Tecniche Operative

La fondina operativa di Polizia

L’inizio dell’uso massivo delle armi da fuoco come strumento da difesa o di polizia vede le sue radici nella seconda metà del XIXth secolo, ed, in particolare negli Stati Uniti, dallo sviluppo dei revolver da parte della fabbrica Colt, il cui omonimo fondatore altro non fece che mettere assieme le idee alla base alcune pistole già preesistenti e brevettarle a suo

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Texas Ranger con fondine cross draw, ca 1880.

nome, dando il via all’era delle armi da difesa portatili: accantonate le pistole a colpo singolo e canna liscia, imprecise e poco funzionali visto appunto la possibilità di un solo tiro, i revolver, forti della precisione data dalla canna rigata e del rateo di fuoco garantito dai 5 o 6 colpi nel tamburo, si diffusero rapidamente nelle mani di avventurieri, fuorilegge, civili bisognosi di uno strumento di difesa e, ovviamente, poliziotti, sceriffi e militari. Contrariamente a quello che si vede nei film western e in Tex Willer, le armi non venivano normalmente portate basse lungo la gamba destra, ma, bensì, alte e sul fianco sinistro, ed estratte “incrociando” la destra sul petto, in una tecnica passata alla storia come “cross draw”: questo si deve inizialmente alla derivazione diretta dalle tecniche di utilizzo delle spade da fianco, cui le pistole erano considerate discendenti, e, in modo più pratico, dal fatto che la lunghezza  delle prime pistole a tamburo (si parla di 7 pollici di sola canna) rendeva poco pratico estrarre l’arma dal fianco destro, senza contare l’ingombro che dava a cavallo un “tubo da stufa” di quasi 2kg che si fletteva assieme alla gamba. Molte di queste fondine, inoltre, erano dotate di una “patta”, chiusa a bottone, a coprire il calcio dell’arma per evitare che questa cadesse a terra durante un galoppo o venisse portata via. Oggigiorno le fondine in cross draw sono operativamente considerate un cimelio di epoca passata, buone soltanto per le parate e le passeggiate in armi, ed anche il sistema di chiusura a bottone, poco pratico e lento, è ormai dimenticato a favore di sistemi più rapidi ed intuitivi.

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l’ormai anacronistica fondina chiusa.

Per chi fosse costretto per ordine di servizio  o tradizioni radicate (vengono in mente i Carabinieri, ma la problematica esiste per molti corpi di Polizia Locale) mettiamo in evidenzia l’esistenza di diverse linee di fondine in cuoio, a patta chiusa e portabili sia a lato che in cross draw che, e non è poco, presentano un bottone a sgancio rapido (magnetico) in luogo dei vergognosi lacci o bottoni standard tutt’ora diffusi in questo tipo di fondina oltre che un comodo sistema di ritenzione fisso al posto dei terribili moschettoni i quali, oltre che essere deleteri in caso sia necessaria un’estrazione rapida, sono anche alquanto scomodi ed alla lunga portano ad un sicuro mal di schiena.

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Fondina con patta e bottone magnetico e ritenzione fissa rotabile.

Con la diffusione dell’uso civile dei revolver e l’accorciamento della canna anche la fondina si è evoluta secondo la già citata formula resa famosa in tanti film western e, successivamente, polizieschi: portata sul lato destro, cintura all’altezza del bacino, spesso dotata di un sistema di blocco (una stringa in cuoio) per impedirne la caduta e non di rado corredata da un correggiolo (detto cavo del telefono) assicurato direttamente all’arma ed al cinturone. Tale sistema di porto, utilizzato per decenni e tutt’ora molto diffuso tra le forze di polizia nazionali e locali, nonché tra molte vigilanze private, pur non presentando particolari problematiche legate al lungo tempo di permanenza al fianco, non garantisce alcun sistema di sicurezza vero e proprio atto ad impedire il furto dell’arma (salvo il già citato bottone facilmente sganciabile e il cavo del correggiolo poco resistente agli strappi) e costringe pertanto gli operatori a camminare con il braccio rigidamente lungo il corpo, in modo da avere l’arma a contatto col polso: un’andatura che per molti è diventata così istintiva da ripeterla anche quando si porta un marsupio.

