Usciamo un attimino dai classici argomenti riguardo le Guardie Cittadine per parlare dei colleghi del privato, ovvero le Guardie Particolari Giurate. In particolare andremo ad analizzare i motivi che hanno portato i loro sindacati ad indire nientemeno che uno sciopero generale per rivendicare la riforma del loro settore, in particolare dopo le mancate promesse dell’attuale esecutivo. Ricorda la situazione di qualcuno? Si, ma ne parleremo dopo.
Per capire i motivi e le ripercussioni di 7 giorni – dal 26 febbraio al 5 marzo – senza vigilanza privata bisogna innanzitutto sapere cosa facevano e cosa fanno oggi le Guardie Giurate. Istituite nel 1931 all’interno del TULPS, i “vigilantes” erano – e tutt’ora sono considerati – dei soggetti privati con funzioni di vigilanza di beni . In un’epoca in cui banche, uffici postali e altri luoghi pubblici avevano, forse, un solo telefono all’interno, la Guardia Giurata era quella incaricata di usare quel telefono e chiamare le Forze di Pubblica Sicurezza in caso di rapina. Per questo motivo la Guardia era armata, con la ratio che se nel mentre chiamava aiuto i ladri tentassero di aggredirla, poteva almeno difendersi. Stessa considerazione valeva per le Guardie incaricate di pattugliare nella notte e controllare che i loro clienti non stessero subendo o avessero subito furti – il famoso “cartellino” che mettono ancora oggi nelle serrande – che in caso avvistassero qualcosa di sospetto avrebbero dovuto raggiungere un telefono e chiamare aiuto. Anche per loro valeva il discorso che se nel fare questo fossero state aggredite era loro diritto difendersi. Questo oltre ovviamente il sempre garantito servizio di trasporto valori.

Va infatti fatto notare come, in un paese ove il possesso di armi è considerato generalmente vietato e qualsiasi autorizzazione ad averne è una deroga ad una regola generale e pertanto soggetta a completa discrezionalità da parte dell’autorità non solo sul rilascio, ma soprattutto sul ritiro di eventuali porti d’arma, le Guardie Giurate siano l’unica categoria per la quale il possesso di un’arma è considerata parte integrante e requisito fondamentale per esercitare l’attività. Fatta eccezione per le Forze di Polizia, ovviamente: per dire, l’armamento è ancora “accessorio” per le Polizie Locali, mentre per le Guardie è da sempre obbligatorio, ed inoltre senza restrizioni particolari, avendo loro un normale porto d’armi per difesa personale in luogo di una qualifica di Pubblica Sicurezza, che fa da titolo autorizzativo al porto dell’arma per le Guardie Cittadine.
Come quello di tutti coloro che si occupano di sicurezza, anche il lavoro delle Guardie Giurate è cambiato. Innanzitutto il Trasporto Valori, una volta scortato da Carabinieri o Guardia di Finanza quando si superavano determinate somme, viene ora svolto unicamente dalle Guardie, normalmente 3 per furgone. In secondo luogo la loro figura si è molto evoluta negli ultimi anni andando a chiudere alcuni buchi di sicurezza lasciati dallo Stato, in particolare per quanto concerne il presidio di ospedali, tribunali, altri edifici pubblici, aeroporti, porti, allestimenti vari, controllo accessi ed ultimamente anche controlleria e sicurezza aziendale in treni e metropolitane.

Tutto questo senza un evidente mutamento della loro figura professionale che, a parte il riconoscimento della qualifica di “incaricati di pubblico servizio” – la stessa di operatori ecologici e scolastici – non ha visto alcuna evoluzione nella contrattualistica, tutt’ora completamente nelle mani del singolo istituto di Vigilanza, nella turnazione, nelle dotazioni di sicurezza, nella formazione e nello stipendio, ad oggi uno dei più bassi in assoluto per il rapporto ore/rischi/disagi.
Il numero di Guardie Giurate cadute o ferite in servizio da l’idea dei rischi e delle anacronistiche modalità con cui prestano servizio, nella totale indifferenza di un’opinione pubblica che tutt’ora continua a vedere le Guardie come i “vigilantes” i “metronotte” considerandoli una via di mezzo tra un branco di esaltati scartati dalle Forze di Polizia e un gruppo di poveracci con unica scelta quella di fare tale mestiere per sopravvivere. La stampa non li aiuta, demonizzandoli ogni qual volta uno di essi venga colto a commettere un qualsiasi reato o leggerezza, lo Stato li ignora. Una situazione che li accomuna alle Guardie Cittadine, per essere sinceri e chiari.

