Cronaca · Polizia Locale · riflessioni · Vigilanza Privata

L’ossessiva ricerca di tappabuchi per non assumerci le nostre responsabilità

Gli ultimi mesi hanno visto una recrudescenza allucinante di fatti di violenza anche in territori dove si pensava che determinate dinamiche fossero problemi lontani e conosciuti forse solo per citazione in qualche serie televisiva, preferibilmente americana. Chi segue la pagina facebook sa che tra una riflessione e l’altra ho l’abitudine di inserire, con l’aiuto dei miei preziosissimi admin, una rassegna stampa pressoché completa sulle attività della Polizia Locale. Questo non serve soltanto a riempire spazi quando non ho tempo di scrivere di persona, ma soprattutto a dare un contesto ed una ragione a quello che esprime nelle riflessioni e nei numerosi sfoghi. Seguendo la mera fila di notizie che riportiamo quotidianamente si può infatti vedere l’evoluzione degli interventi, della situazione sociale, dei Comandi stessi, e, saltando la grande cronaca nazionale, cerco di dare un’immagine di quella che è la vita quotidiana e quali sono gli interventi reali e continuativi delle Guardie Cittadine e non solo.

Lo scenario di un intervento a Treviso

Ammettiamo quindi che stiamo vedendo numerose risse, aggressioni e violenze, culminate in omicidi, come di recente a Treviso, con agenti feriti, vedasi Udine, interventi interforze come si stanno vivendo a Trento, controlli su movide impazzite ormai diventati routine in grandi realtà quali Milano, Padova, Genova, Torino, Roma e Napoli, blitz in campi nomadi a seguito di complesse indagini ambientali in quel di Sassari, nascita e diffusione di baby gang sempre più invasive, culto di determinata musica come stile di vita basato sull’essere fuori, anzi, oltre la legge, con faide tra musicisti combattute a suon di agguati e sprangate e dissidi tra operai edili risolti a coltellate.

L’ultimo esempio, che ha colpito tutti noi in divisa con la forza di un maglio in faccia, è l’aggressione con successiva violenza sessuale che ha visto vittima una poliziotta in servizio a Napoli.

In questa situazione sociale che mi spingo a definire degenerativa, la politica nazionale e locale deve dare risposta e dovrebbe farlo con soluzioni concrete, che vanno al di là della mera repressione e che dovrebbero partire da una vera e propria rivoluzione dei rapporti sociali, del welfare state, della scuola, della giurisprudenza. In attesa di un governo che ancora non c’è e sulla cui capacità di riforme sociali ho qualche serio dubbio, vediamo come molti comuni stanno viaggiando da soli alla ricerca di soluzioni di comodo, posticce, economiche e francamente imbarazzanti.

Guardie Cittadine e Giurate in un intervento congiunto, prassi che ormai vede sostanzialmente un ribaltamento dei ruoli.

Succede così che le Guardie Cittadine, invece di venire valorizzate e crescere, vengono, anche col tacito accordo degli stessi appartenenti, ridotte, umiliate, svilite e dimenticate, se non direttamente sostituite, da personale private o da esasperanti richieste di “avere l’esercito per strada”, fino all’assurdo di leggere che “i vigilantes sono meglio della polizia locale” come titolato da un giornale locale del milanese a proposito della scelta della giunta di Garbagnate di investire in stewart privati invece che nella sua Polizia Locale.

Premesso che il servizio di Garbagnate ha qualche odore di illegittimità visto che non si parla nemmeno di Guardie Giurate ma di portieri e figure ibride sfruttate, sottopagate e messe a fare attività di controllo che non potrebbero nemmeno svolgere coi normali limiti dei colleghi privati, e che ci chiediamo dove abbiano lasciato la dignità professionale le Guardie garbagnesi nel permettere questo sconcio, rimane che la pervasività di privati e militari nei servizi di polizia e di sicurezza urbana e territoriale sono il più grande errore che si possa fare in una fase così delicata.

Non soltanto perché parliamo di figure professionali diverse con compiti e specifiche diverse da quelle di agenti di pubblica sicurezza e polizia giudiziaria, ma anche perché, essendo importante inserire il controllo e la repressione in un più vasto progetto di riduzione delle cause nascoste del malcontento che porta all’aumento dell’attività microcriminale, è impossibile pensare che questo controllo venga svolto da realtà esterne a quella comunità cittadina su cui si intende operare. Gli Istituti di Vigilanza sono realtà private che non hanno connessioni con la vita cittadina, l’Esercito Italiano è direttamente la peggior immagine che si possa dare a quella parte di popolazione nella quale si sviluppa il disagio. Le Polizie, tutte, sono invece la risposta a questo disagio anche per le loro connessioni e scambi di informazioni e servizi con tutte le realtà di assistenza, soccorso e servizio alle persone. Tra le Polizie, sono quelle Locali ad avere il maggior polso della concreta tenuta sociale del territorio attraverso la connessione con i servizi sociali e di soccorso, vista la preminenza di interventi in entrambi gli ambiti e dipendendo dallo stesso ente da cui partono i servizi scolastici ed assistenziali.

