Ci odiano. Lo sappiamo tutti vero? La gente ci detesta. Non solo la gente, anche la politica, anche i media. Ci odiano perchè la macchina del fango su di noi – spesso autoinflitta – ha funzionato benissimo: l’Italia divide tra le Forze di Polizia e “I viggili”, quelli che non aiutano, quelli che non salvano, quelli che per molti “non sono nemmeno degni di essere chiamati sbirri”, quelli delle multe. Poco importa cosa siamo davvero, quale sia la nostra vera storia, quali qualifiche noi si abbia: ci odiano e, peggio, ci disprezzano. Anche le Forze Statali sono odiate, è verissimo, e alla grande, ma la “fazione” che li odia è quella che “normalmente” odia le divise. Chi li odia non lo fa “per quello che sono o fanno”, ma perchè per loro “devianze” sono contrari a chi rappresenta l’ordine: vale per i black block, per gli ultras e, ovviamente, anche per i criminali. Il resto della popolazione si divide tra chi le Forze di Polizia le teme, chi le rispetta, chi le ammira, chi ne è un fanboy, chi le ignora, chi le disprezza, magari per motivi ideologici, chi le vede come vede un qualsiasi professionista. Ridono, i cittadini, nel vederci costretti a difenderci con sedie contro le aggressioni, magari sperando di vedere l’odiato “vigile” a terra, preso a calci, e perfino quando facciamo la cosa più trend del momento, salvare gli animali, qualcuno borbotta che “Potevano chiamare i vigili del fuoco”, come fosse offeso dal fatto che anche noi si abbia osato fare qualcosa di positivo.

Le multe, le odiose multe, i velox, le soste, ma anche le revisioni e perfino le assicurazioni, la schiavitù contrattuale e professionale verso i sindaci che di queste violazioni fanno la base dei loro bilanci e la palese volontà statale di demandare tutto ciò che la polizia “la rende antipatica” a qualcosa che polizia non si vuole lo sia del tutto, tutto ciò ci ha portato, in un paese dove il rispetto delle norme è visto come una debolezza e la furbata come una virtù, ad essere schifati dalla società. Chi teme le Forze di Polizia a noi non ci teme, perchè è convinto noi si sia altro, e non si possa fare “quello che fa la polizia”; Chi le rispetta o le ammira, non ci rispetta né ammira, perchè siamo quelli “meno” quelli “delle multe” quelli “che non corrono in aiuto,ma che sanzionano”; Chi ne è un fanboy ci disprezza apertamente sostendo, e facendo incetta di like anche da chi una divisa la indossa, di ammirare tutti “tranne i vigili”; Chi le disprezza forse non ci ritiene degni del suo disprezzo (la municipale fa le multe, dai…non era nemmeno odio, era solo pena), chi, infine vede le Polizie come professionisti, a noi non ritiene professionisti, al massimo operatori, ausiliari, di nuovo: vigili. Perchè non è il termine “Vigile” il problema, ma il significato che ad oggi gli viene dato dalla società.

Questo contesto di mobbing sociale e culturale ha portato alla degenerazione di una parte consistente della politica per la quale siamo diventati un nemico, uno dei simboli da abbattere, una delle cose ” da rimettere a posto”, ed il peggio è che la parte avversa non ci stima abbastanza da evitarcelo. E così la guerra al taser è diventata una guerra a mostrare che “ai vigili non serve”. Lo abbiamo visto a Firenze e Milano. Ma non solo: veniamo avvertiti di diversi interpelli contro la creazione di unità cinofile, anche loro, dicono i proponenti, inadatte al nostro ruolo, in grado di “distrarci” dalle nostre competenze, che sono poi quelle soste e quei plateatici, quelle cacche di cane, quei versamenti di rifiuti, tutto quello che ci è stato scaricato per lavare le divise altrui, fino all’assurdo ricorso al Presidente della Repubblica contro il nostro armamento, presentato dall’opposizione di un comune marchigiano: le armi, inutile dirlo, ci distrarrebbero dai nostri compiti e sarebbero perfino per noi una fonte di pericolo. Il sindaco di Milano Sala, probabile futuro leader della sinistra, rifiutando la dotazione del taser a Milano ha chiuso il discorso dicendo “Non vorremo mica che i anche i vigili diventino una polizia?”.
E Salvini? Quel Salvini su cui ci siamo aggrappati, molti di noi almeno, come un’ancora di salvezza? Dimentichiamolo. Lui non ha bisogno della nostra manciata di voti, ha bel altri dietro, e se all’inizio della sua ascesa era utile fare qualche selfie ed indossare qualche felpa, oggi fare qualcosa per gli odiati “vigili” potrebbe perfino fargli perdere consenso, “vigili”, peraltro, che a volte gli sono fastidiosi, come quando a Roma ottengono successi che portano risultato agli amici-avversari pentastellati. Inutile contare su Salvini, lui ha alle spalle quel Ministero che per primo ha voluto creare la suddivisione in classi delle Polizie e delle Competenze.

