Tutti i dubbi che potevo avere sulla gestione della pandemia hanno dato il peggiore dei frutti. Oggi è il due giugno. E’ la Festa della Repubblica. Non starò qui ad annoiare ed annoiarmi con considerazioni storiche sul voto del 1948 e sulle idee, gli accordi, le contraddizioni e le cose “fatte a metà” che hanno portato alla nascita del nostro paese, della nostra Costituzione, del nostro bicameralismo, della nostra società, e tanto meno starò a farmi problemi su decenni di tensioni sociali, di manifestazioni e morti di piazza, di terrorismo estremista di qualsiasi fazione politica, sull’incapacità di lavare la macchia del fascismo dalla popolazione e da tanti rappresentanti delle istituzioni, una macchia che, un po’ come certi schizzi di olio o sugo sulla camicia buona, non va via nemmeno al centesimo lavaggio, e spesso si cerca goffamente di nascondere alzando l’orlo dei pantaloni.

Parlerò invece di QUESTO due giugno. Quello peggiore. Beati i tempi in cui il problema della giornata era la posizione del plotone d’onore delle Guardie Cittadine di Roma Capitale alla sfilata. Questo due giugno che la gestione politica, sociale e mediatica della tragedia che ha colpito l’Italia negli ultimi mesi hanno trasformato in un controsenso che vede i fascisti, le destre estreme, i negazionisti ed i complottisti a manifestare per la libertà nel giorno che doveva sancire il loro fallimento davanti la Storia. E’ come se io andassi a manifestare per la proprietà privata all’anniversario della caduta del muro di Berlino.
Un due giugno che arriva in contemporanea alla riapertura del paese da un lato, e ad enormi problemi sanitari, economici e perfino morali che permangono dall’altro. Morali? direte voi, ma il lock down è finito.
Verissimo. E’ pressoché finito un momento storico della Repubblica in cui non ho alcuna vergogna a ribadire che ritengo il Governo essere andato molto oltre le possibilità che gli vengono date dal contratto sociale con il popolo e perfino oltre quello che un’autorità possa legittimamente chiedere alle sue Forze di Polizia. Rivendico di aver praticamente per primo scritto che una emergenza sanitaria sia stata trattata come un problema di ordine pubblico, con sanzioni inique in base la classe sociale del trasgressore, con un’ottica al mantenimento della produzione e della grande industria a sfavore delle piccole realtà e della salute dei lavoratori, con la spasmodica ricerca di un “cattivo” da dare in pasto alle masse, fosse esso il runner, l’untore ed ora il giovane che va a bersi un aperitivo.
Rivendico che le immagini di droni a caccia di bagnanti solitari, gli elicotteri sospesi sui tetti delle case, le Guardie con i termoscanner a caccia di “colpevoli di febbre”, l’idea di chiudere alla gente di giustificare il suo essere per strada, di rendere illegale baciare i genitori o abbracciare la fidanzata non convivente, l’incessante martellare sulla criminalizzazione di atti e gesti intrinsechi nel comportamento umano da millenni siano stati i punti più bassi che un governo od un comitato tecnico potessero raggiungere nel gestire la cittadinanza durante un’emergenza, sanitaria o meno che sia.
Vorrei aver visto la foga e le risorse messe nel proibire, sanzionare, ed inquisire sfruttate nella gestione degli ospedali, nella trattazione dei malati non ospedalizzati, nell’organizzazione dei servizi di emergenza sanitari e non, nel creare qualcosa di concreto per la sicurezza e la turnazione del personale medico, infermieristico e sanitario in generale. E vorrei si fosse messo un freno alla bassezza di tanti media, anche nazionali, che in tutto questo hanno saputo solo ed unicamente diffondere notizie false, condividere slogan quasi ossessionanti e cavalcare la crociata contro il nemico del momento.

In tutto questo caos è difficile essere Guardie. Troppe cose sono in contraddizione tra loro, troppe volte viene da chiedersi se quello che si sta facendo è giusto, troppi interventi fanno chiedere “ma io da che parte sto?”. Mi piace rispondere “dalla parte del popolo”, ma se il popolo è diventato quello che approva razzismo, totalitarismo, divisioni in classi, chiusura mentale e populismo, mi è difficile appoggiarlo. Mi piacerebbe dire ancora “da quella della Giustizia”, ma se la giustizia è fare 400 euro di verbale ad un ragazzo che abbraccia la fidanzatina, beh, questa non è più Giustizia. Sarebbe da rispondere “dalla parte della ragione”, ma che ragione è quella che punta il dito sulla “movida” come farebbe un vecchio collerico e per combatterla progetta di “arruolare” 60mila civili senza esperienza, formazione, qualifiche e possibilità operative per intervenire, invece di investire in personale e risorse per proteggere la popolazione?
E una Guardia senza scopi, senza fiducia nelle istituzioni e nella cittadinanza, senza appigli in cui ritrovarsi A a livello culturale, che Guardia è? E’ possibile tornare a fare i normali controlli, i normali interventi, di controllo, ma anche di soccorso, quando è tutto il sistema che ti ha portato a voler essere Guardia ad essersi dimostrato un gigante coi piedi d’argilla? Ad aver rivelato, in meno di 3 mesi, tutti i suoi errori, le sue contraddizioni, le sue debolezze?

Rimane una certezza: ci sarà sempre qualcuno che chiederà aiuto, e ci dovrà sempre essere qualcuno che, ignorando eventuali divergenze sociali, ideologiche, etniche, sessuali e culturali, risponderà sempre a questa chiamata.
Forse, per restare Guardie, bisogna solo continuare a voler semplicemente aiutare il prossimo. A credere che sia questo il nostro lavoro, il nostro unico obiettivo, il modo migliore per poterlo fare nel modo corretto. Almeno fino a quando lo si è rappresentando un sistema che garantisca la libertà di ognuno di essere quel che ritiene essere, che non tolleri chi vorrebbe fare delle persone una scansione in base il sesso, le opinioni, l’origine.
Ed allora questo è il momento, al di là degli errori di questo Governo, di quelli precedenti e di quelli che verranno, di credere che la Repubblica sia più forte di chi la rappresenta, che la Costituzione vada oltre il degrado sociale, che le idee dei Padri Fondatori potranno un giorno essere concrete nella realtà come su carta.

Forse oggi, come non mai, dobbiamo aggrapparci alla Repubblica ed alle sue fondamenta.
Buon due giugno, Guardie.