Storie di Guardie

Storie di Guardie: le trasferte dei colleghi lombardi ai confini dell’Ucraina

Sulla guerra in Ucraina è difficile scrivere qualcosa. Non intendo soffermarmi sul commentare quello che sta accadendo, non intendo prendere parte all’assurdo tifo da stadio che sto vedendo nei social, quasi si stesse assistendo ad un evento sportivo estremo piuttosto che al dramma di un intero paese e la morte di migliaia di persone. Parleremo invece di solidarietà ed in particolare delle missioni delle Guardie Cittadine di Assago, Sesto San Giovanni e Segrate, che hanno deciso che per quelle migliaia di persone si può fare di più che raccogliere fondi e materiali: ad aver fatto questa scelta e già nella prima metà di marzo la Polizia Locale di Assago, che ha organizzato un trasporto di medicinali, abiti e cibo ai confini ucraini, portando le nostre divise tra i campi profughi e tornando con 8 minori e 4 adulti immediatamente accolti nel nostro paese. In tutto gli operatori hanno macinato 3300 km in 36 ore.

La Polizia Locale di Assago in un campo profughi in Polonia.

Successivamente tre colleghi di Sesto ed uno di Segrate sono partiti, da loro stessi, dalla loro amicizia e dalla loro volontà di essere parte di qualcosa e non solo spettatori. E sono stati degli ucraini residenti a Sesto San Giovanni i primi contatti, le prime ipotesi, gli embrioni dell’organizzazione della spedizione, che hanno permesso di dare contatti e obiettivi sul territorio. Per il materiale e i mezzi c’è stato l’immediato appoggio della Croce Rossa e degli Ospedali, progettando nel viaggio di ritorno addirittura il trasporto di un paziente dializzato da ricoverare urgentemente in Italia. Ha stupito e commosso i nostri colleghi la scelta di un signore ucraino di 59 anni di accompagnarli nel viaggio, offrendosi come guida e interprete, a condizione di poter poi restare nel suo paese per combattere.

In Ucraina sono stati portati vestiti per donne e bambini, derrate alimentari, medicinali e prodotti per l’igiene dei bambini: tutti beni di prima necessità, che diamo quasi per scontati, ma che con lo scoppio delle ostilità sono diventati non solo rari, ma spesso dimenticati nella corsa a procurarsi armamenti ed altro materiale destinato alle operazioni militari. Nel viaggio di ritorno è stato dato modo di portare nel nostro paese 8 persone poi collocate in strutture private e cui sarà data possibilità di accedere al lavoro.

I colleghi in Ucraina con la bandiera della Polizia Locale italiana

Tra i protagonisti del viaggio i fratelli, e colleghi, Luca e Diego, una tradizione di famiglia non solo come Guardie Cittadine, ma anche come agenti legati a doppio filo al concetto di polizia e soccorso: il padre, Domenico, oggi in pensione, è fin dagli anni ’70 uno degli operatori di Polizia Locale con più missioni all’attivo come soccorritore inviato negli scenari dei tanti disastri naturali che hanno colpito il nostro paese, ed anche in questo momento si trova in viaggio verso l’Ucraina con i volontari della Croce Rosa Celeste di Milano alla guida di una colonna mobile di soccorso. Attinenza al soccorso peraltro condivisa con gli altri due colleghi che hanno preso parte alla missione in Ucraina, entrambi con un passato di volontariato sanitario e attualmente attivi nell’assistenza ai profughi.

“Il pensiero vola verso tutte le persone che ci hanno pensato e sostenuto da casa, proseguendo poi verso tutte quelle persone che non abbiamo potuto conoscere perché irraggiungibili in quanto troppo lontane ma che troveranno del conforto grazie alle cose che abbiamo portato. In tutto questo ovviamente non può mancare un pizzico di paura una spolverata di adrenalina ma soprattutto tantissimo Spirito di corpo.” ci ha detto Luca al termine della corrispondenza che ha reso questo articolo possibile.

In ricordo della Missione sono stati creati dei crest per i colleghi che hanno partecipato

Non si può che essere fieri di tutti i colleghi che hanno scelto di fare qualcosa in più che stare a guardare: Luca, Diego, i loro compagni di missione, gli agenti di Assago e tutti coloro che hanno raccolto, distribuito e portato materiale per chi sta affrontando una situazione che pensavamo fosse ormai un lascito della storia. Ed è un orgoglio per noi indossare la stessa divisa e poter raccontare le loro storie.

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