In tutti i miei precedenti articoli in contrasto l’operato, le parole, i pensieri e la stessa esistenza dei sindacati della nostra povera categoria, ve ne era uno che bene o male si salvava evitandosi di finire nello stesso calderone di attacchi e risposte anche dure da me spesso portato avanti e sovente riscaldato con nuovi ingredienti per la zuppa di sindacalista.
Purtroppo anche l’ultima mia speranza è morta. Analizziamo i fatti: durante il rilievo di un incidente stradale nei pressi di una discoteca milanese, 6 colleghi vengono aggrediti, sopraffatti, picchiati, ingiuriati da 3 giovani che successivamente vengono arrestati dai rinforzi mandati dalla Centrale Operativa.
A tutto questo, fatto di cronaca assolutamente deprecabile, ma che tuttavia NON è stato risolto da altre forze – l’equivoco può arrivare dal fatto che il pronto intervento in Lombardia viene definito “radiomobile” come l’omonimo reparto dell’Arma – il sindacato SULPL risponde chiedendo che “in caso di interventi in zone a rischio si sia accompagnati da UNA PATTUGLIA DI UNA FORZA DELL’ORDINE altrimenti non ci muoveremo”.
Per inciso, se scrivo su google “forze dell’ordine”, appare come primo risultato l’immagine qui sopra, collage fatto da un quotidiano locale del meridione ad accompagnare un articolo che descriveva le operazioni delle varie forze di polizia del territorio. Ecco, ci siamo anche noi, come ci siamo in quasi ogni articolo che ci nomina in concerto ai colleghi dello Stato. Quindi piantiamola con l’idiozia che le “forze dell’ordine” sono altre entità. Siamo anche noi, punto.
Il sindacalista in questione, martellato da diversi agenti rimasti basiti della proposta, che, diciamocelo francamente, non sta né in cielo né in terra – quando mai si è vista una forza di polizia che si fa scortare per eseguire un’operazione di servizio? – ha puntualizzato che la sua è una provocazione per sottolineare come noi si sia privi di equo indennizzo, causa di servizio e tutte le solite tutele assicurate alle forze dello Stato e tolte o proprio mai date a noi agenti locali.
Io non ho certo intenzione di accusare il collega di tentare di salvarsi in corner: mi permetto di dire che forse ha usato parole sbagliate tanto che non solo giornalisti e cittadini – come sempre molto gentili nei commenti – ma anche colleghi di tutte le forze hanno capito fischi per fiaschi prendendo la cosa molto sul serio e chiedendosi se non fosse impazzito l’unico sindacato fino ad oggi rimasto nella sfera se non de giusto quantomeno del lecito e di prendere spunto dalla sua nuova richiesta di più che doverose tutele per fare un ragionamento pratico: anche avendole, cosa sarebbe davvero cambiato nell’azione di ieri notte e cosa cambierà in tutte le nostre azioni quotidiane?
Forse che una volta avute tutele e indennità verremo tutti dotati dello scudo di Capitan America? O faremo tutti un bagno tra le scorie radioattive del Tevere per diventare capaci di rigenerare le ferite e dotati di forza erculea? Ci morderà a tutti un ragno? Un hacker di Matrix ci caricherà in memoria il ju-jitsu? I cittadini ci rispetteranno per magia? I criminali piccoli e grandi smetteranno di prenderci a mazzate? Il collega che sta rischiando di perdere la vista a Bassano del Grappa tornerà a vederci? I nostri caduti torneranno in vita?
Penso sia inutile dire che la risposta a tutti i quesiti di cui sopra è no. Non saranno le qualifiche a renderci capaci di resistere ad un’aggressione, non dico a mettere a terra l’aggressore a calci volanti, ma quantomeno ad uscirne senza traumi definitivi. Non saranno le tutele a cambiare la mentalità di molti di noi che alla notizia di un corso di tecniche operative fanno un sorriso sarcastico additando di rambismo chi vi parteciperà, né sarà che perchè siamo tutelati altrettanti smetteranno di “chiamare la questura” in caso di problemi o addirittura a chiederne la scorta in servizi a rischio. Ma sopratutto non saranno le tutele a darci giustizia se per caso verremo uccisi e la nostra famiglia camperà del sussidio in nostra memoria: penso che preferirebbero un genitore vivo ad un assegno mensile a suo nome!
