Dopo la (R)Evolution A me le Guardie annuncia, con orgoglio, una nuova sezione dedicata non più ai reparti, ma alle persone: Da Guardia a Guardia – citando il classico Da Uomo a Uomo di Giulio Petroni, western del 1967 – con tanto di logo alla “Il Fatto” del mai dimenticato Enzo Biagi, sarà infatti una rubrica che vedrà A me le Guardie interagire con personalità di spicco dell’ambiente delle Guardie Cittadine, nomi che tutti gli appartenenti conoscono e con i quali discuteremo di attività di servizio, tecniche operative, momenti formativi o, come in questo caso, di prospettive di riforma.
E’ un grande onore per noi poter aprire questa rubrica intervistando il Comandante Antonio Barbato, già dirigente del Corpo di Polizia Locale di Milano, nonché autore di una petizione volta all’emissione in tempi brevi – l’approvazione di un patto di governo dovrebbe essere questione di ore – di una riforma delle Guardie Cittadine. Un progetto che ha avuto una notevole eco tra gli appartenenti, che hanno risposto in massa e tutt’ora continuano a seguire gli sviluppi della proposta, e proprio di questi sviluppi e di cosa dovrebbe contenere questa legge parleremo con IL COMANDANTE ANTONIO BARBATO!
- Comandante Barbato, quante firme abbiamo raggiunto e quale importanza potranno dare il Ministero dell’Interno ed un governo tutt’ora ipotetico ad una raccolta effettuata online?
La raccolta delle firme on-line ha visto l’adesione di circa 11.000 operatori della polizia locale italiana! La petizione è stata lanciata su una piattaforma molto seria che è Change.org. Molti sono coloro che utilizzano questo sistema di adesione e raccolta firme su questioni di grande importanza, a puro titolo d’esempio, in questo periodo, anche Enzo Iacchetti ha lanciato una petizione su questa piattaforma per chiedere l’attuazione di una norma sull’autismo.
Per quanto riguarda la petizione sulla modifica della 65/86 (ricordo che il promotore è una persona di mia fiducia che si chiama Ruggero Cazzaniga, un esperto di questo campo), credo che la voce di un numero così elevato di operatori di polizia locale, che si sono presi la briga di firmare la petizione, e come si suol dire, di metterci la faccia, vada ascoltata e con molta attenzione.
Il malcontento della nostra categoria è evidente, e lo stato di incertezza perenne su status, funzioni e ruolo, fa male a tutti, anche all’utenza e, secondo l’Europa, si tratta di una questione che mina persino l’interesse nazionale! Credo che sia arrivato il momento di chiudere, una volta per tutte, una partita che sta a cuore, per ragioni diverse, a volte antitetiche, a ben più di 65.000 operatori di polizia locale che, quotidianamente, garantiscono la civile convivenza tra i cittadini italiani, rischiando anche la propria vita.
La cosa è molto semplice: si tratta di stabilire una volta per tutte che cosa deve fare la polizia locale in questo Paese. O operatori di polizia locale a tutti gli effetti, con prerogative e diritti uguali a tutti gli altri che svolgono funzioni similari, oppure impiegati comunali che lavorano giornalmente con orario 8,30 alle 12,30 – 14,30 alle 16,30, i sabati, le domeniche e le feste comandate a casa, liberi di passare il proprio tempo vita con amici e parenti…
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Cosa deve avere per lei una legge di riforma sulla Polizia Locale per garantirci i giusti riconoscimenti, le giuste tutele ed i giusti strumenti? A me le Guardie vede come primi obiettivi l’obbligo dei servizi consociati nelle 24 ore, l’uniformità di armamento e strumenti di protezione e l’abolizione del precariato. E’ d’accordo? Cosa aggiungerebbe?
