Gli ultimi giorni sono corsi velocissimi, con il susseguirsi di fatti e di parole così serrato da impedire ad A me le Guardie di seguire e commentare come avrebbe voluto. Dall’attacco a Berlino si è arrivati al termine della caccia all’attentatore, caduto in uno scontro a fuoco con la Polizia di Stato a Sesto San Giovanni, passando per le dichiarazioni del Ministro Minniti a proposito di lotta al terrorismo e Polizia Locale, per un gravissimo incidente a Bologna e un importante arresto a Portici.

Partiamo dalle parole del Ministro: il ruolo dei sindaci e della Polizia Locale nella lotta al terrorismo. Intanto trovo un vero onore per noi che il primo discorso del neo titolare del Viminale sia stato sostanzialmente un riconoscimento del nostro valore e del nostro lavoro. Onore non condiviso, pare, da certa parte della categoria, che non ha perso tempo per rimarcare la mancanza di tutele, la contrattazione privatistica, i vari problemi organizzativi ed operativi delle Polizie Locali, con toni fortemente polemici ed addirittura autolesionistici e di autocommiserazione quasi patetici, arrivando qualcuno a dire che “tanto non ce la possiamo fare” e farsi da soli vignette ironiche, lasciando trapelare forse una malcelata comprensione del lavoro, o, quantomeno, un’ ottica molto “pittoresca” della nostra figura, evidentemente a lui ancora riconducibile alle maschere mostrate da Sordi, Franco Franchi e Lino Banfi, quando invece la realtà attuale è ben altra, ed è gravissimo che il primo disconoscimento di tale verità venga dall’interno, con una distorsione della realtà degna delle metamorfosi di Kafka.

Quel che il Ministro intendeva, comunque, non è che da domani la Polizia Locale prenderà il posto o condividerà i compiti delle UOPI o della DIGOS, magari tralasciando i compiti più istituzionali della figura – legati alla tutela della sicurezza stradale ed urbana- ma bensì che, mentre i reparti di intelligence e pronto intervento statali rimangono la vera forza contro la minaccia terroristica organizzata, vi è invece una oggettiva difficoltà nel prevedere le mosse dei cosiddetti “cani sciolti“: attentatori solitari che di punto in bianco decidono di uscire di casa pugnalando chiunque incontrano, o di lanciarsi con un veicolo contro una fermata del Bus o un mercato, ed è chiaro che in questi casi la divisa indossata conta ben poco rispetto la necessità di essere in grado di neutralizzare la minaccia.
E’ evidente che contro tale minaccia l’intelligence può indagare ben poco, ma invece un controllo capillare del territorio ed una conoscenza dei suoi abitanti – elementi fortemente caratteristici della Polizia Locale – possono fare la differenza mettendo risalto gli elementi indicativi di una futura crisi o semplicemente intercettando il sospetto prima che i suoi atti possano sfociare in un pericolo mortale per i cittadini. Proprio questa presenza e l’attenzione anche alle piccole violazioni ha permesso alla Polizia Locale di Portici di arrestare un soggetto che, fermato a causa di una manovra azzardata, a controllo più specifico tramite le banche dati ora esclusive delle forze statali si è rivelato essere appunto un ricercato per traffico di stupefacenti.
Quello che il Ministro intendeva non era quindi cercare altri compiti alle Polizie Locali – che da sempre presidiano gli ingressi di zone pedonali e mercatini e non si capisca dove quindi molti colleghi vedano la novità nel farlo anche ora che sono recintate da cavalli di frisia oltre che transenne – ma bensì dare il segnale che il nostro lavoro, ora, è più importante che mai anche nell’ottica della lotta al terrorismo silenzioso dei lupi solitari. Se questo concetto sfugge, viene da pensare che a qualcuno piaccia “giocare” al poliziotto finché il massimo rischio è un motorino che passa oltre i cartelli.
Va da sé che A me le Guardie si augura che alle parole seguano i fatti, ovvero, che il riconoscimento espresso per ora solo a parole si trasformi rapidamente in una tangibile riforma delle Polizie Locali, con la reintroduzione delle tutele, l’equiparazione contrattuale alle altre forze dell’ordine, l’obbligo di dotazioni minime e progetti di formazione congiunta, l’acceso immediato alle banche ministeriali. Quello che molti devono capire è che il futuro sarà questo e non certo il ritorno ad una ormai scomparsa figura di “vigile urbano” che pattuglia fischiettando ed intervallando una bolletta per la sosta ad una vecchina accompagnata sulle strisce pedonali e che una moderna Polizia Locale è parte fondamentale della nuova società del XXIth secolo. Parlare di Vigili, oggi, equivale a quei generali che nel 1914 pretendevano di vincere la Prima Guerra Mondiale con tattiche napoleoniche e che nel 1943 ordinavano cariche di cavalleria contro i carri armati: pericolose cariatidi di tempi scomparsi che sono state capaci solo di mandare al macello tanta gente, mantenendosi però sempre al coperto.
Analisi perfetta che focalizza il vero problema della categoria.
"Mi piace""Mi piace"