Polizia Locale

Guardie a quattro zampe

L’impiego sempre più massivo di unità cinofile è uno dei simboli della progressione professionale delle Guardie Cittadine. L’Italia, come al solito, è un paese piuttosto indietro nell’utilizzo della risorsa animale quale compagno per le Forze di Polizia, la cui presenza è vista legata principalmente ad eventi occasionali quali gli interventi antidroga o le calamità naturali. Solo negli ultimi anni, con la diffusione di procedure di polizia più standardizzate e la condivisione di risorse ed informazioni comuni, si è vista una maggiore presenza degli animali a fianco degli operatori, anche se siamo ben lontani al numero di pattuglie K9 che si vedono in altri paesi europei. Le Guardie Cittadine, pur se ultime nella corsa all’adozione del cane quale compagno di lavoro e pattuglia, sono sicuramente quelle che stanno più velocemente “bruciando le tappe” e diffondendo in modo più capillare la cultura della “pattuglia canina”, questo anche grazie alla presenza di diverse amministrazioni “illuminate” che sono state in grado di battere la solita, trita polemica relativa l’utilità delle unità cinofili dei “vigili urbani”. 

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Le unità cinofile Kuma e Luna della Polizia Locale di Venezia.

Fu Milano, proprio all’apertura del nuovo millennio, che ad aprile 2000 – 14 anni dopo la Legge Quadro sull’ordinamento della Polizia Locale – a creare la prima grande unità cinofila andando a formare 10 animali e relativi conduttori alle attività di “cani antidroga” (2) e “cani di polizia”, ovvero animali formati principalmente alla difesa degli operatori ed alla ricerca di persone. Con l’occasione, viene creato il brevetto di “istruttore cinofilo per esigenze di Polizia Municipale”. Per la città di Milano la presenza del poliziotto affiancato al cane diventa una visione comune: le pattuglie cinofile, tutti i giorni, battono parchi e strade del capoluogo lombardo, abituando la popolazione ad un servizio diverso da quelli classici e ad una visione diversa del cinofilo rispetto quella delle controparti delle Forze di Polizia Statali,  non più collegata al solo momento del controllo per la droga, ad una dogana o al seguito di una catastrofe.

Nel 2001 Padova segue la scia milanese e forma il secondo nucleo cinofili in Italia, e con regolamento dedicato va anche ad elencare gli utilizzi delle unità K9 nel servizio ordinario: compiti di vigilanza su obiettivi particolari, ricerca e scoperta sostanze stupefacenti difesa del conduttore da aggressioni perpetrate da malfattori, immobilizzazione di persone  con il morso o la museruola al fine di vincere una resistenza, respingere una minaccia o sventare la fuga dei malfattori.

Dopo i capoluoghi, sarà il piccolo comune di Galbiate (LC) a formare una conduttrice ed un rottweiler alla ricerca di persone disperse seguito a ruota da Vittorio Veneto (TV) anche lui con un cane ed un operatore. Da nord a sud, sempre nel 2001, ma con origine  una determina del 1999, Palermo si dota, oltre che del rinomato nucleo a cavallo, di un reparto cinofilo con compiti  di protezione civile, intervenendo per la ricerca di persone sotto le macerie o, comunque, laddove si renda necessario l’intervento per il ritrovamento di una persona scomparsa, compresa la ricerca di latitanti. Il Nucleo Cinofilo espleta anche compiti di ordine pubblico, polizia giudiziaria, prevenzione generale (controllo del territorio e controllo delle ville comunali) e ne è previsto anche l’impiego come servizio antidroga.

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Le K9 della Polizia Locale di Bologna.

Il 23 marzo 2001 l’assessore alla Sicurezza del Comune di Bologna, Gianni Monduzzi, annunciava alla stampa la creazione di un’unità cinofila «per dare ai vigili maggiore autorevolezza e una credibile autodifesa, soprattutto nei parchi e dove si concentra la microcriminalità». Il progetto prevedeva la costituzione di un canile attrezzato, l’acquisto di alcuni pastori tedeschi, la formazione degli agenti e l’addestramento dei cani. Venivano addestrate due unità, finalizzate al controllo del territorio. Al contrario di quanto previsto inizialmente i cani vennero affidati direttamente ai conduttori, evitando così la costruzione di un canile. Nel corso dell’anno 2017 il Comando di Bologna ha confermato l’importanza del nucleo formando due nuovi agenti ed altrettanti cuccioli, nello stesso anno le unità hanno rinvenuto quasi 10 kg di sostanze stupefacenti durante gli ordinari controlli. 

