Polizia Locale · riflessioni

La vita spezzata dei precari di polizia

Non è facile fare la Guardia Cittadina. Dei rischi, delle frustrazioni, degli insulti, dello stalking statale e del mobbing sociale cui siamo sottoposti parliamo fin troppo spesso. Ma raramente invece parliamo di una parte di Guardie Cittadine, una parte consistente, che a tutti quelli che sappiamo essere i problemi della categoria ne somma un altro, probabilmente più grave: il precariato. 

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La stagionalità, la temporaneità, il tempo determinato dei contratti di tante Guardie Cittadine, non più solo estive, non più limitate ai controlli soste ed alla viabilità di stazioni turistiche, si porta dietro spesso la mancanza di formazione, di equipaggiamento, l’approssimazione del vestiario, la poca pazienza dei colleghi, l’astio ancora più forte dei cittadini che sanno riconoscere quel “vigile” a mezzo servizio che oggi gli fa la sanzione,ma domani non è nessuno, e quindi può – o potrà – essere insultato, oltraggiato ,minacciato, senza timor di conseguenze.

Come possono sindacati e colleghi non capire che l’esistenza del precariato è uno dei più grandi macigni che ci lega alla figura del “vigile urbano”, pur se a quei tempi i precari non esistevano? Come non capire che finché avremo un solo precario nessuna potrà chiamarci a tutto tondo poliziotti? Come non capire che se l’immagine del precario è quella di chi fa le soste e agita le braccia, allora questo non è una Guardia Cittadina, ma un ausiliario del traffico a cui vengono dati ANCHE poteri e qualifiche di Guardia Cittadina, per poterlo all’occorrenza usare per fare numero in operazioni di sgomberi, anti abusivismo e altri interventi ad uso e consumo del politico locale? Il precariato è la più forte catena a due delle nostre più forti debolezze: la dipendenza politica dall’amministratore di turno ed  il mancato riconoscimento delle nostre vere attività di servizio.  

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E come può lavorare serenamente una persona che, investita dei poteri, ma soprattutto delle responsabilità che portano le qualifiche ed i doveri propri delle Guardie Cittadine, sa benissimo che le già scarse tutele che tali qualifiche portano con sé non avranno magari validità il giorno in cui dovrà testimoniare in tribunale per un fatto occorso in servizio in quel breve periodo di tempo? Come può lavorare serenamente una persona che non può permettersi un infortunio od un danno, perchè se si trovasse con un gesso al momento dell’assunzione successiva si vedrebbe dare inidoneo alla visita medica e quindi resterebbe ancora di più in disoccupazione?  Come può lavorare serenamente una persona messa a fare principalmente le soste ma che di fronte l’aggressione di un sanzionato, o un ubriaco molesto, un venditore o parcheggiatore abusivo, o qualsiasi tipo di problema o pericolo cui possiamo imbatterci durante il servizio, sa di non essere formata e soprattutto non equipaggiata per riuscire quantomeno a cavarsela fino l’arrivo dei rinforzi? E come può lavorare serenamente, con l’imparzialità necessaria al suo ruolo, quando si trova davanti il classico dei “lei non sa chi sono io” italiani, che lo minaccia di licenziamento, di cancellazione del suo già traballante e non tutelato contratto? Come può esercitare liberamente i propri diritti non solo dissenso e sciopero, ma anche ferie o rifiuto di straordinari, se con la spada di Damocle del mancato rinnovo contrattuale?

Come?

Come?

Come?

Come può un paese che si dice civile permettere che esistano figure con poteri e soprattutto responsabilità di polizia costrette al contratto precario? Come possiamo non renderci conto di quanto questo sia vergognoso, come possiamo sopportare che le ultime direttive del Ministero dell’Interno portino sempre più ad un aumento dello sfruttamento di questa figura- prima contro l’antiabusivismo, ora contro lo spaccio – nel silenzio dei sindacati, quegli stessi sindacati che parlano di mobilitazione e di diritti quando contestano l’assenza di giubbini antiproiettile e sottolineano la pochezza degli stipendi? Perché non sento una parola, una voce, per i precari? Perché nelle proposte di riforma, che spuntano come funghi da qualsiasi associazione, non vedo affrontare il problema? Si insiste tanto nella equiparazione, nelle fantomatiche tutele, nella pensione anticipata per mestiere usurante e poi…?!