Il nodo, per le Guardie Giurate, è nel loro essere dei privati cittadini con porto d’armi privato, che essere “incaricati di pubblico servizio” non cambia. Come possono reagire ad aggressioni, o proteggere i controllori cui fanno senza mezzi termini da scorta, o trattenere un soggetto che dovesse dare di matto in un pronto soccorso piuttosto che in un sert, o che volesse entrare in un tribunale, se non hanno alcun tipo di potere coercitivo o impositivo? Come possono identificare chi entra nei luoghi da loro tutelati se non è previsto che abbiano poteri di identificazione? Come tutti, certo, possono arrestare in flagranza di reati per i quali è previsto l’arresto obbligatorio e, diversamente da tutti, sono obbligati a prestare ausilio ad un agente della forza pubblica che dovesse chiedere il loro supporto, ma allo stesso tempo non possono far uso di strumenti diversi dalla pistola, secondo quanto disposto dall’articolo 52 del codice penale, e qualche genio gli contesta pure l’eventuale porto di manette.
L’evoluzione della loro sfera di intervento rende indubbiamente necessario rivedere le loro possibilità operative ed i loro iter formativi e selettivi. Questo non vuol dire far diventare 50mila Guardie Giurate una nuova Forza di Polizia, ma affrontare quel passo culturale che l’Italia rifiuta da 40 anni: la sicurezza è fatta a strati ed è impensabile pretendere che di essa si occupi solo la parte più alta della piramide statale, che per ovvie ragioni è quella più lontana dalla base, la quale però è il teatro ove ricadono le decisioni del vertice.

Dare contezza alle Guardie Giurate del loro ruolo e delle loro possibilità va ben oltre un decreto legge o simili, va oltre le divisioni tra Statali, Locali e Privati, e va visto nell’ottica di una ben più importante, necessaria e complessa riforma di tutte le figure incaricate di tutelare la sicurezza del territorio, con una chiara trattazione di chi fa cosa, senza pretese di sudditanza o celolunghismi del singolo ente o ministero. Una grande legge quadro non della giustizia, ma di coloro che, in divisa, mantengono in piedi la sicurezza della famosa piramide, sia essa con funzioni di polizia, di vigilanza o di soccorso. Senza paletti ideologici, senza dogmi politici, ma con un approccio tecnico alla creazione di un sistema funzionante di collaborazione tra persone con lo stesso spirito e lo stesso dovere. E per carità, basta questa idiozia che statale è più figo di locale che a sua volta deve schifare il privato mentre questi ritiene tutto ciò che dipende dal pubblico corrotto ed inefficiente. Il tutto mentre il poliziotto vede diverso l’infermiere, che schifa il soccorritore, che per darsi un tono chiama “collega” il vigile del fuoco, che non sopporta il discontinuo, che oltre che il vigile del fuoco fa pure il poliziotto locale. Usassimo un terzo dell’energia che sprechiamo nell’odiarci per collaborare, saremmo un comparto migliore. Anzi, saremmo un comparto e basta: quello Sicurezza&Soccorso.

Il Settore della Vigilanza Privata è messo male, e come se non bastasse si aggiungono articoli come questo che non aiutano di certo. A tal proposito “tre” considerazioni e “una” domanda:
1) Le GPG in Italia non sono 51.000;
2) L’Anggi sicuramente non rappresenta tutte le Guardie Giurate… forse qualche decina o centinaia;
3) Per legge non è possibile proclamare una settimana di sciopero;
4) Chi sono questi rappresentanti di categoria che proclameranno lo sciopero e scenderanno in piazza per il fantomatico Strappo?
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La fonte è un articolo di repubblica per quanto riguarda tutte le informazioni relative i numeri, i rappresentanti e compagnia. Se Repubblica ha sbagliato a citare tutte queste informazioni non me ne faccio francamente una colpa.
La settimana di sciopero sarà una boutade ma se mi dici che l’unione di categoria non c’è nemmeno tra voi mi spiace sinceramente.
Non capisco come un articolo in cui si spiega a grandi linee l’evoluzione di una professione e si auspica una riforma di un intero settore possa aiutare o meno.
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Come segnalatoci da diversi colleghi del privato, già pubblicato nella pagina Facebook, per correttezza di informazione condividiamo questo link con una netta presa di posizione opposta rispetto quanto affermato nell’articolo di Repubblica usato come fonte di questa riflessione.
https://www.linklav.it/140-uncategorised/11611-a-g-r-i-si-dissocia-da-quanto-scritto-in-questi-giorni-sulle-testate-giornalistiche,-in-merito-ad-uno-strappo-tra-le-guardie-giurata,-ed-il-ministro-dell-interno-matteo-salvini.html?fbclid=IwAR21QzYHQqMKBq9PrOQQX1V02fgB_jg-KgxCjahzhocsOFqwKcKzC0xFUxM
Spiace vedere che anche le Guardie Giurate sono evidentemente scollate tra loro.
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