riflessioni

Diario dall’Italia arancione: quando la questione diventa morale, il primo maggio.

Non è stato facile scrivere questo lungo intervento, con cui inizio l’articolo, figlio di una notte insonne ed alquanto rabbiosa, sia per problemi personali che per grossi dubbi morali.

Ma oggi è il Primo Maggio. Il Primo Maggio è il giorno dei lavoratori ed io sono un lavoratore, come gli operai che tra il 1880 ed il 1920 hanno protestato per i diritti di tutti noi, che hanno sputato sangue, che sono stati arrestati ed ammazzati dalle Guardie di allora, troppo cieche per capire che un uomo deve essere libero per poter essere parte di una società, e di una libertà vera, non di una ipocrita oligarchia travestita da democrazia, com’erano le società industriali di allora.

Il Primo Maggio è figlio di quella lotta ed ogni lavoratore deve essere consapevole della scala di valori che si trova dietro ognuno di noi, soprattutto se il lavoratore ha il dovere di tutelare gli altri, se è una Guardia.

motilavoratori
La Polizia di Chicago reprime nel sangue le manifestazioni dei lavoratori: essere Guardie non significa essere ciechi agli errori che le Guardie hanno fatto nella storia.

Quello che mi sarà chiesto dalla prossima settimana non è più una questione di giustizia, libertà, diritto, ma di MORALE!

Perché NON E’ MORALE che se abito a Piacenza e ho la fidanzata a Rimini posso andarci, ma se ho la mamma a Occhiobello e vivo a Ferrara, NO! Evidentemente che faccia 2,5,10,20,300 km dentro la mia auto non aumenta il rischio contagio – ma dai – ma devo desumere che il virus sia in agguato ai confini regionali, tipo gli indiani!

Perché NON E’ MORALE che io possa rivedere la citata madre o la citata fidanzata ma debba farlo a distanza e senza toccarla, e che è, da una privazione diventa una tortura? E non c’entra nulla che sia ovviamente -e grazie al cielo – impossibile verificare cosa faccia la gente a casa propria, è proprio ALLUCINANTE averlo pensato!

Perché NON E’ MORALE che dopo più di due mesi io debba ancora costringere i cittadini all’umiliazione di darmi motivazione scritta dei loro spostamenti, quando gli unici davvero concessi saranno quelli di lavoro.

Perché NON E’ MORALE dare a me, semplice guardia, la responsabilità di decidere se una giustificazione è congrua o meno, tanto voi che mi guidate potete in base alle reazioni decidere di farla sparire e a scusarmi devo essere io e non chi ha scritto una legge coi piedi!

Perché NON E’ MORALE che non si possa andare in 4 su un prato aperto, ma in fabbrica, in magazzino, in corsia, in cassa, in automobili, in blindati SI, ma uno per volta in una attività artigianale no.

Perché NON E’ MORALE che la sanzione per tutto questo sia una mazzata economica che divide la società nelle due classi sociali di chi si può permettere 280,400,370 o 530 euro di verbale e chi invece non può nemmeno più permettersi il mutuo!

Perché NON E’ MORALE pretendere che le Polizie facciano rispettare queste limitazioni facendosene una ragione se come al solito per le baggianate di chi comanda nasceranno tensioni sociali che si sfogheranno sulla loro pelle.

Perché NON E’ MORALE che una situazione simile venga presentata con termini quali “viene concesso” e “non sarà permesso”: parole del tutto inadeguate ad essere usate in discorsi ufficiali da parte di cariche istituzionali di paesi democratici e liberi.

E non provatevi nemmeno a rispondere con le solite idiozie che se si è contro tutto questo si è “fascioleghistisovranisti” perché A ME dite tutto ma non azzardatevi a definirmi fascista.

E non provatevi a dire la solita frasetta che “e allora venitene in un pronto soccorso o in una rianimazione” perchè quelli sono problemi medici, che sono diversi da questi che sono problemi giuridici ed etici ed a loro volta sono diversi da problemi economici!

