Quello che è successo lunedì 24 aprile a Fara Vicentino, provincia di Vicenza, territorio del Consorzio Polizia Locale Nord Est Vicentino, possiamo leggerlo nei giornali, e, dando per assodato le testimonianze note alla stampa, riassumerlo così: una pattuglia dei Carabinieri interviene su una segnalazione relativa una persona in stato di agitazione in strada, e, individuato il sospetto, questi si rivela immediatamente inavvicinabile. Dopo i primi tentativi di mediazione, si ricorre al Taser per tentare di contenere l’uomo e ammanettarlo, ma lo strumento fa un parziale missfire e la reazione diventa a questo punto incontrollabile, tanto che il carabiniere viene spinto di forza contro l’auto e nel frangente il sospetto si impossessa della pistola di ordinanza. A questo punto sopraggiunge una pattuglia della Polizia Locale, che accorre in aiuto dei colleghi dell’Arma e si trova di fronte un sospetto armato che sta tentando di caricare la pistola e inizia a sparare colpi a caso. Gli uomini in divisa cercano riparo, il sospetto si china come in preghiera prima di alzarsi e aprire il fuoco ad altezza d’uomo, colpendo due volte l’agente Alex Frusti, che stramazza a terra. Mentre l’aggressore si avvicina per dare il colpo di grazia all’operatore, il secondo carabiniere e – secondo l’ultima ricostruzione – lo stesso Frusti reagiscono sparando a loro volta ed abbattendo l’uomo. Alex Frusti viene trasportato in gravi condizione all’ospedale di Thiene da dove, una volta stabilizzato, viene trasferito e ricoverato al nosocomio di Vicenza, sottoposto ad un intervento chirurgico di urgenza che gli salva la vita e che conferma che i proiettili hanno colpito una gamba e fatto collassare un polmone: fuori pericolo, si trova tutt’ora in terapia intensiva, dove le sue condizioni appaiono sempre più incoraggianti, e questa, sinceramente, è la cosa più importante: ad Alex va il nostro augurio di una immediata guarigione.

E’ chiaro che un fatto così shokkante ha dato il via a diverse reazioni che possiamo dividere in tre macro-insiemi:
Media e comunicazione: ovviamente come al solito rappresentano la parte peggiore della vicenda. Nei momenti subito dopo i fatti, a parte qualche cronaca locale che presumibilmente aveva qualcuno sul posto, i giornali nazionali si sono sbizzarriti a raccontare fatti mai accaduti e a condire la narrazione con chiari intenti avversi la Polizia Locale. Col passare delle ore si sono dovuti allineare alla realtà dei fatti, tentando a volte di spostare l’attenzione sul fatto che un carabiniere si sia fatto disarmare: non è la prima volta e purtroppo non sarà l’ultima, ma solo chi per certi interventi ci è passato ha diritto di parlare, sapendo cosa si prova e cosa voglia dire essere su strada, non commentando sulla scorta di nozioni apprese da qualche serial televisivo.
Atto dovuto: il vicebrigadiere dei Carabinieri che ha neutralizzato un soggetto armato si è visto sequestrare l’arma, nominare un difensore ed essere interrogato dal PM, la stessa “sorte” è toccata ad Alex Frusti, pur se ferito gravemente. Tutto questo nelle 48 ore successive agli eventi. Con la scusa dell’atto dovuto, si infierisce su due persone che hanno dovuto ricorrere all’extrema ratio del nostro lavoro, ovvero l’uso delle armi da fuoco e, attenzione, il problema non è certo nel fatto che si debba ricostruire appieno quando accaduto, ma nel fatto che si dovrebbe agire con maggiore tutela nei confronti degli operatori, anche a livello mediatico, dipinti e trattati esattamente come si sarebbe trattato l’aggressore se sopravvissuto: una procedura più snella, che non preveda per forza l’incriminazione del poliziotto fin dai primi istanti e rilievi, sarebbe più adeguata alla stabilità psicologica di persone sicuramente già duramente provate da quanto accaduto e che prima che indagate andrebbero tutelate, soprattutto dalla folla sbavante che affolla i social.
La politica: cinica e opportunista essa si è manifestata nelle ore immediatamente dopo gli eventi. Non sappiamo se sia peggio un Zangrillo che ringrazia solamente i carabinieri parlando di “un uomo ferito”, un Salvini che si schiera dalla parte delle Forze di Polizia, ma che niente ha realmente fatto per quest’ultime o il freddo silenzio di quel Piantedosi che dovrebbe essere Ministro dell’Interno (e che magari per questo ritiene non un suo problema il ferimento di un poliziotto locale). Migliore l’intervento della premier Giorgia Meloni, arrivato dopo la bufera di commenti inorriditi sulle pagine dei suoi colleghi di governo, non pervenuta l’opposizione, forse più pronta a sentire le ragioni della sorella dell’aggressore (che da molti viene chiamato “vittima”).
