
Nel medioevo non erano rare situazioni come quella che vediamo nel magnifico manoscritto bolognese qui sopra: Guardie Cittadine contro Guardie Cittadine, magari le une al soldo della signoria dominante e le altre di una famiglia sua rivale, ma tutte con i blasoni del comune di riferimento sullo scudo usato per proteggersi dai dardi e dalle spadate dei loro colleghi. Anche in epoche più recenti non sono mancati conflitti tra “guardie”: nel 1881, in Arizona, un certo Wyatt Earp, con in tasca una delega di sceriffo federale, dava la caccia a dei criminali sospettati di rapina e di omicidio, e nello stesso momento era ricercato, con tanto di mandato di arresto, dallo sceriffo della contea, che voleva arrestarlo per alcuni abusi di potere che avrebbe commesso quand’era ancora un marshall cittadino. Negli ultimi momenti della seconda guerra mondiale, infine, non era raro vedere Vigili Urbani e Carabinieri puntare le armi contro agenti della pubblica sicurezza o repubblichini non rassegnatisi alla sconfitta del regime.

Oggi non siamo nel medioevo, e tantomeno nel far west o in guerra civile, quindi è chiaro che eventuali conflitti tra guardie non si risolvono alzando le pistole o le mani – anche se qualche discutibile precedente c’è stato anche di recente – ma esistono attacchi e colpi bassi che fanno più male di uno schiaffo, e vedersi negare l’ingresso in un monumento perchè armati, sicuramente, è uno di questi. La legge italiana dice chiaramente che le Guardie Cittadine hanno le stesse qualifiche e la stessa dignità delle Forze dello Stato, e lo sottolinea proprio nella legge 65 del 1986, quando ribadisce che gli operatori di Polizia Locale portano le armi anche fuori servizio, nell’ambito del territorio di competenza e nella strada – senza obblighi di percorsi più brevi o tempistiche limitate – per andare e tornare dal territorio al loro domicilio: ripetiamo DOMICILIO. Se davvero un Questore, come asserito dagli agenti dello Stato che hanno impedito l’accesso al duomo ad un agente locale fuori servizio perchè armato, avesse dato ordini di consentire a solo due forze – polizia di stato e carabinieri – l’accesso armati a determinate aree, avrebbe semplicemente emanato una direttiva illegittima. Siamo in attesa di scoprire più dettagli.

Sempre a Milano si fa un grande parlare di una brutta novità per la Polizia Locale: l’introduzione dei controlli accessi tramite badge per gli operatori, esattamente come gli impiegati del comune e come, spiace ammetterlo, il novanta per cento degli altri poliziotti locali del paese. Questa incombenza, finora evitata per il semplice motivo che molti agenti montano direttamente nelle postazioni assegnate, cancella uno degli ultimi corpi di Polizia Locale che godeva di questo “privilegio” ormai rimasto appannaggio delle sole forze statali che, giustamente, non timbrano un bel nulla e le cui presenze sono attestate dall’ufficiale responsabile dei singoli servizi. E’ inutile stare qui a spiegare perchè un’attività di polizia non ha ragione di avere un badge che accerti la presenza in servizio e alla miriade di soliti invidiosi ed odiatori professionali che alla notizia ridono, schiamazzano, festeggiano ed addirittura insinuano non posso che rispondere come già fatto in una pagina social:
“Timbro da quando ho preso servizio. Lo faccio e amen, ma ogni giorno lo vivo come un insulto, una mancanza di fiducia, un sospetto di inganno e furberia, in totale disprezzo del mio stesso dovere: come puoi aver fiducia di uno di cui senti il bisogno di accertare la presenza? Tutto ciò che era la polizia, la guardia, tutta la retorica dell’onore e della fedeltà al proprio ruolo sono stati cancellati da una società che ha paura dei suoi migliori esponenti – forze di polizia e soccorso – e ha fatto di tutto per standardizzarli al basso, alla medie del cittadinuncolo furbetto e del padroncino del quartiere. Temo che nemmeno Polizia e Carabinieri riusciranno ancora a lungo a sottrarsi a questo, ma ragionate sull’ipocrisia: non si fidano della nostra presenza sul posto di lavoro, un lavoro che doveva essere più una missione ed è stato trasformato in una mansione, ma ci danno una pistola in mano. Lo trovo un gran controsenso, ma tant’è, così vogliono e così sarà, perchè la debolezza di noi “guardie” è che abbiamo bisogno di questa società che ci disprezza e ci sfiducia perfino su un badge, quanto lei ha bisogno di noi, quanto di disprezzarci e sfiduciarci.”
