Storie di Guardie

Storie di Guardie: “i’m calling from Miami, Florida”…

La Centrale Operativa è uno dei servizi più particolari di chi si occupa di Sicurezza & Soccorso. Dimenticata da serie televisive e reality, se non richiamata con il classico stereotipo della “voce sexy”, ovviamente femminile, all’altra capo della radio, in Italia non esiste nemmeno un nome per designarne gli operatori, tutt’oggi definiti spesso “centralinisti”, “piantoni” quando non “segreteria”. In Centrale, per definizione, ci dovrebbero essere dei veterani ben conoscitori del sistema, del lavoro, delle strade del territorio, in grado di riconoscere quali chiamate sono concrete, quali falsi allarmi, capaci di mantenere la calma sia mentre ascoltano le comunicazioni spazientite dei cittadini sia quando inviano le unità sul posto che quando da esse ricevono le informazioni da annotare a brogliaccio.

La Storia di oggi entra in una Centrale Operativa di un medio comune dell’hinterland milanese e ci racconta di quella volta che una chiamata sembrava essere uno scherzo ed invece…

storiediguardie

Eravamo in tre, io, il collega giovane e l’ufficiale di servizio, in una giornata relativamente tranquilla di un qualsiasi pomeriggio invernale. Ci si avvicinava verso la fine del turno e tutte le pattuglie avevano completato i servizi preordinati, i posti di controllo, le scuole e stavano terminando il pattugliamento del territorio. Squilla il telefono e rispondo automaticamente “Polizia Locale”. Dall’altro capo del filo una voce femminile, la linea evidentemente disturbata da fischi e stridii “habla espanol” mi chiede, e già un po’ spazientito replico “No signora, spagnolo ho difficoltà” alchè la replica “Speak english?” e, già piùollevato “Yes Madam, what can i do for you?”- “I’m Calling from Miami,FLORIDA!”.

Il gelo. La prima tentazione è di citare la “dispatcher” di Die Hard e replicare che è un canale riservato alle emergenze, ma un rapido controllo sul chilometrico numero telefonico a display rivela che quello è davvero il prefisso della Florida “You know you’re calling the police, madam?” chiedo sperando sia ancora una specie di scherzo “Yes, i know, i’m looking for the City Police Department”. 

c.o..jpgAh ecco perché non ha chiamato la Questura o i Carabinieri – penso tra me e me – ha messo su google “city police” dietro al nome del comune, ed, in effetti, provando a mia volta, esce il nostro numero. Buono a sapersi e punto per noi.

Spedisco il collega a chiamare l’ufficiale di servizio ed intanto tento di capire il problema della signora, in una surreale telefonata in cui, tra i vari disturbi della linea, una dominicana in un inglese con forte accento misto americano/spagnolo tenta di spiegarsi con una Guardia Cittadina italiana che l’inglese lo ha imparato più da videogiochi e film in lingua originale che dalla scuola. 

Il problema pare essere il seguente: il figlio della signora – appena maggiorenne- è in Italia da mesi, proprio nel nostro comune – l’indirizzo non lo sa – e lei non lo sente da giorni, è molto preoccupata, perché l’ultima notizia che aveva avuto era un forte litigio col padre, da cui lei è separata e lui è ospite nel suo soggiorno italiano. Con difficoltà ed usando come “marcatori” i nomi di città USA – giustamente non conosce nè l’alfabeto NATO nè le province italiane – riesco a farmi fare lo spelling del nome dell’ex marito – classico nome da ventordici lettere, primo cognome da trendiciotto e secondo cognome da quinventitre –  e bingo, è residente. La signora riesce pure a darmi il numero di telefono dell’uomo e del figlio. 

Una pattuglia parte alla volta dell’appartamento, zona non precisamente elitaria, ma nemmeno così malfamata, peraltro a due passi dal comando. Qualcuno in casa c’è, ma non aprono. Ah no?

Con le nostre pattuglie a bloccare eventuali fughe chiamo il padre al telefono e mi risponde il suo capo di lavoro, in un ristorante del capoluogo.Per stasera niente manicaretti – è il cuoco – perché ordino l’immediato rientro della persona a casa, con tanto di pattuglia del capoluogo inviata sul posto per assicurarsi che esegua. 

la centrale
Foto di repertorio: la Centrale di Milano.

Fortunatamente non serve inviare nessuno a prenderlo perché in venti minuti il signore arriva ed apre l’appartamento: all’interno il figlio ed una cugina. Entrambi senza alcun titolo per stare in Italia, considerato che i visti sui passaporti sono scaduti. Beh, sarà contenta la madre: voleva tanto rivederlo e noi le facciamo servizio completo rimandandoglielo a casa assieme la cugina. C’è da restare in centrale fino al termine dell’operazione –  notte, Questura, fotosegnalamento, piantonamento – ma è cosa buona e giusta che pure il collega giovane si faccia le ossa ai tour de force di 18 ore consecutive. Dal canto mio, quando la madre richiama la rassicuro che il ragazzo sta bene, che non aveva avuto alcun tipo di litigio o peggio confronti violenti col padre, e che si era semplicemente dimenticato di tornare negli Stati Uniti finita la vacanza in Italia.

Mi rimane sempre il sospetto che abbia fatto apposta. 

diehardco
Le due dispatcher del film Die Hard

 

 

 

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...