Nel 2002 Torino si unisce alle città dotate di unità cinofile con 4 cani ed altrettanti agenti, nello stesso anno sono diversi i comuni della provincia di Bergamo a formare le proprie unità.  Nel 2005 arriva Savona con un cucciolo di pastore tedesco frutto della donazione di un cittadino. 

Originale invece l’impiego effettuato dalle Guardie Cittadine di Chieti: dopo aver adottato alcuni randagi, questi accompagnano il personale nelle scuole per l’educazione alla prevenzione del randagismo ed alla corretta gestione del cane. Non meno particolare è l’impiego da parte delle Polizie Provinciali di Verona e Belluno, dotate di alcune unità addestrate alla ricerca di esplosivi, da impiegare per l’individuazione di bracconieri, o specializzati nella ricerca di fauna selvatica ed esche velenose. 

Ad oggi sono oltre 80 le unità cinofile a servizio delle Guardie Cittadine, tanto nei capoluoghi quanto nei piccoli comuni, sempre più aperti a questa nuova mentalità del nostro servizio. L’ultima unità di capoluogo, Narco, è entrata in servizio non senza polemiche a Monza. A venezia va invece la palma del maggior quantitativo di sostanza sequestrata e tolta dalle strade, con oltre 28 kg di droga rinvenuta dalle unità Kuma e Luna nel solo 2017. 

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Vasco, il discusso pastore tedesco a servizio della Polizia Locale di Monza.

La formazione di una unità cinofila può durare dai 2 ai 6 mesi ed inizia fin da cuccioli prevedendo la creazione di una perfetta simbiosi tra animale e conduttore, motivo per il quale non pochi comuni optano per la formula di affidare in via continuativa il cane all’agente, che diventa così parte integrante anche della sua vita anche privata. Esistono degli esercizi che insegnano a cane e conduttore a collaborare assieme camminando allo stesso passo ed eseguendo semplici comandi che fanno riconoscere all’animale il conduttore quale capobranco. Questa formazione inizia quando il futuro K9 è ancora cucciolo e prende diversi mesi intervallati anche ad uscite assieme ed in seguito in mezzo la folla in modo tale da abituare l’animale alle future giornate di pattuglia tra la gente. Seguono poi le formazioni per la specializzazione, ovvero l’utilizzo generale del cane quale strumento di difesa, coazione fisica e deterrenza, imparando ad immobilizzare eventuali aggressori a comando, nonché a cercare le persone smarrite.

La maggior parte delle unità sono addestrate infine alla ricerca delle sostanze stupefacenti, con una formazione che mira a sfruttare l’istintivo utilizzo dell’olfatto da parte del cane per cercare il cibo ed analizzare l’ambiente circostante. La formazione non fa altro che insegnare al cane a riconoscere tra gli odori quello degli stupefacenti come quello che lo porta ad avere più facilmente del cibo o una ricompensa – la famosa pallina con cui girano molti conduttori – in modo tale che l’animale sia portato ad individuare e raggiungere l’origine dell’odore stesso. Il cane non ha ovviamente bisogno di alcun insegnamento per sentire odori, quindi il compito della formazione è semplicemente quello di indirizzare sugli “odori giusti” – si parla di microgrammi di sostanze interessate mescolate ad altro –  il naturale istinto di utilizzare il proprio olfatto per orientarsi nello spazio e trovare quel che gli serve.  Con questo sistema si può specializzare l’animale a seguire e raggiungere le fonti dell’odore delle cose che è addestrato a cercare- droga, persone, esplosivi – facendogli vivere tutto come un gioco ed allo stesso tempo assecondando un suo istinto naturale. 

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Sette, l’ultimo arrivato delle unità cinofile di Bologna, col suo conduttore.

 

Si ringrazia il collega Rinaldo Brega, istruttore cinofilo, per l’apporto dato alla stesura dell’articolo, ed i colleghi che hanno voluto contribuire con le loro immagini.

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