Ebbene si. Di nuovo, rubo il titolo ad una canzone. La uso per dire che, porca miseria, è sempre troppo comodo dare la colpa di qualsiasi cosa alle Forze di Polizia e, nel particolare, alla Polizia Locale. Così come voglio dire alle Forze di Polizia ed, in particolare, alla Polizia Locale che, porca miseria, è troppo comodo ridurre ogni esternazione contro di noi ad una denuncia per diffamazione ed una richiesta di risarcimento. La uso per provare a spiegare il mio personale sogno impossibile.
Mi scuso intanto con i lettori per la sparizione: purtroppo il momento non è dei migliori, né personalmente né, tantomeno, professionalmente (sai la novità), forse è davvero troppo lo sfascio istituzionale cui sono testimone ogni santo giorno. Il mondo è cambiato con una velocità allucinante e siamo arrivati all’assurdo dualismo che da un lato ogni santo “cittadino” gira con una macchina fotografica, una videocamera e lo strumento per diventare un reporter in tasca (tutto in uno peraltro), dall’altro ci sono migliaia di persone più o meno sbandate che si trovano a vivere per la strada e contribuire a quel fenomeno ormai di costume che è “il degrado” e del quale sembra ovviamente esserci un unico colpevole: la Polizia Locale. I sindaci, certo, i politici, ovvio, ma gli insulti, i più cattivi, i più vergognosi, chi se li becca? I “vigggili”, giustamente, quelli che, pressati dall’ingiustizia istituzionale che gli ha tolto causa di servizio e massacrato in lungo e in largo la loro figura tramite mirate campagne stampa, si trovano a metà tra una classe dirigente imbarazzante e una cittadinanza che ormai ne ha le scatole piene di vivere nel mezzo della cacca e dover pure pagare – le multe- un affitto allo stato.
Vedo proliferare pagine relative segnalazioni di pisciate in piazza, sesso nei giardini, docce alle fontane, bagni nei canali, mercatini improvvisati nei marciapiedi, con ogni singolo post debordante odio e livore contro quella polizia – municipale, ma polizia – che invece di occuparsi di tutto questo “preferisce” imboscarsi a fare soste, velox e preferenziali, povere marionette sottoposte a valutazione dirigenziale basata sul numero di verbali portati a fine turno ed incassati a fine anno, sgherri di uno sceriffo di Nottingham che si chiama comune sottoposto ad un Principe Giovanni che è ormai diventato non più una figura, ma addirittura un sistema. Vedo decine di querele ogni giorno contro altrettante persone colpevoli di insultare, denigrare, schifare la mia divisa e quello che essa ormai rappresenta, leoni da tastiera capaci di scrivere contro persone che non conoscono delle oscenità che io non sarei capace di pronunciare contro le persone che più odio: “inutili come un tumore”-“vigili bastardi affamatori” e anche peggio che in questo momento non ho voglia di cercare per ricordare. Vedo anche tante denunce, tante ricerche, tante informative di reato contro questa gente, ne leggo le condanne, ne leggo i commenti che le accompagnano, le accuse di zittire perfino la libertà di giudicare chi viene visto come un enorme problema invece di una risorsa, come dovrebbero appunto essere le Forze di Polizia, tutte.