Ed evitatemi anche la farsa degli organi istituzionali che hanno vidimato tutto questo perchè non ho manco scritto una volta termini come “abuso”,”costituzione”, “pieni poteri” e altre cazzate con cui si riempiono la bocca complottari, opposizioni e compagnia.

PERCHÉ E’ TROPPO COMODO, DOPO DUE MESI DI EMERGENZA, DARE LA COLPA DI TUTTO AL CITTADINO, AL POLIZIOTTO, AL RUNNER, AL CANE, ALL’IMPRENDITORE E NON A CHI GOVERNA!

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Non dimentichiamo, inoltre, un altro aspetto preoccupante della questione: smettiamo, per un istante, di parlare del Corona Virus e ragioniamo che durante questi due mesi i reati sono calati del 66%. Gli incidenti stradali anche di più. I disturbi alla quiete pubblica sono sostanzialmente spariti, così come le gang minorili, i furti in appartamento, gli scippi eccetera. Sono spariti perfino i divieti di sosta. Sono aumentate le violenze domestiche, ma in questo paese ipocrita quel che è nascosto in casa importa poco.

E’ chiaro che bloccando interamente le attività umane spariscono quelle che sono gli effetti collaterali, border line, criminali di queste attività. Ed allora, aver permesso ad un comitato tecnico di convincere un Presidente ad emanare norme così restrittive nel nome della sicurezza, oggi sanitaria, cosa impedirà, domani, di prendere esempio per contenere altre derive? Chi potrà negare che, mantenendo il “distanziamento sociale”, i terroristi non avrebbero più modo di colpire grandi moltitudini riunite  a concerti, teatri o centri commerciali? Chi potrà pensare che i grandi costi pubblici delle cure alle vittime di incidente stradale si potrebbero risparmiare, mantenedo un lockdown che ha impedito gli spostamenti?

Insomma chi ci garantisce, che, rotto il ghiaccio per proteggerci da un virus, qualcuno, non per forza interno l’attuale governo, ma forse già bene addentro certi ambienti ministeriali, non stia già pensando a giustificare una futura e permanente riduzione della libertà nel nome della sicurezza non più solo verso un virus ma anche verso i pericoli della società in genere? E chi mi garantisce che noi italiani, che oggi ci troviamo a dover ringraziare per poter camminare soli in un bosco e poter rivedere la nostra fidanzata o i nostri genitori, non accetteremo di non poter più fare tante altre cose per poter continuare queste poche che ci sono state magnanimamente “concesse”, per usare la stessa, terribile, parola del Presidente. 

Perché c’è anche questo problema: una società che si riscoprirà quanto mai separata nettamente in due classi sociali, quella di chi ancora potrà andare su treni, autobus, hotel e stabilimenti che per garantire il rispetto dei distanziamenti dovranno aumentare a dismisura i costi di gestione con una utenza ridotta, e chi invece sarà ridotto a vivere in un allucinante percorso casa- lavoro e lavoro-casa con un supermercato nel mezzo, dove magari potrà entrare solo grazie ai buoni distribuiti dai comuni.

Ce n’è davvero abbastanza, in questo guazzabuglio, per dire che la cosa è molto di più di una malattia e che l’approccio deve essere molto più che volto meramente all’abbattimento dei contagi limitando i contatti: una strategia, permettetemi, che potrebbe limitare, come già detto, qualsiasi effetto collaterale di questi lavoratori, che vivono, si ammalano, hanno incidenti, oltre che limitarsi unicamente ed ossessivamente a produrre, in un allucinante fordismo che speravo fosse passato almeno da quanto è passato il nazismo. 

2020-05-01 (9)
Tomas Milian, nei panni del rivoluzionario Tepepa, arringa la folla.

BUON PRIMO MAGGIO, GUARDIE!

 

Un pensiero riguardo “Diario dall’Italia arancione: quando la questione diventa morale, il primo maggio.

  1. Ti ho profondamente ammirato con l’ultimo articolo dei vigili partigiano di Genova.Mi hai fatto sentire orgoglioso di aver prestato servizio per 40 anni nela Polizia Locale donando tutta la mia vita alla popolazione italiana. Finisci tu questo COMMENTO e decidero se seguirti ancora.

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