Cronaca · riflessioni

Troppo comoda la colpa alle Guardie e ai cittadini

Companeros, el honorable Presidente della Repubblica, Don Francisco Madero, ci ha tradito tutti quanti.

[…]

Fino a quando anche un solo Rurale sparerà, brucerà e ammazzerà, come hanno fatto qui oggi, la colpa è di Madero.

E se Madero non lo sà, la colpa è sua lo stesso, e meno sà di tutto questo, e più la colpa è sua!

Sono righe poco conosciute: spezzone di un ben più lungo discorso con cui Tomas Milian, nei panni del rivoluzionario Tepepa, protagonista dell’omonimo film, accusa il governo – messicano, nel film – sostanzialmente di mancare di quella che è invece la prima cosa che deve assumersi: la responsabilità.

Quasi nove mesi fa ci venne chiesto, di punto in bianco, di eliminare qualsiasi forma di conquista sociale e civile degli ultimi 150 anni, di blindare la gente nelle proprie case, di chiedere ai pochi che uscivano un documento che giustificasse essere per strada: una cosa che non si era vista nemmeno nei momenti più bui della storia, recente o passata che sia. Mi sono capitati anziani che, ricordando i bombardamenti, mi dicevano “ma almeno dopo il raid potevamo abbracciarci”.

E lo abbiamo fatto – accettarlo, non abbracciarci, quello ormai è più rivoluzionario di “far esplodere un chiosco di giornali”, per citare Faber – perchè ci era sembrato corretto che, per fermare una malattia, qualcosa di piccolo, un virus che faceva strage e ci mostrava le indimenticate immagini dei camion carichi di bare, si potesse rinunciare temporaneamente ad una fetta della libertà, quella libertà che solo fino pochi anni fa ci veniva detta più importante di ogni cosa: sempre qualche anziano, nelle scuole, insegnava che “se avessimo tenuto più alla vita che alla libertà, non avremmo fatto la lotta partigiana”. Qualcuno aggiungeva “non l’avremmo fatta nemmeno se avessimo creduto a quello che i media di regime ci dicevano sulla resistenza”.

Ed abbiamo accettato, noi Guardie, di diventare qualcosa di strano e brutto, controllori, censori, con l’unico obiettivo di dare una ragione od una punizione alla presenza di gente per strada. Lo abbiamo accettato perchè doveva essere una scelta temporanea, doveva essere la soluzione per permettere di dare respiro agli ospedali, di dare il tempo necessario a trovare una soluzione temporanea fino ad un vaccino per questo “bacillo a manganello” – qui cito Gaber – che ci aveva fatto vedere scene allucinanti come padri sanzionati per aver portato figli all’ospedale e coppiette per essersi baciate.

Quanto male mi abbia fatto tutto questo lo sanno bene quei lettori che hanno seguito il blog nei mesi scorsi, ma ora, ora che tutto sembra ripetersi, ora che addirittura ci dicono che è peggio di prima, beh, ora mi sento di dire che “El honorable governo ci ha tradito tutti quanti: guardie e cittadini”. Perchè la nostra parte l’avevamo fatta, chi “stando a casa” e chi “con controlli, sanzioni e multe”, e ci eravamo arrivati, a controllare la situazione, ci eravamo arrivati dopo una sospensione dei diritti costituzionali durata più di due mesi invece delle due settimane preventivate.

Ed ecco che, dopo altri quattro mesi, si arriva ad uscite come quella del meme che avete appena visto: parole per le quali solo un anno fa un Ministro sarebbe stato defenestrato! E cosa è stato fatto, da aprile, in sei mesi di relativa tranquillità ospedaliera, tanto da far ipotizzare a certa parte della comunità scientifica un rilassamento della situazione pandemica? Sono stati dati bonus vacanze, sono stati dati straordinari a pioggia a tutte le Forze di Polizia Statali e Locali per controllare la movida, nuova nemica della società, ma perchè, a livello ospedaliero la situazione è la stessa di aprile? Perchè, a livello di trasporti, la situazione è la stessa di aprile? Perchè, a livello di sanità territoriale, la situazione è la stessa di aprile? Perchè, come ad aprile, devo sentire che gente asintomatica attende settimane per un tampone?