Vedo per fortuna anche tante azioni che dimostrano che non meritiamo tutto ciò che ci viene detto: vedo i colleghi ad Amatrice, a portare beni di prima necessità e combattere lo sciacallaggio, vedo le operazioni antidroga ed antidegrado, la lotta all’abusivismo, alle stragi sulla strada, le attività congiunte, perfino l’antiterrorismo e la protezione civile. Tutte cose che però vengono volontariamente nascoste perchè evidentemente quello che l’Italia vuole è avere una polizia che, forse dell’ordine, deve essere il capro espiatorio di ciò che non funziona nella pubblica amministrazione. Una polizia mediocre, una polizia che per prima non viene riconosciuta come tale dalle istituzioni, che le rifiutano il suo posto nella legge che le delinea (la 121 del 1981) e pertanto viene vista dalle altre come una forza di seconda categoria, un fastidio che oscura i loro successi quando si occupa di ciò che sentono loro, una riprova della loro certezza che esiste una scala gerarchica delle attività e degli interventi, e che per quelli che loro trovano umilianti e denigratori – dalle soste alla viabilità fino in generale al sanzionamento amministrativo e al trattamento dei malati psichiatrici – esiste appositamente questo strano ibrido tra un impiegato ed uno sbirro che fa tanto schifo quanto comodo, tanto da tenere a distanza sul campo quanto da chiamare “collega” quando li ferma ad un posto di controllo. Ed è un male che la Polizia Locale per prima ormai si sia crogiolata in questa realtà di disapprovazione mediatica e sociale, un male che si sia ormai convinta si, di essere quello sgherro che tutti vogliono vederla essere, perchè con l’abbattimento morale si abbatte anche l’ambizione, con l’abbrutimento professionale si combatte l’eccellenza del singolo, con la demotivazione sistematica si mette in riga chi potrebbe voler fare quel qualcosa in più per essere non solo un buon poliziotto, ma un vero punto di riferimento per quell’animale ipocrita e decadente che chiamiamo società. Una società dove se sei diverso, se non sei social, smart e cool, sei brutto, fallito, inutile, sei da dileggiare su facebook, da condannare e da allontanare dal gruppo. Dove la tua importanza viene dai “like” e dove il modo più facile per averne è sciacallare su quei “bastardi delle multe” che, magari, un giorno, ti estrarranno dalla tua auto in fiamme o ti tireranno su dal fiume.
Colleghi, diffidate di chi vi dice che salvare la gente non è il vostro lavoro, che dovete stare a distanza di sicurezza e limitarvi a far passare i “professionisti”, i soccorritori, i vigili del fuoco, le forze di polizia. Non accettate che qualcuno vi dica che il vostro lavoro è solo transennare e tenere lontana la gente, non inchinatevi a chi vorrebbe abbassarvi ad accertatori della sosta. Oppure abbiate il coraggio, se davvero volete essere questo rigurgito di mediocrità che tanto piace mostrare, di chiedere che vengano tolte le qualifiche di polizia ed esaudite il vostro sogno di diventare accertatori del comune. Il poliziotto non è tale nelle tutele e nelle qualifiche, ma nel voler essere una figura positiva, utile, che antepone gli altri a se stesso. Se non ve la sentite, chiedete di essere altro, così che tutti quelli che poliziotti lo sono se ne andranno da soli dalla vostra idilliaca polizia che polizia non è. Se invece preferite, dateci l’esempio, andatevene voi, imbucatevi in qualche ufficio, passate i turni davanti i monitor a contare gli ingressi nella ztl, cancellatevi quella parola di troppo dalla giacca e aggiungeteci una bellissima “vigilanza municipale”-“viabilità municipale”, “qualsiasicosa municipale” che vi toglierò finalmente il fastidio di dover portare a spasso una parola che proprio non sentite vostra. Voi, che magari non vi considerate “vigili” ma guai a dire che siete “poliziotti”…”agenti…agenti di Polizia Municipale”. Non poliziotti. Agenti di Polizia Municipale, come se fosse una qualifica a se stante, diversa da “polizia giudiziaria” e “polizia di sicurezza”. Una qualifica che altri non vogliono e che alcuni usano come scudo per non fare quello che anche gli “altri” dovrebbero.
POLIZIA O AMMINISTRATIVI? IMPIEGATI O SBIRRI? DECIDETE: O SIAMO UNO O L’ALTRO. L’IBRIDO ATTUALE E’ SOLO VERGOGNOSO E DISTURBANTE PER TUTTI: ALTRE FORZE, CITTADINI, NOI.