La preparazione a sapersi difendere, a saper valutare una situazione, a saper gestire una persona, a saper collaborare col collega in caso di difficoltà, a saper usare gli strumenti di tutela sono aspetti fondamentali della nostra professione che è nostro preciso dovere trattare continuativamente per averne e mantenerne la più completa padronanza. E non mi si dice che mancano i mezzi. Di associazioni di categoria che offrono corsi, anche gratuiti, per tenerci allenati, ce ne sono. E sono tenute da persone eccezionali, colleghi preparati e competenti, disponibili, attenti e appassionati della categoria, capaci di insegnare tecniche efficaci quanto semplici di contenimento sia fisico che psicologico, piccoli accorgimenti che possono evitarci non solo pessime figure, ma anche grandi problemi. Ne ho avuto la prova non più tardi della settimana appena trascorsa, quando ho partecipato ad un bellissimo, completo ed importante corso tenuto in provincia di Treviso da colleghi delle Polizie Locali di Jesolo e San Donà di Piave, maestri di eccezionale valore che nonostante la mancanza delle tutele di cui sopra sanno benissimo che il nostro lavoro presenta degli evidenti rischi e che la soluzione non è rifiutare quelle che sono le nostre responsabilità, ma prepararsi ad affrontare al meglio.
Lo scontro per la riforma che ci riconosca la parità di trattamento ai colleghi statali e quello per essere noi capaci ad affrontare da soli i problemi del nostro lavoro sono battaglie parallele, una necessaria all’altra: come potrà mai un Legislatore voler riconoscere la nostra professionalità nel campo della pubblica sicurezza se ogni dieci minuti si legge di agenti locali riempiti di mazzate da ragazzini, ubriachi, venditori abusivi, magari poi arrestati da altre forze? Cosa lo spingerà a darci le giuste tutele piuttosto che invece levarci le qualifiche e chiuderci in ufficio a mettere timbri su pass disabili? E’ inutile dirmi che “senza riforma tutti in ufficio” quando stando in ufficio non dimostreremo mai che la riforma è necessaria e che sapremo usarla: ad oggi, la nostra riforma sarebbe vista come un salasso di indennizzi da dare a persone che invece di sapersi difendere vengono riempite di mazzate. Certo, il problema è anche nelle normative, che spesso inducono a sperare nella fortuna di non subire danni permanenti piuttosto che rischiare di causarne con indubbi risvolti penali negativi per l’operatore, ma anche li, non è un rischio che si azzererebbe avendo piena padronanza di teoria giuridica e pratica operativa?
Vi lascio con la canzone di un bellissimo film, che invito tutti a vedere – Lo chiamavano Jeeg Robot – e con l’esortazione ad addestrarvi ed addestrarvi ancora, fino a quando non saremo un orgoglio per tutti e non per noi soltanto, perchè è più facile dare riconoscimenti e tutele a persone di cui si è orgogliosi, molto meno a persone che ne chiedono sapendo benissimo di non essere rispettate o, peggio, chiedendo con una voce le tutele e con un’altra la scorta di altre forze, ammettendo di non essere capace di gestire le stesse problematiche.
È assolutamente vero. Addestramento addestramento e addestramento sopratutto per quei colleghi che non sempre hanno alle spalle una centrale che può inviare i rinforzi.
Però, permettimelo, stessa paga per tutti. Stesso lavoro stessa paga. Locali o statali che siano.
Le tutele servono. Almeno se mi succede qualche cosa alle mie figlie non rischio di lasciare solo i debiti. E non è poco.
Poi come sempre il problema della categoria …..è la categoria.
Gian Luca
PS da anni sono nel “giro” del sindacalismo. Al di la di dichiarazioni che lasciano da pensare il SULPL ora DICCAP
è l unico che ci difende.
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Faccio questo lavoro da 16 anni. Si è vero il SULPL è l’unico sindacato di categorie che prova e dico prova ogni tanto ad alzare la voce, ma la sperata riforma latita da troppo tempo. negli ultimi tempi la triplice sta convenendo su alcune proposte che da anni cerchiamo di portare avanti…e ragazzi lo dico sinceramente, a noi fa comodo che la triplice finalmente ci sostenga. in sostanza sono solo loro i sindacati che purtroppo contano quando si fanno i contratti. Peccato che l’ ANVU non sia un sindacato di categorie, perchè moltissime idee e proposte che quest associazione propone sono veramente interessanti
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