E noi? Noi come reagiamo? Prima di parlarne, ricordiamo Primo Levi e il suo “Se questo è un uomo”, in particolare la famosa sequenza del berretto che doveva indossare all’ispezione o sarebbe stato fucilato. Sappiamo tutti che Levi ha il coraggio di ammettere di aver rubato quello di un compagno, di fatto condannandolo a morte al suo posto. Fa riflettere: invece di pensare assieme al compagno di sventura un piano per disarmare una SS, è stato più facile decidere di salvare solo se stesso.
Noi siamo tutti Primo Levi.
In questa situazione sociale devastante non solo non facciamo “piani per disarmare”, ma ci arrocchiamo ognuno sulle proprie posizioni, cercando di disfare quelle altrui, cercando di dimostrarci, ognuno nella sua fazione, “diverso” dal “vigile standard”, da quello da odiare, da quello da schifare. Così parte di noi rifiuta ogni cosa che ci riconduca a polizia, si arrendono, accettano che le “multe” sono altro, che il degrado urbano è altro, è vigile, non polizia. E rigettano così le armi, le tecniche operative, la polizia giudiziaria, si trincerano dietro camicie e pantaloni scomodi e ridicoli che sottolineino la loro differenza dalle Forze dell’Ordine, e additano tutti coloro che non la pensano allo stesso modo come “rambo”, “esaltati”, “cinesi della sicurezza”, “avete sbagliato concorso”.
Dall’altra parte abbiamo “la Locale”: quelli che si sentono agenti di pubblica sicurezza, che sanno che tso e pronto intervento necessitano di strumenti e divise adeguati, che non accettano di essere relegati a “quello che una polizia la fa odiare”, ed anche loro hanno per la fazione opposta termini quali “vigilastri”, “assistenti sociali” e, di nuovo “avete sbagliato concorso.E allora siano messi in croce i colleghi romani che dopo aver sfilato davanti le autorità hanno completato la parata cantando un inno, sulle note della Marcia di Mickey Mouse – come su Full Metal Jacket- sia gettata al pubblico ludibrio la collega fuori forma con la gonna e il borsello, sia criticata aspramente quella con la fondina storta.

Tutti e due per lo stesso motivo, per sentire, da una parte o l’altra, sentirsi dire “siete migliori degli altri”, “se fossero tutti come voi” fino all’umiliazione peggiore “uno come te meriterebbe di stare in un altro Corpo” (in alternativa altro ufficio). La sconfitta massima: l’unico complimento che ci è riservato è di essere troppo bravi, intelligenti, appassionati, preparati per essere dei “semplici” Vigili Urbani.
Non so come ne usciremo, sono sincero, ma spero solo che almeno tra di noi si cerchi di tirarci meno fango vicendevolmente, perchè è vero che tutti – forse – siamo solidali nel pensare con rammarico ai nostri caduti, ma è ai nostri suicidi che dovremmo ogni tanto rivolgere l’attenzione e chiederci quanti grilletti siano stati tirati da questo clima sociale, da questo mobbing statale, dallo stalking mediatico e, infine, dagli scontri e dagli egoismi interni a noi stessi.
Troviamo una soluzione, Guardie Cittadine.
Caro Valo Pellegrini ho letto il pezzo e ne condivido molte cose. Praticamente tutto salvo qualche osservazione circa il “massacrarci tra noi”. Ho letto che tra le sigle che ritieni partecipino al massacro ci sia il sulpl. Del sindacato nazionale della pl sono aderente e tra i fondatori nel 1988 e cerco di essere tra quanti ne riconoscono eventuali errori e ne vantano le iniziative senza faziosità. La tua nota mi ha spinto a ri-leggere il comunicato (che riporto in calce) e non sono granché convinto del tuo giudizio e chiamata in correo. Il comunicato parla di alcune cose ESTREMAMENTE CONDIVISIBILI, tra cui la critica del posizionamento, la critica della citazione del tg1, ecc. Aggiunge una nota ed un accenno alla parte di “cantata del pizzardone” perché in rappresentanza della PL nazionale si poteva cantare altro e perché dobbiamo impegnarci seriamente in una politica di immagine che non può utilizzare Otello Celletti aka Alberto Sordi o (aggiungerei) Lino Banfi come messaggio unico dell’immaginario collettivo di “cosa siamo”. Condivido e aggiungo che nelle immagini ho sentito il motivetto del Pizzardone e l’ho preso come una cosa goliardica. Simpaticamente goliardica. Conosco colleghi che si sono incazzati ma poi ricondotto il tutto a goliardia e una volta che hanno appreso che ovviamente non si è sfilati al canto di “pizzardone-topolino” si sono calmati ed anche divertiti. Altri sono rimasti incazzati. Comunque la cosa è un passaggio minore nel comunicato del sulpl che ti chiedo di riconsiderare nella sua interezza. Non ritengo che il sulpl abbia minimamente partecipato al massacro. Anzi credo che continui la battaglia migliore per migliorare la PL. Non facciamoci prendere la mano, non partecipiamo al massacro e non equivochiamo tra chi fomenta il massacro e chi spinge in avanti. Con stima (sempre) e con amicizia (sempre), Giovanni. https://sulplnazionale.wordpress.com/2019/06/03/la-polizia-locale-alla-parata-del-2-giugno-2019-le-rimostranze-del-sulpl/
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