A mio parere ci sono molte altre cose da aggiungere: il riconoscimento del lavoro disagiato, perché è impensabile che un lavoro che si svolge su più turni, compresi sabati, domeniche, sere o notti e che, comunque, vede operatori indossare una divisa, con tutto ciò che ne consegue, sia da considerarsi alla stessa stregua di una mansione impiegatizia; occorre poi garantire l’autonomia operativa dei corpi di polizia locale che devono essere sottratti da pressanti influenze di sindaci ed assessori e dalla sudditanza nei confronti di altri enti; bisogna istituire l’albo nazionale dei Comandanti, perché è ora di finirla con nomine calate dall’alto di persone provenienti da altre esperienze, senza alcuna preparazione specifica sulle attività di polizia locale; bisogna istituire il diritto alla pensione privilegiata, allo scivolo pensionistico; occorre potere accedere alle banche dati… potremmo andare avanti così all’infinito!
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Come conciliare una legge su una polizia locale moderna con la necessità di non diventare un doppione della polizia di stato? La nostra riforma deve essere propedeutica ad una riorganizzazione che tocchi tutte le forze di polizia e di soccorso o deve “incastrarsi” nell’apparato normativo già vigente?
La polizia locale o di prossimità è cosa diversa dalle altre. Di questo dobbiamo essere orgogliosi, senza sentirci figli di un dio minore. Le nostre competenze per vastità e varietà non le ha nessuno! Invece di rincorrere un’equiparazione semplicistica che potrebbe essere percepita come la replica di altre esperienze, a mio avviso, si deve puntare proprio sulla nostra diversità, sul dato di fatto che meglio di altri conosciamo i nostri territori, che deteniamo un patrimonio informativo che altri non hanno e che, meglio di altri, applichiamo una serie infinita di norme che senza noi sarebbe impossibile far rispettare. Polizia Locale con le proprie competenze però con gli stessi diritti di altri, questa è la via maestra. D’altronde carabinieri e poliziotti, non fanno un mestiere diverso dai finanzieri o dagli agenti della penitenziaria? Occorre inserire nella norma futura il concetto di “SIMILARITA’”, diversi ma uguali. Questo giustificherebbe la creazione di un corpo di polizia locale con specificità che di fatto ha ma che ancora non vengono riconosciute, anche se utilizzate a man bassa!
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Poco più di un anno fa, dopo aver chiesto ripetutamente l’istituzione dei turni nelle 24 ore ed aver emanato la legge sulla Sicurezza Urbana, il ministro Minniti ha detto “Se il Parlamento dovesse decidere di andare avanti sulla legge nazionale per la polizia locale, per quanto ci riguarda, non solo non la consideriamo un ostacolo, ma la guardiamo con favore”. Poco dopo l’Europa ha accolto una mozione del sindacato CSA che denunciava la disparità di trattamento tra le forze di polizia nazionali e locali in Italia, scrivendo al governo. In parlamento giacciono almeno 3 leggi di riforma ed almeno 2 partiti hanno in programma di mettere mano alla nostra situazione. Come mai la legge di riforma invece è ferma? Dove vede lei gli ostacoli che tutt’ora permettono che la situazione rimanga la attuale?
Io credo che fino ad ora la riforma non abbia visto la propria definizione, in parte per la poca capacità da parte nostra di essere uniti e di incidere sui processi. Anche da parte sindacale non vi è mai stato realmente uno sprone, troppa fatica, troppi compromessi, troppe tessere da perdere… infine, vi sono stati certo i veti incrociati della politica ma non solo, anche la resistenza attiva e passiva dei vertici di altri Corpi che, per anni, non hanno mai visto di buon occhio le “aspirazioni” della polizia locale.
Lo credo bene che Minniti abbia auspicato una riforma dopo avere varato il decreto sicurezza urbana, divenuto in seguito legge dello Stato, altrimenti come si poteva pensare di chiedere la collaborazione delle polizie locali anche in funzione antiterrorismo?
Badate bene che fare antiterrorismo non significa solo andare a caccia di terroristi islamici, ma anche solo semplicemente di presidiare piazze quando ci sono eventi. I danni maggiori da parte dei terroristi sono stati fatti davanti a musei, siti archeologici, concerti, mercatini di Natale, e ancora durante lo svolgimento di manifestazioni sportive, e poi, ovviamente, anche in altre occasioni e, rammento che, tra le vittime, ci sono stati anche poliziotti municipali, come è accaduto ad esempio a Parigi o a Londra.
