Quando Francesco I perse la battaglia di Pavia, nel 1525, fu a causa di un suo gravissimo errore tattico: caricò con la cavalleria pesante troppo presto, frapponendosi tra le sue stesse artiglierie e le formazioni di tiratori nemici, col risultato che i suoi cannoni non poterono scompaginare le fila spagnole e il Re si ritrovò sotto fuoco incrociato e oggetto di una contro carica devastante. La leggenda dice che alla fine della battaglia, prigioniero nel campo avversario, abbia detto “Tutto è perduto…salvo l’onore”. Con “salvo” si presume intendesse l’aggettivo sinonimo di “eccetto”, come a dire che il suo coraggioso assalto avesse almeno mantenuto integra la tradizione cavalleresca francese.

Oggi mi trovo a dover commentare questa notizia e mi sento esattamente come doveva sentirsi Francesco I quel giorno lontano, con la differenza che per “salvo” si intenderà la prima persona singolare del verbo “salvare” e al posto di una virgola ci metterò un bel paio di punti ad indicare appunto il mio tentativo di salvare almeno l’onore della Polizia Locale.
Non posso nemmeno dire qualcosa contro il giornalista: l’articolo è pulito, corretto, a tratti ironico, ma nel modo giusto, quello con cui sdrammatizzare un errore di persona che si è risolto in un quarto d’ora, un equivoco ridicolo, che i colleghi hanno tra l’altro risolto rapidamente e francamente senza colpo ferire. Può essere stato un errore, mi piacerebbe però sentire la campana del comando prima di crocifiggere gli operanti che, ripeto, hanno posto rimedio all’equivoco con una velocità e delle conseguenze sicuramente minori quanto successo in un analogo caso nello stesso periodo (4 giorni di carcere) e meno rischi (furto di arma con evasion, scontro a fuoco e e feriti) di altri casi di errori e magagne da parte di Forze dell’Ordine.
Un errore appunto, come chiunque lavora può fare e al quale è stato posto normalmente rimedio. Eppure per qualcuno, anzi, per il cittadino italiano, stando ai commenti che leggo sotto l’articolo della cronaca triestina, la Polizia Municipale non può sbagliare. Deve essere insultata, derisa, denigrata, con cattiveria e fregandosene della dignità di 60mila operatori, ignorando notizie di complesse e riuscite operazioni di tutela ambientale, di arresti di latitanti, di sconfitte a bande di sfruttatori e di rapinatori, di vite salvate, di scontri a fuoco, di tanti caduti, anche recentissime..
Quello che manca è proprio il senso della misura. Perchè? Abbiamo le stesse qualifiche dei colleghi statali, corriamo gli stessi rischi, assolviamo gli stessi compiti, e, allo stesso modo, garantiamo la sicurezza dei cittadini mettendo in gioco quotidianamente le nostre vite. Siamo addestrati, preparati e competenti in tutto quello che ci riguarda, siamo in grado di occuparci di accertamenti alle soste come di pedofilia, microcriminalità, commercio ed edilizia. Siamo sicuramente divisi e variegati, una divisione che è una nostra debolezza, ma sono convinti che ci unisca almeno la volontà di fare al meglio quello che ci viene chiesto quotidianamente.
L’italiano è molto bravo a giudicare, a farsi magistrato, giuria e carnefice, un carnefice sottile, al quale la condanna non basta, ma deve aggiungere la derisione, la mortificazione, il piacere di provocare dolore e rassegnazione, di abbattere quello che per lui è il peggior nemico: l’uomo che sbaglia, l’uomo che può essere debole, con la stessa mentalità con cui quasi viene giustificato uno stupro o il bullismo additando gli abiti o gli atteggiamenti delle vittime. A volte mi chiedo quanto questo bombardamento continuo possa essere concausa dell’altissimo tasso di suicidi tra le Forze di Polizia, cui la Locale non fa eccezione (4 all’anno in media), eppure a salvarne, di vite, siamo pure bravi.
Non riesco davvero più a capire questo accanimento continuo, quasi avvallato da giornali e potere politico, sempre pronto a tacere dei successi, a relegarli a mera cronaca locale, dove ogni notizia che riguardi una forza di polizia, ma quella locale in particolare, deve avere ad ogni costo un risvolto negativo, offensivo, denigratorio.
No, mi spiace, ma non penso di meritare – non penso ci meritiamo – tutto questo: troppe volte ho visto il bello della nostra professione, ho visto cosa possiamo e cosa sappiamo fare nonostante la mancanza di tutele e l’odio irragionevole da parte di tutti (per cosa? Per le soste? Ma davvero odiate delle persone che si limitano a sanzionare quelli che sono vostri comportamenti incivili? Davvero pensate ci cambi qualcosa nella vita finire un bollettario o l’altro? Suvvia, non siate ridicoli.
In effetti, cari cittadini, non è il nostro onore quello da “salvare”, ma il vostro: quello di gente che sa sputare sentenze sui social network, forte dell’anonimato, della sensazione di impunità,ma che poi si rivela essere ben poca cosa quando messa di fronte le proprie responsabilità. Giudicate, insultate, senza mai mettervi nei panni delle vittime delle vostre malignità. Personalmente, mi metto nei panni di ogni persona che fermo, da chi parcheggia in divieto a chi spaccia o ruba, e non mi permetto mai di mancarle di rispetto, peggio, di insultarla solo per ciò che io ritengo essa sia. E voi, voi vi permettete di fare male a me? Credete di ottenere qualcosa con questo atteggiamento così infantile, ridicolo, fratello di bullismi e infantilismi che giudicate vergognosi quando fatti da bambini?
Avete mai pensato di fare un’esame alla vostra coscienza, prima di permettervi di giudicare la nostra essenza? Mai pensato cosa può provare una persona che legge le vostre porcherie? Vi credete forti? Vi sentite potenti? La forza del branco? La potenza della folla che vuole crocifiggere Cristo per non inimicarsi il potente Pilato?
Alla fine della fiera devo dire che siamo fortunati, sono fortunato, di avere dell’onore da salvare, perchè vedo che molta gente, di onore, non ha mai nemmeno sentito parlare.