La Storia di Guardie di cui tratterò in questo articolo riguarda una delle attività di polizia più sconosciute: quella ambientale. Di Polizia Ambientale si parla poco, eppure è strano, vista l’importanza dell’ambiente nella nostra vita, soprattutto visti gli indubbi danni che l’attività umana sta provocando al nostro pianeta. Fino al 2015, la materia era trattata dal Corpo Forestale dello Stato e dalle Polizie Provinciali. Il governo Renzi ha pensato bene di cancellare la prima facendola confluire nell’Arma dei Carabinieri e gambizzare le seconde, dapprima sostenendo di volerle abolire, poi trasferendone gran parte dei dipendenti presso altre amministrazioni, ed infine non riuscendo a terminare il progetto di scioglimento, lasciando in Italia pochissimi Corpi Provinciali funzionanti e tutti con gravi carenze di organici e mezzi.
Bene: questa Storia darà un po’ di onore alle indagini di Polizia Ambientale, un business enorme nelle mani delle mafie e attorno al quale ruotano collusioni ed infiltrazioni in attività pubbliche e private.
C’era una volta, nel 2017, nel Circondario Empolese, un campo di grano blu…
E’ stato un cercatore di tartufi il primo a segnalare, quasi tre anni fa, alle Guardie Cittadine di San Miniato (Pisa), la presenza di strane zolle di terreno di colore azzurro in un campo ove era solito trovare il prezioso tubero e che questa volta si mostrava arido e spoglio, con appunto zolle bluastre mai viste prima.
Le Guardie andarono a fare un sopralluogo e mandarono campioni dello strano terriccio all’aliquota di Polizia Provinciale presso la Procura di Firenze, i cui esperti, pur non avendo dubbi sul potenziale inquinante delle sostanze, non riuscivano da subito a capirne l’uso e l’origine.
Iniziarono quindi una serie di appostamenti coordinati tra le Guardie Provinciali fiorentine e quelle Cittadine dell’Unione Valdelsa, andando a stringere il cerchio ed individuare una persona che sembrava essere colui che spargeva il rifiuto sui terreni, ed in particolare su spazi adibiti alla coltivazione.

L’indagine andò avanti seguendo il sospettato e scoprendo che il materiale inquinante veniva utilizzato come fertilizzante, un fertilizzante creato con gli scarti della lavorazione della pelle da concia, importante risorsa economica della zona, con la complicità di un importante consorzio locale che creava falsi attestati di conformità.
L’organizzazione si è rivelata davvero certosina: da un lato si acquisiva – a prezzo minore di uno smaltimento regolare – lo scarto della concia dalle fabbriche di pellame, dall’altro si creava un fertilizzante illegale altamente inquinante dagli stessi scarti, andando però a certificarlo come buono e spandendolo nei campi, a volte commercializzandolo ed in alcuni casi addirittura andando a coltivare sopra un terreno sostanzialmente avvelenato da cromo.
A scriverla sembra facile, ma incastrare tutte le tessere del mosaico ha richiesto lunghi sforzi, indagini, pedinamenti ed analisi da parte di Polizia Provinciale, Municipale, Carabinieri del NorM e Carabinieri Forestali.

Il giro d’affari di centinaia di migliaia di euro tra i risparmi dello smaltimento corretto ed i guadagni di quello illecito, il numero di coinvolti nell’organizzazione e la vastità del territorio reso incoltivabile dagli sversamenti hanno portato l’indagine nelle mani della Direzione Distrettuale Antimafia, che, al termine del lavoro interforze, ha spiccato mandati di arresto per sei persone, tra cui il direttore del Consorzio che attestava la genuinità del prodotto come fertilizzante, i due dirigenti di altrettanti stabilimenti che smaltivano illegalmente gli scarti cedendoli al Consorzio ed alcuni agricoltori che si preoccupavano di spargerlo nei campi propri e di altri. Due agronomi si sono visti sospendere dall’attività professionale in quanto, pur consapevoli del sodalizio, tacevano, i conti del Consorzio sono stati sequestrati ed oggi lo stesso risulta in fase di fallimento, gli agricoltori si son visti sequestrare mezzi e conti correnti, così come sono stati ovviamente sequestrati i terreni inquinati.

Un’indagine complessa e lunga, che ha portato all’incriminazione di alcune delle persone più in vista della zona interessata e che ha dimostrato come le Guardie Cittadine siano un presidio territoriale essenziale. Capisco che per qualcuno, forse, Polizia possa essere andare a caccia di uno spacciatore in un parco pubblico, ma la verità è che le indagini che danno lustro e specificità ad un Corpo sono ben diverse dalla routine micro criminale cui molti auspicano.
Ringraziando il collega che ha voluto fornirmi il materiale per questa Storia, mi scuso con tutti i lettori per la sparizione di queste settimane.