Ma ancor peggio delle elucubrazioni giornalistiche, dei timidi tentativi di commento della politica, dei diversi patetici commenti sui social, del comunque comprensibile e aspettato “atto” della Magistratura – che appunto, è “dovuto” – a farci schifo è stata invece la reazione della sigla sindacale CUB, subito seguita dalla malefica triplice triade CGIL-CISL-UIL, che, tra comunicati, incontri ed articoli sulla stampa, hanno cavalcato la vicenda per arrivare non a pretendere una parificazione tra le Polizie, indipendentemente dalla denominazione o la dipendenza contrattuale – peraltro oggetto di annosi tentativi di riforma – ma a chiedere una netta separazione di “competenze” tra la Polizia Locale e le “Forze dell’Ordine”, come a sottolineare che noi “siamo altro”. Vi immaginate la scena, se le speranze di questi personaggi fossero esaudite, con una persona che chiede aiuto dopo uno scippo o altra prepotenza””eh signora abbiamo chiesto noi di avere il lavoro a rischio zero e occuparci solo delle soste e dei guinzagli ai cani, lasciando alle forze dell’ordine, di cui non abbiamo voluto fare parte, il compito di proteggerla. A proposito, è sua l’auto?”.
A chi sta cercando di sfruttare il pericolo di morte di un agente che col suo intervento ha probabilmente salvato non solo i due carabinieri intervenuti, ma anche le successive e potenziali vittime dello sparatore una volta impossesatosi di una seconda pistola, non possiamo che ribadire che siete il male della categoria, perfino di fronte un collega ferito siete pronti a fare passi indietro, a dire non ci compete, a rinnegare il nostro lavoro. Dietro ogni cittadino che odia la polizia locale perché la vede come “quelli che sanno solo fare multe” c’è un sindacalista che ha voluto questa visione per il proprio tornaconto personale e per fare gli interessi di una serie di personaggi che tutto dovrebbero meno che indossare una divisa. Perfino di fronte un fatto che ci dovrebbe unire a chiedere finalmente la parificazione alle forze statali arrivate voi a chiedere di esserne distinti, così da poter continuare a vessare la cittadinanza senza dover più avere anche il compito di proteggerla, il vostro sogno di polizia locale è vedere un pericolo e tirare avanti,magari per fare un paio di dischi e un plateatico, fregandovene se qualcuno viene aggredito o rischia la vita dietro l’angolo. Non siete poliziotti, tantomeno Guardie e nemmeno ausiliari, e non osate definirvi “vigili” macchiando con le vostre parole la nostra storia: il termine per voi deve ancora essere coniato e non esiste turpiloquio capace di definirvi. Vergognatevi e non permettetevi di sostenere di parlare per tutta la polizia locale italiana.

In chiusura dell’articolo pubblichiamo un pensiero del Comandante del Consorzio Polizia Locale Nord Est Vicentino, condiviso da tutto il Corpo, inviatoci dopo un breve colloquio telefonico oggi pomeriggio che ci ha visti perfettamente in sintonia nelle reazioni a quanto accaduto: è un testo che ci da una lezione importante, che ci dice non solo che abbiamo tanta gente dalla nostra parte, che ci vuole per quello che siamo, le Guardie Cittadine, la Polizia Locale, non i patetici controllori comunali auspicati dalla triplice, ma che dice anche che siamo molto più di “dipendenti” o di “risorse umane”, come piace ora definire il personale, siamo una famiglia e, aggiungiamo noi come A me le Guardie, siamo un Corpo, di Polizia e, per quel che mi riguarda, del miglior modo di essere Polizia.
Le parole del Comandante Giovanni Scarpellini e di tutti i colleghi del NEVI:
Ieri un uomo mi si è avvicinato, mi ha guardato negli occhi e mi ha stretto forte la mano, dicendo: “sentivo il bisogno di farle sapere che io e la mia famiglia siamo con voi, grazie”
E’ davvero tanta la solidarietà che stiamo ricevendo, che ci rinfranca e ci aiuta superare questo momento di grave difficoltà.
E’ chiaro che avremmo tutti fatto volentieri a meno di quello che è successo, però è necessario precisare che sulla strada è sempre più difficile lavorare e che i pochi operatori rimasti si aiutano sempre, siano essi con l’uniforme dei sanitari, dei vigili del fuoco, della guardia di finanza, della polizia di stato, dei carabinieri, e anche della polizia locale. I miei Colleghi sono intervenuti perchè altri operatori avevano bisogno, senza neanche pensarci.
Sarebbe stato bello risolvere la questione con una stretta di mano, ma non è andata così. L’istruttore FRUSTI Alex ha attirato su di se l’attenzione della persona armata, con la prioritaria preoccupazione di salvaguardare la vita delle numerose persone in transito e dei Colleghi, evitando di sparare fino a quando proprio non ne ha potuto fare a meno.
FRUSTI Alex non è dipendente del Consorzio Nordest Vicentino, è parte del Consorzio Nordest Vicentino. Anche se forse può sembrare difficile da comprendere, noi non siamo un gruppo di dipendenti; noi, senza alcuna retorica, siamo una famiglia. Ci sono genitori e figli, sorelle e fratelli. Un vero privilegio che vivo ormai da 17 anni.