Cronaca · Polizia Locale

Lo schiaffo di Bari

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Lo schiaffo di Anagni in una stampa ottocentesca.

Nel 1303 avvenne un fatto storico che tutti ricordano come “Lo Schiaffo di Anagni”: Sciarra Colonna, avversario da sempre della famiglia dei Caetani, cui apparteneva il Papa Bonifacio VIII, colpì, al culmine di un assedio alla fortezza papale di Anagni, il Pontefice con un schiaffo, di fronte la corte, gli armigeri ed il Re di Francia Filippo il Bello, lo stesso che avrebbe poi portato la sede papale ad Avignone ed in seguito ottenuto la scomunica ed organizzato la seguente distruzione dell’ordine Templare. Tale gesto, una violenza fisica contro il Papa, non si sarebbe mai più ripetuto, nemmeno durante il Sacco di Roma del 1527 o le conquiste da parte di Napoleone e del Regno d’Italia rispettivamente nel 1798 e nel 1870.

Qualche giorno fa, a Bari, vi è stato un altro schiaffo. Non da parte di un generale ad un Pontefice, ma bensì da parte di un Poliziotto Statale fuori servizio verso uno Locale, colpevole, a quanto riferiscono i media, di non aver dato il suo appoggio nell’identificazione di un soggetto colto, a detta dell’agente, nel tentativo di rubare auto. Alla risposta della Guardia Cittadina di chiamare una Volante poiché impossibilitato a dare supporto dapprima il poliziotto si sarebbe alterato insultandolo nei ben noti modi e termini spesso usati – voi vigili sapete solo fare multe, siete inutili, stai attento che questa la paghi – per poi degenerare ed appunto colpire con un violento manrovescio il Locale, che, in servizio da solo, stava effettuando il controllo dell’uscita dei bambini dai plessi scolastici. Nessuna corte o armata a vedere la scena, ma tanti bambini, genitori e passanti. Come nelle migliori commedie la faccenda è finita con l’arrivo di una terza forza – i carabinieri – cui sono state affidate le indagini.

Non intendo soffermarmi sui commenti dedicati a questa spregevole vicenda sui social: certo fa specie vedere come nei siti delle testate giornalistiche il coro di accuse al poliziotto sia quasi unanime mentre nelle pagine gestite da appartenenti o simpatizzanti ad altre amministrazioni si vede invece un sorta di assurdo giustificazionismo ed un vergognoso insultare ed ironizzare sulla Polizia Locale: come dire, meno male che il Ministero raccomanda cooperazione tra le Forze di Polizia -ho scoperto di recente che ci fece pure una circolare apposita qualche lustro fa –  ma peccato davvero che, complice la solita e continua campagna denigratoria condotta in primis da determinati sindacati – anche della stessa Polizia Locale – ed alte sfere delle Forze dell’Ordine “statuali”, pare che i figli della legge 121 si sentano in dovere ed in potere non solo di darci ordini, ma perfino di punirci, di prenderci a schiaffi, se osiamo disobbedire. Eravamo rimasti alla gogna mediatica, siamo arrivati alla reazione fisica, usata poi per foraggiare la prosecuzione della berlina sociale.

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Non vi sono parole per descrivere l’accaduto: non è “uno schiaffo” è LO SCHIAFFO che è stato dato, in un istante, a tutta la Polizia Locale italiana. L’arroganza di volersi imporre in  virtù di una supposta superiorità giuridica, l’impunità di potersi prendere la libertà di insultare ed alzare le mani, quasi a “punire” il servo sciocco, o lo schiavo riottoso, la violenza verbale e fisica come unica dialettica e la sicumera di pensare di essere nel giusto nell’avere un comportamento così inconcepibile di fronte la cittadinanza. In una parola il senso di onnipotenza dovuto anche alla scarsa considerazione che la società ha di questo strano ibrido, di questi “forse dell’ordine” che la “giuria popolare” immagina solo  comminare le odiatissime “multe” – soste, ztl e velox in primis, visti come veri e propri furti dal cittadino incivile e così diffuso in Italia –  far attraversare i bambini, effettuare accertamenti anagrafici e misurare plateatici, ma che nella realtà sono dotati delle medesime qualifiche e doveri delle polizie dello Stato – verso i quali vediamo anche oggi il rispetto e l’impegno – e che alla fin fine sono detestati quando multano e svalutati quando arrestano, quasi osassero infiltrarsi nel campo di altri, anche se, a quanto pare, ritengono sia loro possibile ordinargli di effettuare attività di PG su “indicazione”, nonché “punirli” se si rifiutano. 

