Ci tolgono ogni legittimazione e voglia di lottare, li liberano nel nome del buonismo e della rieducazione, ci condannano se per arrestarli torciamo loro un dito, ci fanno morire colpiti dall’alto, arrotati nelle strade e sparati alla schiena (così titolava un giornale: sparato alla schiena), ci mettono sulla coscienza ogni vittima del crimine dicendo che dovremmo fare di più e ci usano come banderuola elettorale per raccogliere consensi denunciando una situazione di insicurezza nazionale creata dalle loro leggi salvo poi ripetere che i reati sono in calo, ci mandano contro la gente che loro hanno ridotto in povertà e ci fanno stare a guardare impotenti la feccia che devasta le nostre città per una partita di calcio, ci tengono divisi per portare avanti una decennale rivalità tra vertici che impedisce di sfruttarci non al pieno, ma almeno a metà delle nostre potenzialità.
Il maresciallo Silvio Mirarchi poteva essere uno qualunque di noi in un qualsiasi servizio ed anche da morto sarà uno slogan per coloro che ci mandano disarmati al macello, che quando spariamo per difenderci e difendere tutti gli altri ci puntano il dito contro asserendo che “si poteva fare diversamente”.
RIP COLLEGA… Morto per gente che non merita questi sacrifici, morto colpito vigliaccamente alle spalle in una piantagione di schifosa erba che qualcuno osanna ogni sera fumandola e spacciandola alla faccia nostra, impunito. Siamo il concime di uno stato che si basa sull’illegalità.
Condoglianze alla famiglia e ai colleghi dell’arma.
E noi in questi stessi minuti siamo a marciare compatti dinnanzi a loro, povere marionette nelle mani di pupari monchi e privi di dignità, che nei loro applausi ipocriti sperano di cancellare le umiliazioni e le vessazioni quotidiane verso gli uomini in divisa, di cui sono spesso complici se non direttamente promotori, senza dimenticare che ogni anno assistiamo alle ridicole pantomime di chi vorrebbe tagliare, annullare, cancellare questa parata, magari sostenendo che una marcia militare poco si addice alla celebrazione di uno stato repubblicano: si vede che a difesa delle Istituzioni chiameranno Capitan America.
Buona festa della Repubblica a tutte le Guardie: una festa maledetta in questo 2016 da una guardia assassina e da una assassinata. Auguri ai supereroi dello Stato, ai Servitori della Patria, ai Forse dell’Ordine, ai Tutori dell’Ordine, alle Guardie Giurate e che devono ancora giurare, ai colleghi Soccorritori volontari e professionali, ai Vigili del Fuoco ed alle Forze Armate.
A proposito di Forse dell’Ordine: da pochi anni ci fanno sfilare il due giugno, prima in moto, poi a piedi, poi ci hanno messi dietro alla Croce Rossa ed alla Protezione Civile, ed ogni anno si inventano riforme inesistenti e rindondanti proclami elettorali. Ma siamo proprio sicuri di meritare tutto questo? Non sarebbe il caso di lasciare che gli uomini della Repubblica si festeggino per bene le loro marce e rifiutarci di essere messi per l’ennesima volta ultimi tra gli ultimi, fantasmi tra gli spettri? O meglio, come rimarcato dal commentatore giusto pochi minuti fa (così almeno mi si dice io non seguo la TV a prescindere): “LE POLIZIE MUNICIPALI, SI INSOMMA, I VIGILI URBANI!”. Ogni commento è superfluo. Ogni parola diversa da ABOLIZIONE sarebbe inutile. Festeggiamola così, la Repubblica, abolendo quelle inutili Guardie Municipali, denigrate in ogni istante, momento, occasione della loro vita professionale.