Polizia Locale

Guardie di Piombo: le Polizie Municipali nel periodo del terrorismo

Il periodo storico andato tra i primi anni sessanta e gli ultimi ottanta, ed in particolare tra il 1968 ed il 1988, è noto in Italia con il nome di anni di piombo: il motivo è inutile ricordarlo, le tensioni, alle stelle sia a livello politico che sociale, hanno originato gruppi eversivi di destra e sinistra, un tentativo di colpo di stato, diversi attentati dinamitardi ed attacchi alle istituzioni ed ai loro rappresentanti, sparatorie per le strade e livelli di banditismo feroce, rapine, sequestri che fortunatamente non si sono rivisti. Gli allora Vigili Urbani hanno vissuto tutto questo e, come tutte le Forze di Polizia e le Vigilanze Private, hanno pagato un tributo di sangue, di morti, feriti, aggressioni ed attentati che pochi hanno analizzato e che con difficoltà A me le Guardie ha tentato di ricostruire, cercando negli archivi online dei quotidiani, nei post sui forum, nelle testimonianze di colleghi anziani e nel saggio “Venti anni di violenza politica in Italia” edito nel 1992 da Isodarco. 

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La tomba di Paolo Ruggeri, ucciso in un agguato di matrice malavitosa a Paderno Dugnano.

Ed i Vigili c’erano. Si chiamavano con nomi diversi, anche se in molte regioni era già diffusa la dicitura Polizia Municipale, avevano forse poteri diversi, sicuramente competenze e priorità diverse, ma erano lì, in mezzo la strada, a conoscere il territorio meglio di chiunque altro, a sapere morte e miracoli dei loro concittadini ed a condividere queste informazioni coi nuclei antiterrorismo delle Forze di Polizia nazionali, a pattugliare le strade, a svolgere servizio di prevenzione. Un servizio di prevenzione che costò almeno 10 vittime tra il 1970 ed il 1980, diversi feriti, innumerevoli casi di attacchi ed intimidazioni.

Questo tanto nelle grandi città come Brescia e Milano, che vedono cadere, nel 1970 e nel 1977, per il fuoco di rapinatori in fuga, i Vigili Ferdinando Danesi e Vincenzo Ugga, quanto nei piccoli centri e nella provincia, dove, nello stesso periodo, cadono nel 1977 a Paderno Dugnano, nel 1979 a Druento e nel 1980 a Solaro i colleghi Paolo Ruggeri, Bartolomeo Mana ed Enrico Nobile, sempre nel corso di rapine o vendette legate alle loro attività di servizio. Qualcuno si salva per pura fortuna: è il caso di Carlo Ranzaglia, Vigile di Roma raggiunto da diversi colpi di pistola dopo aver dato l’alt ad un veicolo sospetto e solo per caso sopravvissuto, col 45% di invalidità permanente, al fuoco del brigatista dei Nuclei Armati Rivoluzionari Raffaele Piccinino, poi arrestato da altri due vigili contro i quali lanciò una bomba a mano rimasta inesplosa, ed il caso degli agenti Gallinari e Riva, coinvolti a Torino in due diversi inseguimenti e conseguente scontro a fuoco con esponenti delle Brigate Rosse e di Marcello Moresco, ferito a colpi d’arma da fuoco a Milano nel 1978 dal brigatista Paolo Sicca dopo avergli intimato l’alt.

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I colleghi coinvolti nel raid a Bergamo

Il 4 giugno del 1978,non sono nemmeno le 8 di mattina quando tre terroristi aderenti alle Squadre Armate Operaie, gruppo che poi confluira’ in Prima Linea, assaltano il comando dei Vigili Urbani di Bergamo Alta. Armi in pugno, legano e chiudono nel bagno il vigile Elvio Lodi, si impossessano di una pistola e di alcune divise e lasciano poi una bomba all’interno della caserma. Uscendo si trovano di fronte Franco Gamba, un altro Vigile in servizio alla città alta. Lo affrontano, poi si danno alla fuga, Franco sente le grida di aiuto provenire dall’interno del comando e si precipita all’interno, riuscendo a liberare Elvio Lodi e correre fuori dall’edificio un istante prima che l’esplosione li investa.