La colpa è dei cittadini colpevoli di aver ripreso in mano la loro vita? La colpa è delle Guardie che non hanno fatto abbastanza controlli e sanzioni a ragazzini ed anziani? Non è che forse, ringalluzziti da una sorta di attaccamento all’uomo forte che ha permesso percentuali bulgare a certi politici alle elezioni e nei sondaggi di gradimento, alcuni si sono un pochino messi in testa di poter disporre a loro piacimento del cittadino trattandolo come un bambino scemo da riprendere in continuazione? Ed oggi si stupiscono delle rivolte, delle sassaiole, dei cori e delle aggressioni alle Polizie? Quelle polizie a cui è stato richiesto di nuovo di trasformarsi in qualcosa che nessun poliziotto dovrebbe voler essere?!

E’ facile, come vedo fare a tanti, sottovalutare la gravità delle immagini che ci giungono da Livorno, o delle notizie da Firenze, con un collega col naso rotto, o da Savona, dove agenti della Volante han dovuto sparare in aria per disperdere la folla, o da Reggio Emilia, dove una banale lite in strada è degenerata in una sparatoria con 5 feriti: giovani brutti, giovani cattivi, negazionisti, maleducati, come dicono commentatori ormai sempre più simili a quei cittadini che sventolavano bandiere a convenienza mentre questi o quei militari sfilavano per le città? Sfilano i nazisti, svastiche, sfilano i partigiani, tricolori, sfilano gli americani, stelle e strisce: sembra che la cosa che sappiamo fare meglio sia disfare una bandiera di notte per riappenderla il giorno dopo ricucita con l’araldica del nuovo vincitore.

No, siamo di fronte a qualcosa di peggio di una “rivolta per le mascherine”, siamo di fronte l’anarchia creata da un susseguirsi di norme contradditorie e di impossibile applicazione da un lato – ma veramente pensate si possa in due sanzionare decine di persone? – e dall’altro da un martellamento mediatico il cui apocalittico messaggio, a forza di risuonare incessante, rischia di ottenere l’effetto contrario a quello voluto, ed invece di convincere a rispettare le norme portare ad un “si salvi chi può” dove ognuno si organizza la sua festa della Morte Rossa personale, per citare un celebre racconto di Poe.

Ed in tutto questo, con di nuovo le cifre tornate oltre le cento vittime quotidiane – eravamo arrivati a TRE, dannazione – pensiamo davvero che dare ai governatori regionali il potere di imporre coprifuoco, per poi loro stessi dire “più che una manovra necessaria è una misura per mostrare rigore”, avrà un effetto diverso dal convincere la gente che invece che in un orwelliano 1984 siamo ormai tornati ad un ben più concreto 1943?!

Forse sarebbe meglio che qualcuno smettesse di dare la colpa ai cittadini, smettesse di puntare ad una repressione che assomiglia sempre di più ad una dittatura, smettesse di pretendere controlli che generano reazioni sempre più vicine ad una rivolta, e, mettendosi in discussione invece di presentarsi inamidato fino alla mascherina per potersi rivedere e applaudirsi per quando è bello, ricominciasse da zero un dialogo con le parti sociali e quelle tecnico- scientifiche per predisporre una convivenza col virus che non sia la dittatura del virus, dove è il virus a decidere le mosse dell’umanità e non viceversa, ricostruendo una coesione sociale ormai distrutta ed una fiducia nelle Forze di Polizia minata dall’immagine di gestapo che ci è stata affibbiata fin dall’inizio dell’emergenza dagli stessi giornali che oggi pontificano e si indignano sui “pochi controlli”, salvo poi pubblicare articoli accusatori verso gli operanti quando qualcuno scrive in redazione di essere stato sanzionato.

Possiamo smetterla di combattere un’emergenza sanitaria come se fosse un problema di polizia? Di trattare un virus come un’entità senziente e pensante, in grado di fare contromosse? Di raccontare che siamo in guerra per risvegliare un qualche tipo di patriottismo che si è fatto addormentare a suon di decreti e ordinanze a dir poco isteriche?

La linea editoriale di A me le Guardie resterà quella di sempre, quella che mostra Guardie in aiuto, Guardie in soccorso, Guardie che si gettano tra veicoli pirata e famiglie che attraversano la strada: la narrazione delle Guardie che fanno agguati, delle Guardie che reprimono, delle Guardie che ciecamente applicano il divieto di uscire, di amare, di essere, non mi apparterrà mai, nemmeno se qualcuno vorrebbe che questi fossero i miei principali pensieri.

Ed in un certo modo lo sono, in un modo malvagio, in un modo infido, in un modo che mi fa disperare di indossare una divisa che è diventata tutto meno quello che dovrebbe rappresentare.

Occhi aperti, la fuori, che la notte non è mai stata così buia, e l’alba non è mai stata tanto lontana.

2 pensieri riguardo “Troppo comoda la colpa alle Guardie e ai cittadini

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