Storie di Guardie

Storie di Guardie: il Vigile che anche in pensione resta una Guardia.

A me le Guardie ha spiegato più volte perchè rifiutiamo di essere appellati ancor oggi come “Vigili Urbani”.  Ma Gianfranco Furgeri è un veterano che nel 1978 vestiva la divisa degli allora Vigili Urbani – o cantune’ – di Genova ed è con rispetto per questa sua origine che lo definiamo ad oggi con quel termine ormai usato con fin troppa leggerezza e velato sarcasmo.

Il pensionato ha fermato e impegnato un sospetto armato di accetta mentre questi aggrediva un’altra persona, finché il suono acuto delle sirene  lo ha spinto ad una breve fuga prima di essere raggiunto ed arrestato: a mettergli le manette sono stat le Guardie Cittadine di Milano, in servizio a Genova per dare apporto ai colleghi genovesi a seguito del crollo del ponte Morandi.

Nella Storia di Guardie di oggi, la descrizione di quanto avvenuto dalle parole di uno dei funzionari di Milano presenti sul posto. 

 

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Ora che faccio parte, da lustri, della Polizia locale, posso dire che  questa divisa ti rimane cucita addosso. Come altro definire, infatti, il gesto del collega in pensione Furgeri di Genova che, con l’aiuto di un altro passante, mentre il resto degli astanti si defilava, ha avuto il fegato di affrontare un uomo molto più giovane di lui, fisicamente prestante e armato di un’accetta, in una fredda mattinata di novembre, a San Pier d’Arena? Tutto nasce da una lite tra due persone, culminata con l’aggressione, per mezzo di una bottiglia, di uno nei confronti dell’altro. Il luogo, in corrispondenza di una fermata dell’autobus, è d’intenso passaggio; è presente anche Furgeri, che chiama il 112, e presta i primi soccorsi al ferito, il quale sanguina vistosamente. Poi, l’imprevedibile: pochi minuti dopo, l’aggressore, che si pensava si fosse dato alla fuga, ritorna sul posto, questa volta armato di un’accetta. Gli astanti si allontanano, e l’unico che trova il coraggio di affrontare l’energumeno è l’ex Cantuné. L’uomo, in preda all’ira, mena un fendente con l’arma, colpendo fortunatamente il muro, per poi allontanarsi. Furgieri chiede che vengano allertati gli operatori di polizia locale presenti sul posto fisso in piazza Montano, appartenenti al Corpo di Polizia locale di Milano, momentaneamente staccati a Genova in missione di supporto. Nel frattempo, l’aggressore torna minacciosamente alla carica. Il pensionato decide di affrontarlo, a mani nude, aiutato da un commerciante del posto. L’uomo, sentitosi in trappola, si divincola, colpisce Furgieri con una testata di striscio e, mentre le sirene della pattuglia, allertata da alcune persone, ululano nell’aria,

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La patch del contingente di Milano a Genova.

dopo essersi liberato, si allontana. Sulle sue tracce, due uomini della Sezione autoradio del Reparto Radio Mobile della Polizia locale di Milano. Un team dove, per tradizione ultradecennale, si lavora in coppia fissa, affiatati, dove ogni operatore sa già cosa deve fare, nel momento in cui scende dall’auto, coordinandosi col proprio socio senza nemmeno guardarlo: perché sai già cosa farà, e dove si posizionerà. Bastano pochi minuti ai due operatori, con l’aiuto di Furgeri e dei cittadini, per rintracciare l’energumeno il quale, nel frattempo, si è liberato dell’ascia. Una volta raggiuntolo i due, con azione combinata, lo immobilizzano e gli mettono le manette ai polsi, nonostante la reazione dell’uomo: un’azione pulita, senza farsi male e senza fare male, in vero stile Autoradio. Sul posto, nel frattempo, sono arrivati altri colleghi della Polizia locale di Milano, tra i quali il Commissario coordinatore del contingente milanese in missione a Genova, alcuni equipaggi della Polizia di Stato, la cui centrale era stata avvisata da diversi cittadini, e i colleghi di Genova-San Pier d’Arena.

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Furgeri in servizio e oggi, foto GenovaQuotidiana.

Il fermato viene così condotto in Questura per le pratiche di fotosegnalamento e gli atti di rito. Tutto nella norma, in fondo, per i ragazzi dell’Autoradio. Ma resta il bel gesto e il coraggio civico del Cantuné in pensione. “Non so se sono intervenuto per via del mestiere o perché sono fatto così” ha detto Furgeri a Genova Quotidiana. Non fa differenza, in fondo.  Non se l’è sentita di lasciare un ragazzino minuto in balia di un energumeno molto più alto e grosso di lui e anche armato. “Se proprio non vuoi vivere nelle nuvole” ha detto ancora al quotidiano on line genovese “il mestiere ti rimane a pelle. È quel qualcosa che ti fa agire contro l’ingiustizia e la prevaricazione. Dopo più 30 anni passati in divisa, perché negli anni precedenti ho lavorato nel settore privato, intervieni anche se non sei più in forze al Corpo. Mia moglie mi ha sgridato per il rischio che ho corso, ma io al momento non ci ho pensato: non potevo lasciare quel ragazzo nel pericolo”. Mancava solo che gli chiedessero di scrivere “due righe”, come ai vecchi tempi. In un momento storico dove prevale l’individualismo e il menefreghismo, sono storie che ridanno fiducia. Ed è bello che, a scriverla, sia stato un nostro ex collega.

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Una pattuglia di Milano a Genova.

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