E’ un pezzo che non scrivo. E non per caso. Non è solo una questione di tempo o di non avere cose da dire. Ce ne sarebbero tante. Perfino sulla tanto sperata Riforma. Che tanto non arriva, ma almeno se ne parla. La verità è che da un lato ho perso proprio la voglia di andare oltre, mi sono, a modo mio, richiuso nel lavoro “di strada” e separato da ragionamenti ed analisi. Giusto qualche post di carattere storico nella pagina, perchè mi piace farli e non devo starci a pensare troppo, ad avere paura di cosa dire, a misurare ogni parola per evitare che qualcuno risponda con un insulto o un attacco.
Forse mi sto rammollendo o, semplicemente, non ho più voglia di discutere. Né sulle Guardie Cittadine né sul Covid né sulle indagini che stanno riempiendo le pagine dei notiziari né su casi magari minori, ma che riguardano da vicino noi Guardie. Sono lontani i tempi delle 100mila visualizzazioni annue del blog e 30mila settimanali in pagina.
Vedo l’evoluzione delle carriere di colleghi, amici e perfino ex allievi e scopro che il mio fallimento professionale è ormai completo. Quello personale ci va a braccetto. E così, mentre le indagini su incidenti mortali – quelli che oggi sono omicidi – o ferimenti gravi sono sempre più lontane, mentre quella che era la mia eccellenza diventa sempre più un ricordo sbiadito, tra una camminata, un verbale ed un daspo si chiude il cerchio sulla mia sconfitta con una bolla disciplinare da un lato e personale dall’altro, unico a ritenere vi sia qualcos’altro oltre la movida ed il covid a dover essere di interesse.
Ho perso perfino la voglia di lottare, assieme a grado, specializzazione e professionalità.
La pandemia, le nuove “regole” che l’hanno accompagnata, il clima da caccia alle streghe di prima e di coprifuoco ora, la morte di George Floyd, la globale sfiducia nelle forze di polizia, in Italia concretizzata con la marcia indietro sui taser e “avvallata” dall’indagine sugli allucinanti fatti di Piacenza, una paio di vicende personali piuttosto disarmanti. Uno tsunami destabilizzante e continuo.
Ah, il libro di A me le Guardie non uscirà mai: non ho ancora iniziato la revisione del testo ed in ogni caso è impossibile pubblicare qualcosa che non tenga conto la pandemia in corso, su cui si possono solo dire determinate cose o si passa in un pomeriggio da idolo ed esempio a ignorante e negazionista. Al di là di questo, non ho proprio voglia di aggiungerci nulla ed appunto adattarlo all’emergenza sanitaria.
Non so quanto questo limbo professionale andrà avanti. So che A me le Guardie continua tra notizie e rimandi storici, ma non sono così cieco da non accorgermi che ha perso gran parte della sua forza.
Si sono spente le analisi e riflessioni di uno sbirro anarcoide, ma si va avanti lo stesso, per amore di giubba, per amore della storia e un po’, perchè, nonostante tutto, piace ancora essere Guardie Cittadine.
Le belle menti pensanti non vanno né perse né disperse è un lusso che non puoi permetterti ! È un obbligo morale che chi ha il dono (di Dio per chi crede e degli uomini per chi non crede – volutamente vecchia formula laica) della critica oggettiva .
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