Dalla Lombardia passiamo in Campania, ad Agropoli (SA) dove a fine settembre una pattuglia di Guardie Cittadine venne sanzionata dalla Polizia Stradale mentre effettuava un controllo: gogna mediatica su tg e giornali, sospetti di chissà quali reati – la sanzione era un 180 cds perchè la pattuglia locale non aveva con sé l’originale del libretto di circolazione, obbligo non previsto per i veicoli in locazione senza conducente quali quelli di polizia – dopo migliaia di commenti di scherno ed odio anche e soprattutto nelle pagine social degli uomini dello Stato, di oggi è la notizia che il ricorso del comando è stato vinto e della tirata di orecchie della prefettura agli zelanti – e forse in cattiva fede – poliziotti stradali: come la mettiamo con i danni morali subiti dai colleghi con quella che è stata una vera e propria ondata di cyberbullismo? Tutti amici come prima, ovviamente.
Tanti fatti, così vicini l’uno all’altro, e sommati al curioso arresto a Rimini dei colleghi le cui prove a carico, in prima battuta così gravi da necessitare l’applicazione di misure cautelari, sono decadute a tal punto da farli rimettere tutti in libertà nel giro di pochi giorni una volta averli infamati a reti unificate, nonchè all’assoluzione dell’ex comandante delle guardie di Treviso, Salmaso, tra le cui carte processuali salta fuori una intercettazione nella quale il suo accusatore – andava dicendo di essere stato soggetto a pestaggi e abusi vari da parte del comandante – ammette di aver fatto quel che ha fatto – la calunnia verso l’ex comandante – per la “digos“, fanno capire che il mobbing di stato e la persecuzione verso le Guardie Cittadine sono tuttavia ben lungi dal terminare, e guarda caso questo succede in un periodo in cui come non mai si è tornati a parlare della necessità di una riforma del settore.
Pare evidente che qualcuno ha paura di perdere una fetta di potere.
Come reagire? Qualcuno di noi parla di “levarci le soddisfazioni”, ma non mi piace l’idea di una guerra aperta e nemmeno di abbassarmi di livello, qualcun’altro, altrettanto in errore, parla di “smettere di fare quello che non è nostro” riprendendo il vecchio mantra mai abbastanza smentito delle competenze specifiche o di un mansionario mai esistito. Mai errore sarebbe più grande: lo scopo del mobbing sociale, mediatico e di stato è proprio quello di renderci nemici della cittadinanza, multaroli incalliti, giustificando così l’odio contro di noi e il trattarci da “sospetti in casa nostra” come abbiamo visto a Milano. Guai a cedere, anzi, il servizio al cittadino, il suo soccorso e la sua protezione decono restare la nostra priorità, perchè nessun insulto e nessun sopruso mi farà mai dimenticare una certa ragazzina seduta sul ciglio del binario del metro o la signora che, giusto oggi, ha detto che “siete stati velocissimi, efficienti, gentili e chiarissimi: il vostro è un lavoro difficile che sapete fare benissimo, da veri professionisti” e parliamo di una donna che si è vista il figlio investire da un’auto.
Ultima cosa, cari colleghi: le 14mila letture e le centinaia di condivisioni del pesce d’aprile mi hanno molto soddisfatto, ma non pensate che sarebbe ora di valutare la priorità delle notizie da diffondere?
non so chi siete voi che scrivete, ma se la sola metà degli agenti di pl in italia avesse i coglioni di chi scrive, i fatti del duomo, lo schiaffo di bari e altre mille situazioni non sarebbero neanche pensabili; spero che il vostro lavoro finalizzato alla riforma porti a qualche risultato in tempi brevi. bravi bravi
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Aldilà che a mio avviso è un abuso bello e buono,
io per la mia attività sono ormai 36 anni che sono sempre armato, e non vedo perché non posso entrare in certi ambienti, chiaramente ho sempre e vitato , manifestazioni, comizi, concerti e stadio..ma se un Prefetto mi autorizza ad andare armato per la mia incolumità personale..non posso andare ad un museo, o a qualsiasi altro evento..?..
tralaltro l’agente di PL a mio avviso, visto che presta servizio in quell’area aveva un buon motivo per andare armato, eppoi in caso di necessità poteva essere di aiuto alle FF.OO statali, anche se a me hanno insegnato che la Pubblica Amministrazione dei Comuni, rappresentano lo Stato localmente per stare vicini ai cittadini..quindi alla contadina..1+1 = 2, io credo che in Italia si debba far ordine e rivalutare tutto quello che è utile allo Stato ed al Popolo Sovrano, e chi denigra l’operato della PL è solo perché sono maleducati e quindi rancorosi, oppure in moltissimi casi..invidiosi che un civile in Uniforme possa sottometterti sanzionandoti e richiamarti alle regole..
buona giornata
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Questo è il commento che più mi rende fiero del lavoro fatto in questo blog. Grazie di cuore.
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