Non è una questione di “caso isolato” e nemmeno del “motivo” per cui alla richiesta del Poliziotto sia stato risposto di non poter procedere: è questione della totale mancanza di rispetto verso una categoria professionale che, piaccia o meno, espleta le medesime funzioni ed attività estremamente simili quelle dei tanto blasonati supereroi, i quali peraltro approfittano dell’esistenza dello “strano ibrido” per potersi permettere di non effettuare quelle attività  e quei controlli per cui le Guardie Cittadine sono tanto odiate, al contrario delle rispettatissime Forze Statali. 

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L’odio demente scatenato contro la categoria porta anche a certi commenti alla notizia del SUICIDIO di un poliziotto locale.

A me le Guardie, come peraltro diversi sindacati di categoria, pretende una ferma risposta a questo inqualificabile atto di violenza, una marcia indietro da parte dei vertici delle altre forze sulla considerazione negativa che hanno di noi ed un forte segnale da parte del Ministero per imporre una volta per tutte delle linee guida di collaborazione interforze e per richiedere tutte le modifiche giurisprudenziali necessarie per parificare la dignità, la formazione, l’equipaggiamento e la contrattazione delle Guardie Cittadine a quella delle Forze Statali.

La soluzione alternativa, è, come sempre, quella di abolirci, e così doversi trovare, oltre che qualcun’altro a fare soste e plateatici, qualcun’altro da prendere a schiaffi.

Certo, in tutto questo, la cosa che fa più specie sono quei colleghi che azzerano la loro dignità di uomini sostenendo che i nostri doveri siano proprio quelli per cui siamo stati condannati al pubblico ludibrio quotidiano, e per cui gente palesemente inadatta al ruolo di Polizia ha trovato facile rifugio ed ammortizzatore sociale tra le nostre fila: mi viene il dubbio, in effetti, che chi sostiene certe amenità faccia parte di questa considerevole percentuale della categoria, alla quale auguro venga data al più presto possibilità di passare a lavorare in un comodo ufficio, non di polizia, dal quale magari premere pulsanti e mettere firme sulle rilevazioni automatizzate di quelle soste, quelle ztl e quei velox verso cui hanno un’adorazione ed una dedizione quasi feticista.

Davvero ritenete dignitoso essere “solo quello”? Per fortuna che vi sono ancora molti colleghi convinti che noi si sia altro, come dimostra questo recentissimo intervento su rapina a Roma, fuori servizio, di un agente della Polizia Locale, che ha impedito un furto e permesso l’arresto dei ladri, e che antepongono il bene della collettività alla loro quotidianità ed al 27 del mese. 

Ironia a parte, speriamo che lo Schiaffo di Bari, come quello di Anagni, rimanga un caso unico nella Storia e che, allo stesso modo, venga quanto prima ammantato di un’aura di leggenda, se non direttamente smentito. 

3 pensieri riguardo “Lo schiaffo di Bari

  1. Sarà, ma a me nessun poliziotto si permetterebbe mai di darmi uno schiaffo, quindi vuol dire che qualcosa di anomalo e taciuto ai media c’è nella vicenda.
    Posto che molti miei colleghi “Vigili” li prenderei volentieri a chiaffi anch’io, senza far loro male fisico :-).

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    1. Con i colleghi ci litigo e discuto spesso pure io, e non lesino parole forti e accuse dirette, ma mai alzerei le mani. Mai accetterò una polizia – locale, di stato o altro – che per punire chi non obbedisce lo prende a schiaffi così da dare esempio. È un gesto intollerabile.

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