A mio avviso occorre una forte presa di coscienza, sapendo che siamo nel giusto e che oltre all’Europa esiste la logica. Che differenza c’è tra un agente di polizia locale e uno di polizia statale quando svolgono un servizio congiunto di prevenzione in una piazza dove si tiene un concerto? Se qualcuno decidesse di fare un attentato terroristico e divenissero invalidi entrambi, perché l’agente di polizia locale non dovrebbe essere trattato come il collega della polizia di Stato e non avere il diritto ad essere riformato e andare in pensione, come accade per gli appartenenti di altri corpi? Perché se un agente ferma un veicolo per un controllo di routine, codice della strada intendo, e si rende conto di avere di fronte una persona potenzialmente pericolosa non deve avere la possibilità di appurarlo in un tempo brevissimo come accade per altri operatori, utilizzando le banche dati? Molti sono stati i casi di agenti della polizia locale e di altri corpi morti a seguito di un semplice controllo stradale: investiti, colpiti con armi da fuoco, presi a sprangate, accoltellati. Vogliamo parlarne?
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La legge di riforma della Polizia Locale, stante la sua presenza nei programmi di entrambi i partiti, potrebbe rappresentare il “trait d’union” o “il debutto” di un nuovo governo Lega-5 Stelle? Secondo lei, i nostri rappresentanti dovrebbero battere in questa direzione?
Ogni apertura deve essere una strada da percorrere. Qui non si tratta di fare politica ma di giungere a una conclusione che porti questa categoria ad essere qualcosa di meglio di ciò che è attualmente. Chiunque metta mano a questa legge vetusta e ingiusta è bene accetto, in special modo se decide di farlo con criterio, ascoltando le voci ed anche le contraddizioni della base.
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Molti colleghi sono stanchi e sfiduciati, altri ancora ritengono che la “polizia” non sia neppure un loro dovere. Come possiamo esortare i primi a resistere ancora in questa situazione? Come possiamo convincere i secondi che la società è cambiata e quello che loro vedevano nel nostro lavoro non esiste più (ammesso sia mai esistito)? Pensa dovrebbe essere giusto, una volta modernizzata la categoria, dare oppotunità a parte degli appartenenti di passare ad altri ruoli od uffici?
Ogni opinione va rispettata e ogni persona va tutelata, pertanto lasciamo aperte tutte le opzioni, una riflessione però mi pare doverosa: da tempo ci fanno fare tutto e il contrario di tutto ma continuano a trattarci come impiegati, con regole contrattuali privatistiche e altro… Come ho già avuto modo di dire, le due cose insieme non possono reggere! Si decida una volta per tutte cosa fare della polizia locale e si lasci la libertà a chiunque di scegliere se essere una cosa o l’altra, anche se mi pare che, dalle risultanze di un sondaggio che ho lanciato tra i colleghi che hanno firmato la petizione, la maggioranza vada nettamente in una direzione: il 97% chiede una riforma radicale, il 3% la garanzia dello status quo attuale.
Ringraziamo il Comandante Barbato per le risposte, che ci danno, in particolare col sondaggio citato in chiusura, una immagine evidente di cosa la categoria ritenga giusto per il suo futuro e che speriamo possa diventare, quanto prima, un vero e proprio disegno non tanto politico, quanto sociale e professionale, che ci porti ad avere il posto che ci aspetta nel panorama delle Forze di Sicurezza e Soccorso del paese.
Peccato però che da comandate il Dott.Barbato voleva smantellare tutti i nuclei operativi della PL di Milano, non mi pare che la riforma che chiede rispecchi quello che noi intendiamo di POLZIA locale. O si concorre al 100% alla sicurezza delle città o eliminiamo le polizie locali…la storiella delle tutele è inutile molti agenti non meritano nemmeno lo stipendio!
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