Cronaca · riflessioni

La dignità femminile, la libertà di culto e l’oligarchia di Facebook

E’ normale che dopo una serie continua di gravissimi attentati come quella che ha sconvolto la Francia negli ultimi due anni si rendesse necessaria una forte risposta istituzionale alla rapida diffusione di sentimenti integralistici nella popolazione immigrata di seconda e terza generazione, ed è anche evidente che purtroppo la pessima gestione di uno stato sociale con decenni di ghettizazione delle minoranze non si possa rimediare in pochi mesi sperando di cancellare il forte sentimento antifrancese creatosi tra i giovani di origine africana e non.

Può lasciare perplessi però che la strada decisa sia stata non solo  quella della demonizzazione, creando così ulteriori divisioni e distanze tra la maggior parte dei francesi ed una comunque importante fetta di loro connazionali, ma direttamente quella dell’attacco verso una fascia di soggetti particolarmente debole – la cittadinanza comune di etnia africana e religione musulmana – con normative alquanto ridicole quali il divieto dell’utilizzo di determinati indumenti in spiaggia ( il burkini, peraltro ivenzione recente di una stilista svizzera) senza nemmeno prendersi la briga di giustificarla con la prevenzione per garantire la sicurezza, ma descrivendola come “attività che si discosta dai costumi (letteralmente direi ndr) dominanti della cultura del paese”. Come dire: non lo vieto perchè dopo gli attentati lo ritengo pericoloso, no, lo vieto perchè dopo gli attentati mi è diventato antipatico. Su quale base giuridica si possa fondare una dicitura simile in un paese che si ritiene la culla del diritto dei popoli e della democrazia, lo sa solo chi l’ha scritta.

nizza-la-donna-in-burkini-obbligata-a-svestirsi_838307
il controllo della discordia

Tempo pochi giorni e nelle pagine dei giornali sono partiti vigorosi attacchi a quello che è stato definito uno “stupro” una “pornografia di stato” una “violazione dei diritti umani”:  il controllo cui è stata sottoposta una donna araba in burkini nella spiaggia di Nizza da parte di 4 agenti della Municipale che, in ottemperanza alle ordinanze – che per quanto deliranti vanno applicate – hanno effettuato tra gli applausi il loro intervento.
Premesso che non mi risulta sia stata fatta “denudare”, come letto da qualche parte, c’è da ammettere che le modalità di tale controllo facciano pensare ad una non celata volontà di dare spettacolo e ricevere i complimenti da una popolazione ancora sconvolta da quanto è recentemente successo e quindi incapace di valutare l’effettiva necessità dell’atto.

Ritengo infatti che più o meno tutti i colleghi di qualsiasi forza di polizia abbiano avuto di recente modo di controllare l’identità di persone coperte da veli o affini: quanti di noi avrebbero agito in tal modo? Quanti di noi operano in mezzo alla folla? Non penso di essere l’unico che per prima cosa allontana – dietro un angolo prima che qualche buonista mi dia del sequestratore – la persona per poi procedere con calma all’accertamento dell’identità, meglio se in certi casi con la presenza di una collega di sesso femminile, ed in ogni caso quando mai è capitato di far svestire una persona -anche solo di giacca e maglione- davanti a degli astanti?

Dato per assodato che se una persona volesse compiere una strage 1- non si vestirebbe nel modo ideale per attirare l’attenzione di mezzo mondo 2- non si stenderebbe al Sole, quanto il fatto di aver adoperato una simile tecnica operativa è legato ad un sentimento di rivalsa piuttosto che alla volontà di effettuare un controllo che, per quanto basato su un’ordinanza discutibile, restava più che legittimo? Di più, una volta identificata e sanzionata la persona, perchè farle levare l’indumento quando sarebbe stato più che legittimo allontanarla dalla spiaggia (a Cap d’Adge la municipale allontana chi tiene il costume) dandole la possiblità di decidere se tornare a casa o cambiarsi dentro qualche cabina o altro?

 

notizia_2015_03_17_venezia_strade_sicure
Una pattugli interforze a Venezia

 

Non stupiamoci se davanti tali immagini si è scatenato il furor di popolo, con manifestazioni a livello mondiale, mobilitazioni su social e network, interventi di personalità di altissimo livello, tale da far addirittura intervenire il Consiglio di Stato, costretto ad emettere in quattro e quattr’otto una circolare in cui si ritengono le ordinanze di divieto del burqini lesive dei diritti umani.

Attenzione che se da un lato concordo pienamento sull’oscenità dei provvedimenti dall’altro rimango shokkato dal fatto che questi non vengano annullati per evidente incostituzionalità, ma perchè sulla rete si è creato sdegno, come se si fosse sostanzialmente atteso di vedere l’indice di gradimento popolare di un dettato normativo per deciderne il destino, invece della sua affinità ai capisaldi del diritto. Con questa logica da domani tutto ciò che ad una “maggioranza social” piace è legittimo, ciò che non piace è illegittimo, e tutto è soggetto ad una sorta di “periodo di prova” basato sui like di facebook.

il_grande_dittatore-1259774625

Questa, cari colelghi e lettori, è la vera sconfitta dell’Occidente, e viene dall’interno. Il fatto che l’omicidio stradale esista sull’onda del ruggito popolare (dopo anni di congelamento) e che il destino dell’eventuale legge sulla tortura non dipenda da presupposti giuridici, ma dal numero di voti che porterà o meno o che pefino l’armamento, l’equipaggiamento, i protocolli operativi rischino di diventare oggetto di sondaggi a colpi di faccine…questi sono la sconfitta del nostro occidente, che ha fatto crollare miseramente i suoi capisaldi sociali e storici non al buonismo, non all’islamismo, non al comunismo e nemmeno al fascismo, ma al social-ismo. Quello virtuale. Quello che in nome dei “mi piace” e degli applausi permette che ci venga ordinato di controllare come la gente va vestita. Quello che sempre a causa dei “non mi piace” cambia improvvisamente idea. Non perché sia più o meno giusto. Non perché più o meno costituzionale. Perché più o meno piace, o meglio, piace o non piace a chi è capace di premere quel maledetto pulsante “mi piace”.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...