Cronaca · riflessioni

Brexit e la democrazia

Parlare dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea è difficile per un blog di Guardie: molti colleghi ,infatti, esultano. Lo dicono senza problemi, sono felici, vedono in quello che è successo una possibile “alba dorata” di un’Europa più chiusa, più resistente, più salda e più forte sull’indipendenza di ogni stato. La stessa Europa che ha generato Hitler ed ha eretto un muro a Berlino, per capirci.

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Intanto abbiamo i fatti: con una maggioranza risicata,ma vincente, il popolo inglese ha dato la sua volontà sulla non permanenza della Gran Bretagna nell’Unione. Non succederà domani e da lunedì non dovremo rastrellare tutti gli inglesi in Italia in quanto extracomunitari clandestini: la normativa internazionale dice che un paese ha due anni di tempo per mettere in atto il processo di uscita dall’UE, e per inciso questo referendum non ha alcun potere legislativo: certo, ha posto le basi per uno scisma imminente nel continente  –  anche all’interno del Regno, visto le nette posizioni di Irlanda e Scozia- ma il percorso per il distacco totale è lungo e sarà mediato e ragionato. Non mi fascerei inoltre la testa per il crollo dei mercati, lo ritengo un terremoto naturale, sopratutto visti i pronostici completamente sbagliati delle prime ore, uno tsunami destinato a disfarsi da solo nell’oceano delle borse mondiali.

Per ora quindi limitiamoci  ad analizzare il fatto da un punto di vista sociale e politico e, per farlo, partirei dalle parole dell’ex presidente Giorgio Napolitano, il quale, ben sapendo di attirarsi contro un feroce attacco da parte dell’ultradestra – trovo ridicolo che gente che vorrebbe ghettizzare gli immigrati, relegare al ruolo di madri&mogli le donne, mettere l’omosessualità al limite del legale ed innalzare muri in giro possa parlare di democrazia – ha dato la coraggiosa opinione che, forse, su certi temi, la sovranità popolare andrebbe limitata.

Per intenderci, non ha detto nulla di fascista o nazista: sono due dottrine che, basandosi appunto sul consenso popolare stimolato dai sentimenti di pancia, non avrebbero mai detto in faccia al popolo di essere composto da una massa di ignoranti pecore in grado si e no di gioire per una partita di calcio e sbavare per la farfallina tatuata sul pube di qualche showgirl.  Ha ribadito invece una cosa cristallizzata anche nella nostra Costituzione , che all’articolo 75 chiarisce che il potere referendario del popolo non può avere come oggetto, tra le altre cose, la rettifica di trattati internazionali: come dire che nel 1948 forse erano comunisti, forse democristiani, forse reduci da un periodo un po’ troppo buio per incoraggiare altre marce sulla capitale, ma sicuramente avevano capito che in alcuni argomenti il popolo è un po’ troppo facilmente manovrabile. Certo, all’epoca non avevano nemmeno lo strapotere bancario e il grande fratello globale di oggi, cose di cui tenere sicuramente conto e che sono causa da un lato del malumore e dall’altro del delirio di onnipotenza del cittadino medio.

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Tuttavia è interessante notare come le analisi del voto sulla brexit abbiano messo in risalto una sorta di spaccamento sociale più che politico all’interno del Regno: se infatti i favorevoli si sono rivelati in massima parte studenti, laureati ed immigrati il fronte del “no” ha trovato forza negli over 60, nelle classi sociali meno abbienti abbarbicate nelle periferie delle grandi città, nelle persone con basso livello di istruzione e scarsa sensibilità ad un mondo che si deve ammettere essere completamente cambiato: per citare i Modena City Ramblers, certo non è più il tempo di Contessa o di dolci rivoluzionarie, ma direi che pure il bel suol d’amore tripolitano  e l'”eja eja elalalà” abbiano ormai fatto il loro tempo.

In sostanza chi ha deciso sull’uscita dall’UE è chi non vivrà abbastanza per subirne le eventuali conseguenze sul lungo periodo e chi, per imposizione sociale o scelta personale, non vivrà gli evidenti limiti alla circolazione estera, allo studio, alle importazioni ed agli affari cui la Gran Bretagna sarà destinata nel momento in cui terminerà la fase di distacco dall’Unione.

Ricordando che questa pagina non ha mai avuto particolari velleità di democrazia diretta o di supersovranità popolare, faccio notare che il discorso è simile a quello che si fa quando si attaccano gli attivisti NO TAV che, provenienti da ovunque meno che dal tratto compreso tra Torino e Lione, decidono che un’opera che non avrà influenza diretta sulle loro vite sia ingiusta e spaccano tutto per avere ragione: se giustamente mi chiedo cosa gli salti nelle loro teste più o meno bacate, mi viene spontaneo domandarmi quale peso possa avere per il contadino del Sussex la brexit, se non quello di soddisfare il suo nazionalismo più o meno sopito e la sua non troppo celata antipatia per i giovani che invece di zappare patate pensano di studiare e crescere alla finestra di un mondo privo di confini quale è l’Unione Europea.

Alla luce di questo, mi viene in mente che, forse, e si, datemi pure del nostalgico sovietico, ci sono cose dove si dovrebbe pretendere che le opinioni siano quantomeno qualificate, e che esiste una differenza abissale tra “libertà” e “democrazia”: non dimentichiamo che, probabilmente, alla luce di un referendum popolare l’Italia riterrebbe uno spreco la ricerca spaziale! E ripristinerebbe la pena di morte, magari! Per i colleghi: è per una direttiva europea che la Polizia locale è destinata ad un riconoscimento della sua professionalità e parità alle forze dello Stato.

Io non ho la competenza per decidere, prevedere o capire quale sarà il prezzo del voto inglese sul nostro stesso concetto di società occidentale, nè se succederà il patatrack previsto dagli analisti europei (sicuramente di parte: quella opposta!) o se invece alla faccia di noi tutti il Regno tornerà ai fasti di Enrico VIII, tuttavia sono molto, molto, molto sollevato dal fatto che la mia Costituzione (quella su cui, in quanto Guardia, ho giurato) impedisca che un giorno ALTRA gente possa decidere del MIO destino su una questione di primaria importanza quale il mantenimento del Diritto Europeo nel nostro ordinamento e sono altrettanto contento che gli inglesi avranno due anni di tempo per eventualmente capire di aver appena votato una grandissima pazzia.

Tanto detto, per ora, col massimo augurio di buona fortuna agli amici trasferirtisi in terra albionica, dedico loro un sincero:

INGHILTERRADOMINA

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