpetrati dagli immigrati. 
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L’origine della escalation di violenza viene trovata nel caso di Ancona e nel raid seguito la notizia dell’uccisione di Pamela.
Anche questa volta assistiamo, da ambo le parti, ad un tentativo di politicizzare la cronaca, e, peggio, di politicizzare il fenomeno della delinquenza e del degrado sociale. Se da un lato si nota, con una certa dose di ragione, il crearsi di un ambiente pesante ed ostile verso le persone straniere ed in particolare di etnia africana, dall’altra si tenta di ricondurre questo presunto clima xenofobo ad una paranoia di certa politica, di fatto speculando allo stesso modo sulla pelle di chi si è visto sparare addosso da un esaltato, tirare uova addosso da un ragazzotto, violentare, prendersi una coltellata, dover sparare per evitarla e via così.
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Un atto di resistenza.

In un momento storico di campagna elettorale permanente, che l’opposizione tenta spesso e volentieri di trasformare in campagna morale, ci si dimentica che il conflitto sociale andrebbe stemperato tramite interventi sul doppio binario della repressione da un lato e della prevenzione dall’altro, e ci si dimentica inoltre che in questo gioco al massacro della parte politica avversa chi ci perde sono le vittime, siano essere di atti generati da xenofobia piuttosto che da delinquenza.

La differenza tra un delinquente – italiano o meno- ed un atto xenofobo deriva dal fatto che mentre il primo commette reati indipendentemente dalle origine proprie o da quelle della vittima, il secondo invece viene generato per il solo essere la vittima appartenente ad un certo gruppo etnico.    E’ chiaro che se io domani rapinassi una ricca signora bianca lo scopo del mio atto sarebbe guadagnare dei soldi facili aggredendo una donna e non originato dal suo essere italiana piuttosto che cinese. Se invecesparassi ad un individuo per il solo fatto che questi sia africano, ecco che commetterei un atto palesemente razzista. Il denominatore comune di entrambi i delitti, però, non va comodamente cercato nel mio essere delinquente piuttosto che xenofobo quando nella totale incapacità politica, ambo le parti, di trovare una soluzione effettiva al problema. 
La criminalità di strada, detto fuori dai denti, viene combattuta dalle Forze di Polizia. La povertà, la sussistenza alle persone disagiate, la creazione di percorsi alternativi al delinquere devono essere invece contrastate dal welfare. nel momento in cui una persona – bianca, rossa, nera o verde – sta commettendo una qualsiasi violazione ed al mio intervento tenta di aggredirmi, questa persona va fermata e non perché sono cattivo e voglio picchiarlo, ma perché il cattivo è lui ed è mio dovere fermarlo per impedire che dopo aver steso me diriga la sua violenza su qualcun’altro.
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L’intervento su una rissa.
Il paletto che l’intervento di polizia debba essere portato a termine deve tornare ad essere il punto centrale della risposta ad ogni crimine e la qualità di questo intervento deve tornare la base del discorso quando ci si approccia all’analisi del problema delinquenza: ben vengano quindi nuove dotazioni, maggiore formazione e più chiare regole di ingaggio, senza andare a strillare al fascista quando qualcuno prevede di mettere mano a questi importanti nodi operativi. 
Il soccorso a persone in mezzo al mare, la sussistenza alle fasce deboli della popolazione – indipendentemente dalla loro origine –  la creazione di punti di incontro interculturali e la diffusione di una coscienza collettiva moderna ed aperta all’ormai inevitabile immigrazione sono altri punti fondamentali, senza accusare chi ne parla di essere comunista, razzista al contrario, zecca rossa e via discorrendo. 
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Un linciaggio dal film Nascita di una Nazione (1915).
Nascondere l’incapacità della classe dirigente – tutta- con l’estremizzazione del pensiero politico ed il tentativo palese di puntare il dito contro qualcuno, sia esso “il fascista” o “l’immigrato” servirà soltanto ad alzare la percezione di insicurezza da un lato e ad aumentare il già grave livello di xenofobia dall’altra: un vero macello sociale che permetterà a tutte le parti politiche di continuare a parlare senza saper – o voler – risolvere i problemi.
Quando si capirà che la sicurezza e la dignità della vita non possono essere considerate di destra o di sinistra, integrazioniste o razziste, fasciste o comuniste, forse, si potrà iniziare a parlare di soluzioni invece che di esasperazione dei problemi. 
 

2 pensieri riguardo “Emergenza razzismo per nascondere l’emergenza sociale.

  1. come si suol dire..si rischia che siano padroni a casa nostra, in ogni Nazione che si rispetti, le regole vanno sempre rispettate, e le Forze di Polizia ancor di più! forse si dimentica che le FF.OO. rappresentano la volontà dello Stato e tutelano il territorio e i cittadini, quindi devono essere rispettati e intoccabili.
    Io credo che il creare confusione sociale sia un ottimo mezzo per distrarci e farci cadere nei giochi politici.
    Ora il fatto che gente di colore si permetta di reagire al controllo di Polizia o all’arresto è intollerabile, se fossero al loro paese non oso pensare la punizione che avrebbero in cambio.

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  2. Padroni in casa nostra chi?! Tutti reagiscono ai controlli di polizia e se lo fanno dei neri succede non perché neri ma perché delinquenti. Così come se reagisce un bianco. O è meno grave perché essendo autoctono ha più diritto di investire un poliziotto? Il messaggio dell’articolo vuole essere quello opposto al commento.

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