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A Scuola di Guardie: diario di viaggio dall’accademia della Polizia Locale di Milano

Dalla Scuola allievi agenti di Milano, A  me le Guardie ha ottenuto il permesso di pubblicare un diario di viaggio, tra novellini, sovrintendenti  anziani, sogni realizzati, speranze e dura realtà.

Un allievo, un tutor ed un ufficiale ci racconteranno le loro impressioni, i loro passi, l’evoluzione del corso appena iniziato nel capoluogo lombardo ed ancora, nonostante tutto, faro nel buio della Polizia Locale Italiana. 

Le prime parole le lasciamo all’allievo, perchè? Perché se una scuola esiste è perchè ci sono gli allievi. Ed il tutor, perchè, da ex allievo, so che gli insegnanti sono importanti,ma quel che ti resta nel cuore, quello per il quale ti fai 200 km solo per salutarlo, o per andarlo ad omaggiare il giorno della pensione, quello è il Sovrintendente Anziano, un mentore prima che un superiore.

E l’ufficiale, l’insegnante, la figura di riferimento ed apicale, superiore ed allo stesso tempo colui che deve catturare la tua attenzione e tenere alto il tuo interesse per il percorso scelto.

Non so davvero come ringraziare i colleghi che hanno accettato di partecipare a questo viaggio. 

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Il portafoglio con placca dato agli allievi agenti.

L’ inizio del sogno. Ore 7.20 mancano 20 minuti all’ ingresso e già una buona quantità di futuri allievi agenti si ritrova al di fuori del cancello quando il piantone di turno ci intima di iniziare ad entrare. Una forte emozione e sensazione di gloria mi pervade completamente tanto che commetto il primo errore: entro nel cortile della scuola con la sigaretta accesa e vedo il piantone avvicinarsi; dopo avermi chiesto la matricola mi impone di uscire dal cancello buttare la sigaretta e rientrare e conclude dicendo “dove credi di essere? questa è una scuola di polizia!”.  Un inizio non dei migliori direi, però questo permette a me ed altri due colleghi di frenare l’ entusiasmo.

 

Venerdì, primo giorno, è dedicato interamente a noi futuri agenti di Milano mentre i colleghi da tutta la regione ci raggiungeranno lunedì per l’ inizio effettivo del corso. Ci vengono spiegate le regole base della scuola e ci viene presentato parte dello staff della scuola, alcuni ufficiali e sovrintendenti. Il rigore e la disciplina sono le prime cose che a tutti gli allievi, me compreso, appaiono come le più importanti. Dopo una mattina passata a studiare le zone che compongono milano e la sua storia veniamo inviati a gruppetti per procedere alla vestizione e alla foto per il tesserino di riconoscimento e veniamo guidati in un tour della scuola dove veniamo a conoscenza delle varie aule e dell’ impianto sportivo, che sarà a nostra disposizione per allenarci o praticare sport. Lunedì, inizio del corso.

Divisi in tre sezioni e raggiunti dai colleghi della regione ci vengono assegnati dei tutor; tre sovrintendenti che si occuperanno ognuno di una sezione. I tutor appaiono da subito molto autorevoli e dei veri veterani, tanto che spesso nelle pause si lasciano a racconti e esperienze di servizio che si alternano tra il comico e il drammatico. Parlando con qualche collega di corso, traspare da subito che il lavoro di poliziotto locale non è solo complesso, ma è pieno di sfaccettature che molti non conoscevano.

Dopo un inizio di settimana e di corso molto impegnativo, a quasi tutti pare normale entrare in certi ritmi e certi orari. Le lezioni si susseguono e alcuni di noi imparano anche a caro prezzo che la puntualità e la serietà sono d’ obbligo: a me tocca una delle strigliate per aver scambiato due parole con un collega durante la spiegazione di un ufficiale istruttore, mentre un ragazzo ha la brillante idea di fare il saluto militare in maniera scherzosa ad uno dei sovrintendenti… inutile dire come sia finita.

A metà settimana inizia l’ inquadramento formale con le posizioni di attenti, riposo e il saluto militare. Unitamente a questo le prime lezioni di viabilità. Anche qua qualche collega di corso viene punito per aver lasciato la posizione di attenti senza permesso, durante una pausa invece alcuni vengono sgridati duramente per essersi nuovamente appoggiati al calorifero e parlando tra noi tutte queste cose ci portano sempre più a capire che siamo in una scuola di polizia, quindi dobbiamo tenere un comportamento impeccabile e i momenti di scherzo e tranquillità sono confinati al termine delle lezioni.

Per quanto le regole siano rigide e le lezioni siano molto impegnative è opinione generale che questa esperienza sia per il momento la più bella mai vissuta, inoltre già al termine della prima settimana ci troviamo, nel bene o nel male, molto legati tra colleghi di corso, tanto che anche se non ci si conosce ci si saluta al bar la mattina con quel saluto che dice “siamo nella stessa famiglia”; ancora più legati coi colleghi di sezione con il quale passiamo il 100% del nostro tempo all’interno della scuola, anche se ovviamente con qualcuno si lega di più e con altri di meno, mentre scrivo mi vengono alla mente le parole dei tutor: “le amicizie che stringete qui alla scuola dureranno per sempre e non importa se un giorno avrete un collega di pattuglia che vi sta antipatico, voi dovete capire che siete colleghi, siete fratelli in questa famiglia… quindi proteggetelo anche se non lo sopportate e lui farà lo stesso con voi”.

