riflessioni

Diario dall’Italia arancione – chiudiamo questa fase per riaprire la vita

Se il cielo vuole questa situazione sta per finire. Da lunedì riapriranno la maggior parte delle attività – tranne le Regioni, con buona pace di chi ha affetti separati solitamente da un lago o da invisibili linee sulle carte stradali – e, forse, potrà sparire quel senso di oppressione che ci ha attanagliati negli ultimi mesi. Una oppressione che, sicuramente in gran parte dovuta alla paura di un virus, deve anche molto a delle scelte  di un Governo e del suo Comitato – sembra il nome perfetto per una oligarchia dittatoriale di un romanzo distopico – che sembrano aver trasformato un’emergenza sanitaria in una di polizia, preoccupandosi di tenere bloccati i sani nella presunzione fossimo tutti malati, causando un collasso anche economico e sociale, invece di potenziare la risposta del sistema sanitario.

Non si può dire che richiamare medici pensionati in corsie non adeguate al transito di pazienti più o meno positivi sia adeguare la sanità, e tanto meno lo è mescolare i pazienti. Se invece di far giocare i governatori alle divinità e le polizie agli angeli vendicatori si fosse potenziato, con i soldi ora stanziati per ricostruire il lavoro, il sistema di risposta al contagio – centrali operative, ambulanze, reparti specifici e via così – forse non saremmo nel baratro dove siamo, e, forse, non leggeremmo di malati abbandonati nelle loro case a morire e giovani forse contagiati, forse no, forse contagiosi, forse no, forse guariti, forse no, che cercano in tutti i modi di contattare un numero regionale per sapere come comportarsi. 

autocertificazionewindu

La certificazione, il maledetto simbolo della incapacità di conciliare le necessità dell’emergenza ad una effettiva attività sul campo, da lunedì, sarà sostanzialmente sparita.

Il simbolo della burocrazia cieca, dello scaricabarile delle responsabilità, la museruola, come molti l’hanno vista e come alcuni l’hanno usata, non farà più parte della prassi dell’attività di polizia. Sperando resti una parentesi di cui dimenticarci più velocemente di quanto abbiamo messo a vergognarcene.

Non dovrò più cercare giri di parole, mordermi la lingua, trovare ogni termine per non usare quello: da “documenti, per cortesia e, in seguito, la documentazione per lo spostamento” a “le devo purtroppo chiedere il motivo del suo spostamento” e tutti gli altri ghirigori lessicali con cui ho malamente nascosto il disagio che mi creava indagare sulla sacrosanta libertà delle persone di avere una vita.

Qualcuno, invece, la rimpiangerà.

Non so chi, tra me che la odiavo e chi invece l’ha ritenuta necessaria e quasi sacra, sia meno adatto ad indossare una giubba blu: al sistema, ai filosofi, ai politici lascio questa risposta.

Resteranno inoltre una fantasia distopica molte delle limitazioni ipotizzate in queste settimane: i plexiglass nelle spiagge, i tavoli a quattro metri nei bar, le docce sanificanti all’ingresso dei negozi. Qualcuna, invece permane: la app che traccia i contatti, anche se non obbligatoria, la misurazione delle temperature alla gente, spero non con rilevatori montati su caschi e auto di servizio, l’ossessione su quella contraddizione di termini che è il distanziamento sociale.

Spero che almeno intanto ridisegnino un efficace sistema sanitario nazionale, così da potermici inserire al più presto.

sorrisomeme
I sorrisi saranno invece una delle cose che per un po’ non vedremo.

Ed in questa vera, forse, fase 2, bisognerà, parlando da Guardie, mantenere alto il livello di attenzione non sulla gente,ma su di noi. Affinché si sia Guardie della Libertà, nel senso di proteggerla, non limitarla. 

Sto assistendo, purtroppo, a prime avvisaglie che non mi piacciono: sindacati di Polizia che dicono, due mesi dopo di me, le stesse cose riguardo gli allucinanti decreti che abbiamo dovuto far rispettare con purtroppo generali eccessi di zelo che hanno portato a un grosso spaccamento nel rapporto tra cittadini e Guardie. Ci spiace vedere come sia già nato un rimpallo di accuse e rivendicazioni di proteste – e ricordo che è dal 20 marzo che su A me le Guardie mettiamo attenzione alle derive autoritarie – molto spesso con lo scopo di additare le Guardie Cittadine come massime responsabili degli eccessi liberticidi. Messaggi vergognosi, che rispediamo con sdegno al mittente e che ci spiace vedere nuovamente portati avanti da sindacati che si sono sempre spesi nel tentativo di dividere le polizie in quelle che proteggono la cittadinanza e quelle che invece la opprimono con le odiate “multe”.

Una caduta di stile che non mi stupisce, ma che speravo potesse essere lasciata alle spalle: mi sbagliavo, il virus non ha reso nessuno più buono e non ha cambiato nulla delle pretese di superiorità di alcuni su altri.  

NewYorkPoliceRiot
Una brutta scena di Guardie contro Guardie durante i New York Police riots del 1857: scene che, pur se su carta intestata e non per strada, si manifestano spesso.

Eppure sarà proprio adesso che dovremo stare attenti a capire la situazione della cittadinanza: abbiamo milioni di cittadini in crisi, che hanno perso il posto di lavoro o hanno vissuto mesi senza stipendio. Abbiamo negozianti e ristoratori prossimi al fallimento, abbiamo un paese che vuole rinascere. Di questa rinascita noi dobbiamo essere i custodi, non i mastini. Stiamo attenti, adesso che si torna all’attività ordinaria, quando stacchiamo una bolletta, ragioniamo, restiamo umani, nel valutare una leggerezza commessa da chi sta lottando per tornare a portare un piatto decente sulla tavola della propria famiglia.

Sta tutto a noi, Guardie dello Stato e Cittadine, riconquistare quella fiducia che, al di là dei patetici tentativi di darci le colpe a vicenda di cui ho parlato sopra, abbiamo tutti perso in questi mesi.

Scegliamo di essere le Guardie giuste, non facciamoci intimidire da chi blatererà di “doveri” e di “avete indossato la divisa per far rispettare le regole, anche se non piacciono”. NO. Noi abbiamo indossato la divisa per Giustizia, un valore che va sopra qualsiasi legge umana, ed è stata la burocrazia a tentare di trasformare ciò che è giusto in qualcosa di meno importante di ciò che è lecito. A trasformare i custodi della libertà nei suoi controllori. Questo molto prima del covid19, che ha semmai dato l’occasione di portare all’eccesso questo concetto in voga da decenni se non secoli.

In me si è rotto qualcosa, nel rapporto con questo mestiere, ed oggi sto cercando come non mai non più solo di cercare il Comando giusto, ma anche di valutare se vi possono essere altre strade, magari con la giacca del soccorso sanitario, al di là della Polizia Locale.

Chi resterà, vorrei fosse prima Umano e poi guardia.

 

viabilitàguerra
Un Vigile dirige il traffico tra le macerie della guerra: vogliamo essere queste Guardie, invece di inflessibili e burocratizzati sorveglianti di uno stato che si crede padre ma è spesso patrigno? 

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