Sassari: un’indagine su un traffico illecito di rifiuti culmina con un blitz in un campo nomadi e l’arresto di dieci persone.

E allora perché non stiamo crescendo facendoci letteralmente rubare il territorio da altri? Perché i nostri sindaci preferiscono affidarsi a personale esterno invece che in noi?

Beh, la colpa è di tutti. In primis, però, nostra, perché sono in troppi tra noi a sbuffare per turni serali e notturni, a ritenere che “siamo principalmente una polizia stradale e dei controllori di regolamenti comunali”, a preferire la comoda routine di soste, scuole e plateatici ad un reale controllo del territorio e di chi lo frequenta e vive, a pretendere di vivacchiare in attesa di quel 27 che purtroppo arriva tanto che passi i turni a fare lo yes man tra passi carrabili e transenne, tanto che rimani tutto il turno imboscato a farti i tuoi affari sui social e non, tanto che ti fai il mazzo e ti spendi per dare risposte e soluzioni concrete alla cittadinanza, fosse pure semplicemente restituire di persona 600 euro smarriti da una vecchietta invece di pretendere di redigere un verbalino da dare ad altro ufficio “per la sua attività di competenza”. Siamo noi i primi, in sostanza, ad aver accettato ed a volte volontariamente indossato la veste di sfigati gabellieri.

Veste che, e qui arriva l‘importantissima colpa degli amministratori locali, fa sicuramente comodo ai comuni. Comuni che vedono in noi un buon strumento di riscossione per il bilancio comunale, oltre un comodo capro espiatorio cui deviare l’odio della cittadinanza, già spaventata dall’evidente degenero sociale, che si vede sanzionata e multata in continuazione e spesso con le peggiori trappole possibili. Guardie Giurate e Militari, che certo non portano soldi, costano però anche molto meno di un Corpo di Polizia Locale strutturato e valido: pensate a celle, impianti di fotosegnalamento, auto dotate di allestimenti di sicurezza, dotazioni individuali e formazione degli agenti, armi e armerie, dispositivi di protezione individuale, comandi ad hoc ed immaginate invece il vigile ausiliario in pandina che dopo le scuole tira su qualche sosta mentre all’interno qualcuno preme ripetutamente il pulsante di qualche fotored, ztl o autovelox. Una camicia, un berretto, pantaloni frescolana e via.

E’ chiaro che al comune piace il vigile in frescolana e sta bene che alla sicurezza ci pensi qualcun’altro, salvo poi basarci le campagne elettorali.

Istituto di Vigilanza con unità cinofila

Ed è chiaro quindi che il più grande limite delle Guardie Cittadine non è essere la polizia del territorio, ma la polizia del sindaco, e il più grosso errore che si è fatto coi sindaci è stato trasformarli in amministratori di aziende chiamati Comuni invece che in garanti della vivibilità e della corretta funzionalità delle realtà cittadine.

Dare dei paletti ai sindaci sull’utilizzo della Polizia Locale non è solo il nostro sfizio di fanatici cui piace essere poliziotti e non gabellieri, ma è la chiave attraverso cui combattere la realtà sociale che si è andati a creare: può non piacere, ma una polizia cittadina è la soluzione che potrebbe evitare di trasformare in una guerra quelli che oggi sono esasperazioni del disagio generazionale e culturale di una certa parte della popolazione.

Se poi volete credere che mettendo Guardie Giurate a occuparsi della parte repressiva e militari a fare da cartolina di benvenuto nei nostri territori si potrà risolvere un problema ben più grave di un mero periodo nero dell’ordine pubblico, liberissimi.

E se noi Guardie Cittadine accetteremo di essere messe da parte quando è il momento giusto di diventare protagonisti, beh, almeno ammettiamo di meritarci tutto l’astio, il disprezzo e la sfiducia che cittadini e media ci vomitano addosso.

E qui concludiamo con l’ultimo grande colpevole di questa situazione, cioè lo Stato Centrale ed i suoi funzionari che, incapaci di ammettere non tanto un loro fallimento quanto una mutata condizione che non permette più di vedere lo Stato come punta di una piramide di cui ha tutto il controllo, preferiscono distruggere tutto ciò che non è sotto il loro potere, aumentando lo scollamento tra popolazione ed amministrazione centrale e risolvendo ogni cosa dando la colpa ai comuni, di cui la Polizia Locale è espressione sul territorio e quindi primo apparato da far apparire inadatto ed incapace.

Attenzione però che a dare le scuse per sputarci addosso siamo sempre noi per primi, a partire dai Comandanti che tutto questo sistema vergognoso lo avvallano o fingono di non vederlo, letteralmente comprati da trenta denari equamente divisi in “posizioni organizzative” e “funzioni dirigenziali” che evidentemente permettono loro di acquistare abbastanza deodorante da non sentire la puzza di marcio causata da gestioni incancrenite ed inidonee alle necessità reali: tanto, diranno, ci sono gli Istituti e l’Esercito, per dare risposte.

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