Che i social network abbiano aperto una nuova era della comunicazione è noto: tramite facebook, twitter ed instagram siamo interconnessi con milioni di persone – indipendentemente dalle impostazioni di privacy – e possiamo far sentire i nostri pensieri in modo molto diverso che dai tempi in cui si veniva -forse- ascoltati nei bar o letti dalla ristretta cerchia di iscritti a questo o quel forum. Questo stesso blog ne è un esempio lampante.
Come ogni cosa questa “Libertà di parola” o meglio “diffusione di parola” ha dato effetti positivi e negativi e se da un lato posso ora trovarmi i pezzi di un disco rarissimo su youtube come farmi un’infarinatura su mille cose con wikipedia dall’altra posso anche farmi forte del potere del gruppo per attaccare qualcuno, posso insultare chi mi pare senza la barriera naturale dell’avere le persone davanti, posso dare il peggio di me e scatenare i miei più bassi istinti e le mie più pesanti frustrazioni.
Già è brutto quando la “prepotenza da social” invade i comuni cittadini, facendo loro dire cose vergognose nei confronti di chiunque la pensi in modo diverso, che diventa un nemico da abbattere, umiliare, denigrare e demolire (indipendentemente dal rischio di beccarsi poi una querela) , ma la cosa diventa grave quando questa leggerezza prende il sopravvento anche nell’animo di rappresentanti delle Istituzioni (cosa riescono a scrivere i politici?!) , di professionisti (avvocati, critici e giornalisti) e di Guardie, ovvero quella categoria che di colleganza e cameratismo dovrebbe essere la più fiera portatrice.
Non è la critica più o meno costruttiva il problema (anche perchè altrimenti sarei il primo trasgressore) ma la violenza, la cattiveria gratuita, la malignità che sto leggendo da alcuni giorni, ovvero da quando mi son messo ad analizzare gli interventi di appartenenti ai diversi corpi nei gruppi di altri o direttamente interforze.
E’ in atto una vera e propria guerra tra poveri dove ogni foto, ogni immagine ogni esperienza sta diventando viatico per attaccare e denigrare una forza opposta e cercare in tutti i modi di danneggiarne l’immagine agli occhi di chi dovesse cercare di dare una lettura meno immediata di quella superficiale di chi sbotta immediatamente con insulti di pancia. Vogliamo qualche esempio? La foto di un’auto della Polizia Locale “non segnalata” a bordo strada è la chiave per attacchi sul “fare cassa” con gli autovelox, salvo magari scoprire che parliamo di un targa system (che è uno strumento del tutto diverso usato per combattere altri comportamenti che la velocità), due colleghi che prendono u caffè al bar, uno dei quali i bassa statura e con l’arma vistosamente priva del caricatore servono la scusa per massacrare di insulti sia il collega “raccomandato”-“nano”-“incompetente” sia la stessa forza di appartenenza, peraltro ignota, dove ognuno quindi scaglia i propri fulmini sulla divisa che trova a lui meno affine, fino al momento di scoprire che si tratta di comparse di una fiction durante una pausa delle riprese, cosa che spiega anche l’irriconoscibilità delle divise, semplicemente generiche. Due Guardie Giurate commettono delitti? Ecco che l’intera categoria viene abbattuta: i “finti colleghi” gli “operai con la pistola” e altre cose ancor peggiori. Addirittura mi è capitato di leggere insulti alla Polizia Locale in una foto che ritraeva una nostra BMW accanto una Punto dei carabinieri, e lo scandalo era, ovviamente, che i “vigili” avessero una BMW…chissefrega se per il servizio di Polizia Stradale i colleghi dell’Arma abbiano giustamente le Giulietta e le 159 mentre la Punto è per il territoriale che la PL espleta sempre più spesso in 125 e auto elettriche, l’importante è insultare gli appartenenti alla forza “minore” che osano ostentare, una volta tanto, un mezzo idoneo all’attività di impiego. Carabinieri contro Polizia Locale, Volante contro Stradale (i “vigili della polizia” si son sentiti definire a suo tempo), Polizia Locale contro Guardie Giurate, che a loro volta rispondono ed infine divisioni interne tra “vigili e poliziotti locali guardie dei comuni”, Vigili del Fuoco contro Protezione Civile che a sua volta va contro la Croce Rossa…come dire che le Forze dell’Ordine più che in divisa sono DIVISE.
E lo sono perchè gli interessi dei vari vertici su queste divisioni ci marciano e ci soffiano, in modo da impedire che una qualsiasi ipotesi di accorpamento o di unione non dico tra forze, ma anche solo tra centrali operative e apparati logistici venga immediatamente cassata tra pretese di campanilismo, presunti segreti di servizio ed ipotetiche necessità particolari: se poi tali unioni si fanno pure senza una minima logica – vedasi Forestale accorpata ai Carabinieri- si ottiene esattamente l’effetto contrario a quello che si dovrebbe avere di unire quantomeno sotto un’unica colleganza chi indossa una divisa condividendo i rischi e le peculiarità dell’attività di polizia.
Invito tutti i colleghi di tutte le forze a pensare due volte prima di scagliarsi su questa o quella amministrazione, magari generalizzando l’errore di uno o pochi appartenenti per denigrare un intero corpo o peggio dando per scontato che le illazioni di uno siano verità assolute e si debba assolutamente prendere parte al linciaggio mediatico del “colpevole”: la cosa diventa ridicola quando poi ci si rende conto che al di fuori dei social network si collabora attivamente fianco a fianco tutti i giorni e nessuna realtà virtuale potrà cancellare questa evidente verità reale, perchè almeno personalmente posso dire che di astio con le altre forze non ne ho mai avuto e che si è sempre collaborato nel migliore dei modi, e non ho alcun motivo di pensare la mia esperienza diversa da quelle di altri.
Siamo tutti nella stessa barca, statali, locali, privati, armati, disarmati, soccorritori, professionali, volontari, più o meno formati, più o meno equiparati, ma sempre tutti sulla stessa strada con lo stesso compito di preservare la sicurezza e la salute del resto della popolazione attraverso il rispetto delle leggi. Ognuno di noi sa quanto sia un lavoro arduo e a nessuno di noi piace doversi difendere dagli attacchi di chicchessia, tanto meno quelli di colleghi, il tutto senza togliere la giusta voglia di migliorarsi, il giusto senso di appartenenza alla propria amministrazione, la giusta volontà di dimostrare di essere alla pari di tutti gli altri.