 

Nel rivendicare l’attentato, i terroristi sottolineano la funzione ‘di polizia’ del corpo dei Vigili Urbani, evidenziando l’attività di controllo del territorio accanto gli organi dello Stato.

E’ il primo di diversi attacchi tra i quali ricordiamo quelli del 1979 a Torino, con ben 7 bombe incendiarie alle porte di altrettanti presidi della Polizia Municipale, o Firenze alla caserma di zona Villamagna, con bombe incendiarie, così come quello di Rivoli, che vedrà incendiare il parco mezzi delle Guardie Cittadine e perfino a Teramo, dove verrà preso di mira il comando di via Avezzano, oltre a diversi attentanti del genere a Bologna ed in altre città del centro. A Roma la situazione esploderà nel 1979, quando una giovane alla guida di un’auto rubata tenterà di forzare un posto di blocco dei Vigili urbani e perderà la vita alla reazione degli agenti: aggressioni e rappresaglie seguiranno a questo fatto, per il quale i colleghi saranno giudicati e dopo il quale il Corpo resterà per lungo tempo disarmato. Solo tre anni dopo saranno proprio i Vigili urbani i primi soccorritori all’attacco alla Sinagoga a Roma, come già erano stati nel 1980 a Bologna in occasione dell’attentato alla Stazione Centrale.

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Due Vigili tentano di salvare Stefano Tachè, 2 anni, vittima dell’attacco alla Sinagoga di Roma.

Anche il normale pattugliamento del territorio non è esente da aggressioni, a volte fatali, come a Pioltello, dove nel 1976 cadde Renato Stucchi, accoltellato da un venditore abusivo, o ad Alberobello, nel 1974, dove per le coltellate di un ubriaco morirà il vigile Orazio Cammisa, ed altre volte invece non letali, ma violentissime, ricordiamo nel 1980, a Roma, in piazza Albania, dove i vigili Milo e Mazzucco vengono aggrediti da un gruppo di neofascisti a colpi di spranghe e pistola, mentre nel 1981, a Livorno, un Vigile verrà coinvolto in un tentato rapimento assieme a due Guardie di P.S., per questo sarà condannata a 12 anni di carcere per tentato rapimento e tentato omicidio una giovane promessa del tennis, Monica Giorgi, appartenente ad Azione Rivoluzionaria. Nel 1975, a Milano, a seguito un fermo per circolazione con una patente rubata, veniva ferito in una sparatoria e quindi catturato un giovane appartenente ad un’altra falange eversiva.

Tante storie, o meglio, tanti frammenti, di difficile reperimento e sicuramente esempi, magari di azioni portate all’estremo, di una ordinaria attività che portava i Vigili Urbani, le Guardie Cittadine, le Polizie Municipali o come si voglia chiamarci ad affrontare attivamente, al costo di attentati, rappresaglie, “pugni, spari, grida e botte” per dirla alla Jannacci, fatti sui quali l’oblio cui la nostra categoria è condannata ha fatto calare un velo e le ha nascoste all’attenzione di analisti e storici contemporanei, fatti e storie di cui è giusto parlare per ricordare che in Italia, negli anni di piombo, tra il 1968 ed il 1988, c’erano anche i Vigili Urbani, quelli che ora si chiamano Polizia Locale e che da duemila sono le vostre Guardie Cittadine.  

sempreguardie

Nella stesura dell’articolo ho volutamente evitato di mettere sigle provinciali e mescolato anni, aggressioni, luoghi, vittime, ferimenti e matrice, affinché si tramandi l’idea che il terrorismo e la delinquenza non hanno ideologia, geografia od etnia, così’ come non le hanno le Guardie che lo combattono. 

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