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La Sala Martiri del Comando Centrale

Entro alla scuola della polizia locale di Milano, che è ancora buio sono da poco passate le 06.40 del mattino, il collega che mi aspetta mi guida nello spogliatoio e mi fa vedere, quello che per me sarà il mio armadietto per i prossimi tre mesi. Sull’anta una piccola etichette e una parola scritta a penna con tratto deciso, TUTOR. Mi blocco un attimo, Tutor io! mi scappa un sorriso e con lo stesso sorriso comincio a svuotare la borsa, estraggo la giacca con tutti i suoi orpelli, la guardo e mi chiedo se non sarà un po’ esagerata tutta quella roba attaccata sopra, ma poi penso, in fondo è la mia storia perché nasconderla. Mi cambio, indosso la mia divisa e scendo. Nell’atrio sono arrivati i primi ragazzi, un po’ mi rivedo in loro 27 anni fa. Sono emozionato mi guardano io guardo loro sono tanti, poi entrano in aula tutti insieme, sembrano ancora di più. Chiudo la porta alle mie spalle li osservò e penso…. Se la prima impressione è quella che conta avrò ottimi colleghi.

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Un quadro esposto alla Sala Martiri

Tutti siamo andati a scuola. E tutti, almeno una volta, durante la carriera scolastica, ci siamo immaginati dall’altra parte della cattedra. Per qualcuno diventa realtà: e si scopre che, alla fine, non è una posizione così privilegiata.

Insegnare è difficile. Le cose puoi saperle: ma trasmetterle agli altri è lavoro non da tutti. Perché devi essere chiaro, accattivante il giusto, con la capacità di saper suscitare interesse vero in chi ti ascolta. C’era chi sapeva creare attenzione con il timore che provocava agli allievi, vero: ma sfido chiunque a trovare qualcuno che abbia un buon ricordo di questi personaggi, o che abbia imparato ad amare la materie che questi insegnavano.

L’istruttore in un corso di formazione per allievi operatori di Polizia Locale è un ruolo particolare. Non sei un insegnante, ma un formatore. Sembra un sofisma: invece, fa tutta la differenza del mondo. Un insegnante ti trasmette delle nozioni; un formatore, invece, ti insegna un mestiere.

Ma formare un operatore di polizia non è un ruolo esclusivamente pratico: c’è anche tanta, tanta teoria. Però va dato un taglio pratico, che sappia dare perfettamente l’idea di cosa sia una fattispecie, e cosa significhi applicarla a un caso reale.

Ogni volta che entri in un’aula, quindi, e guardi negli occhi dei ragazzi dai quali, ormai, ti separa un vero e proprio gap generazionale, ti metti alla prova. Perché hai di fronte sovente persone motivate, vincitrici di concorso, con studi più freschi dei tuoi. Perché non è facile trattare certi argomenti, visto che sulle procedure ci sono molte idee differenti. Perché devi dire a chi hai di fronte che troverai, per questo motivo, persone che la penseranno diversamente da quanto gli stai dicendo.

Premesso questo, vai in cattedra con sentimenti contrastanti: voglia di trasmettere ad altri la tua esperienza, il giusto orgoglio per essere stato selezionato per farlo, il timore di non essere magari all’altezza, di non riuscire a spiegare bene e la presa di coscienza di avere la responsabilità, anche se condivisa con altri, di fare si che chi hai di fronte si convinca di avere fatto la scelta professionale corretta.

Si dice spesso “ Il primo impatto è quello che conta”. Non è sempre vero: il pregiudizio è importante, ma serve per andare avanti in modalità risparmio energetico, in situazioni poco conosciute. Però, a un certo punto, il pregiudizio va sostituito con la conoscenza. E, per farlo, bisogna abbandonare la modalità risparmio energetico, e passare a quella di piena potenza. Chi hai di fronte deve capire che, per fare questo mestiere, serve metterci dentro qualcosa in più rispetto al farne un altro. E l’istruttore è chiamato a trasmettere questa cosa. E che, quindi, va abbandonato quanto prima il pregiudizio, e la modalità risparmio energetico.

Ogni volta che ti siedi a quella cattedra, quindi, è sempre un’emozione nuova. Perché hai davanti gente che non era ancora nata quando tu già facevi questo lavoro. Perché magari qualcuno di loro farà magari parte del picchetto che ti accompagnerà prima di partire per l’ultimo viaggio. Perché loro sono il futuro. E tu hai il dovere, nei confronti dell’Istituzione che hai servito e stai servendo, di garantire alla stessa di andare avanti in futuro e, se possibile, meglio di adesso.

Hai il dovere di formare gente consapevole del proprio ruolo, e di quello che andrà a fare. Il dovere di fare sì che, al di là di tutte le problematiche, facciano questo mestiere col giusto impegno e la giusta passione. E, perché no, con orgoglio. Come te, che sei felice quando vedi tua figlia che dice che lavoro fa suo padre agli amici. A pensarci bene, una roba da far tremare i polsi. Beh, sediamoci. E cominciamo.

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Al termine del corso ci sarà la cerimonia e la nomina effettiva ad Agenti del Corpo di Polizia Locale di Milano

Un pensiero riguardo “A Scuola di Guardie: diario di viaggio dall’accademia della Polizia Locale di Milano

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