Poi si è muti di fronte intere regioni che vivono di stagionali perenni, da 5,10,15 anni chiamati a lavorare per 3.6.8 mesi e poi lasciati a casa. Si è muti di fronte persone che non hanno la minima crescita professionale e che si trovano alla soglia dei 40 anni a sbattere perfino sull’umiliazione di essere esclusi da nuovi concorsi per limiti di età o perchè non più in grado di passare le prove fisiche.

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Ed in tutto questo chi parla? Chi protesta? Chi alza la voce per queste persone? Sono forse lavoratori meno di altri? Sono forse meno sbirri di altri? Sono forse la serie B di quella che è già considerata una serie B tra le Forze di Polizia? Sono forse lo sfogo di quelle Guardie Cittadine, che, incattivite perchè relegate nelle contraddizioni tipiche di questa divisa, hanno finalmente qualcuno di “meno sbirro perfino di loro” cui sentirsi superiori? Cui dire “ma te non sei nemmeno un collega” sottolineando in modo duro, cattivo questa parola, in antitesi completa al modo umile, servile, con cui la usano quando si raffrontano ad appartenenti alle Forze dello Stato?

Non esiste colleganza coi precari? Non c’è fratellanza, con loro? Non ci sono “lampi salvatoredaidoneblu” quando Salvatore Daidone, precario decennale, muore? Non ci sono “RIP” quando è un ex precario a suicidarsi gettandosi da una finestra? Ci rendiamo conto che dei loro nomi, delle loro morti, ci si ricorda solo perchè A me le Guardie ha memoria degli articoli di allora, oggi cancellati dai database dei giornali?!

Non bastano pochi, rari, comandi che nei precari investono, formandoli e vestendoli come i colleghi di ruolo, evitandogli almeno così di venire riconosciuti come “inferiori” dalla cittadinanza, e che magari in questi investimenti credono, tentando di portare ad una stabilizzazione che per molti è un orizzonte sempre fisso in lontananza: non bastano questi pochi comandi a dare dignità ad una figura che di essa è priva per contratto. 

….era Maggio 1999 , quando mio padre , mi chiese di compilare la domanda per un concorso stagionale nella Polizia Locale . Quel pomeriggio , mi trovo ‘ impreparata e sorpresa da tale proposta. Così iniziò il mio rapporto con la Polizia Locale .Mi accaparrai diverse graduatorie , ma sempre a carattere stagionale . Ma questo non mi fermava nella decisione di accarezzare il sogno della mia vita. Poi un decreto , il 78/2015 , che congelo’ la mia posizione in quelle graduatorie. L’ Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro , cita il primo articolo della Costituzione e proprio lo Stato mi negava tale diritto… …strano vero? Di nuovo fui avvolta dallo sconforto… non accettavo l’ idea di staccarmi dalla mia uniforme…  Io non avevo pretese, perché ero cosciente che pretendendo dovevo avere quello che chiedevo, altrimenti stavo male. La pretesa mi avrebbe portato ad essere egoista, perché mi avrebbe indotta a interessarmi solo di me e di ottenere quello che avrei chiesto ed io non lo volevo.   Mi chiedo solo una cosa …ma come si fa’ a lanciare parole come macigni, tirate con l’indifferenza dei coriandoli…. ?? Il principio generale verso i colleghi precari sarebbe quello di essere di sostegno e se non si puo’ aiutarli con una parola , almeno evitare di FERIRLI. Non mi sono mai sentita invidiosa di chi ha vinto un concorso a tempo indeterminato…. mai…. perché il loro traguardo, indirettamente era anche il mio… Non mi sono neanche mai sentita sfortunata per la mia precarietà … perché ho sempre pensato che la sfortuna risiede in altro. È’ stato sfortunato mio padre – ex Comandante della PL –  a lasciarmi , a causa di un tumore che non gli ha lasciato scampo. Quelle sono le sfortune! Amo la Polizia Locale …Lotto a favore dei colleghi stagionali e precari come me a… e voglio finire con un appello: ” È del tutto normale essere sconfortati e arrabbiati quando si vive ancora oggi nel precariato , ma vi chiedo di sostenerci in questa lotta , perché per noi tutti , l’importante è’ non sentirsi ALLONTANATI… ABBANDONATI A SE’ STESSI. Già le istituzioni lo fanno … ma vi prego voi …voi colleghi appartenenti e non ad associazioni e sindacati non fatelo mai.

Una Guardia Cittadina, una Poliziotta Locale, agente a tempo determinato stagionale.

dignitameme

 

A me le Guardie è stato precario. A me le Guardie non lo ha MAI dimenticato.

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