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Fondina in cuoio da fianco  con correggiolo

Negli ultimi anni l’evoluzione tecnica e la maggior attenzione allo studio dei sistemi per garantire alle forze di polizia le maggiori probabilità di sopravvivere ad un ingaggio o scontro a fuoco hanno spinto all’innovazione dei sistemi di porto e di estrazione nell’arma in un’ottica di disponibilità immediata e di istintività nell’utilizzo da parte dell’operatore, cercando di liberarlo da possibili intoppi o impasti dell’arma nel corpo della fondina durante la corsa di estrazione ed il puntamento. Dopo una breve parentesi con la cordura, materiale sicuramente meno aderente del cuoio e pertanto meno incline a “bloccare” la pistola, ma sostanzialmente con le medesime caratteristiche di (poca) sicurezza, si è spinto molto su plastica, polimero e derivati, andando verso una generazione di fondine rigide, assicurate alla cintura per il tramite di un aggancio rotabile in base alla posizione dell’operatore (in piedi, seduto, in auto) così da garantire il minor ingombro possibile. Grande anche l’avanzamento dal punto di vista della sicurezza: finita l’era delle fondine “sagomate” attorno la pistola, i nuovi sistemi di ritenzione in plastica assicurano il perfetto incastro dell’arma ad un sistema a rotaia sbloccabile unicamente dall’appoggio del palmo della mano sulla leva di sgancio, operazione che per forma della fondina e gesto necessario è possibile solo ed unicamente all’agente: qualsiasi altro tentativo di tirare l’arma per il calcio o spingerla non servirebbe a nulla in quanto la pistola non è semplicemente “infilata” nella fondina ma è ad essa incastrata.

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Una fondina in polimero con sistema di blocco ad incastro

Esiste un rischio teorico, ma a chi scrive mai risultato divenire reale, che in caso di colluttazione o caduta il sistema di sgancio possa rompersi rendendo l’arma imprendibile anche all’operatore – ed ammettiamo che sarebbe una brutta sorpresa, una volta finiti a terra e con l’aggressore che magari estrae un coltello o peggio, non riuscire a prendere l’arma – ma va ammesso che la possibilità di tale evento pare assolutamente residuale rispetto i possibili tentativi di furto dell’arma ed i risultati, preoccupanti se si parla della “vecchia” fondina in cuoio (Trieste, 2014) ed invece più che positivi nel caso in cui venga usato questo nuovo sistema (Milano, 2015).

Con sommo rammarico di chi scrive, grande amante della buffetteria in cuoio e dell’aria vintagista che da alla divisa, il tempo del cross draw e della pelle sembra finito in luogo delle innovazioni tecniche in plastica e polimero, ormai consegnate come dotazione standard a diversi reparti delle forze dello Stato e a numerosi comandi di Polizia Locale ed il cui acquisto è consigliato a tutti coloro che tutt’ora sono assegnatari di strumenti di vecchia concezione: per quanto il prezzo di tali fondine non sia bassissimo, infatti, la vita vale sicuramente di più di poche decine di euro. 

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A sinistra, operatori di varie forze di polizia con le fondine di ultima generazione, a destra un carabiniere con la buffetteria classica: il fucile mauser è invece frutto di un sequestro a Sanremo.

3 pensieri riguardo “La fondina operativa di Polizia

  1. A fronte di questa analisi sulle varie tipologie di fondine, ricordo che probabilmente più della metà degli appartenenti alla polizia municipale, tra cui anche molti corpi di città di grandi dimensioni, non presta servizio armato; spesso per espressa volontà del personale impiegato.
    Anche in questa circostanza, ragionavo con un UPG delle FF.OO., non ci si spiega come mai il ministero dell’interno non intervenga modificato il DM che disciplina l’utilizzo dell’arma per la polizia municipale e non imponga idonea formazione per l’impiego di tale DPI.

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    1. Questo è un problema tutto della PM (la percentuale disarmata cmq è molto meno del 50, va sul 30 ed è a scendere) sul quale si può fare poco o nulla…poi su cosa personalmente penso della faccenda preferisco soprassedere.

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    2. Come Assistente Scelto della Polizia Locale, posso dire l’assoluta tranquillità di non temere smentite che, ogni anno, il Comando ci invia al poligono per le esercitazioni obbligatorie (3) al termine delle quali ci viene consegnato il certificato di idoneità al maneggio delle armi. Spariamo 150 colpi all’anno, che sono molti di più di quanto sparano, in media e nello stesso periodo, gli operatori delle altre polizia dello Stato (CC, GdF, P.S.).
      Inoltre, e parlo per esperienza diretta, mi sono classificato terzo nella gara di tiro libero con la pistola a 12 metri in poligono a cielo chiuso presso la sezione del tiro a segno nazionale di Monza (trofeo “Corona Ferrea” del 2018 e del 2019).
      Sono iscritto alla sezione agonistica dello stesso poligono nella specialità del tiro a segno con la pistola a aria compressa a 10 metri e partecipo alle gare federali e nazionali.
      Quindi, non parliamo delle capacità degli operatori della Polizia Locale in merito al maneggio delle armi.
      Non parlo di tutti ma, sicuramente, una buona parte di essi potrebbe insegnare a molti professionisti, militari e non, come devono essere usate le armi da fuoco.

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