Storie di Guardie

Storie di Guardie: la Resistenza dei Vigili di Genova

Ogni anno, il 25 aprile, A me le Guardie va a caccia di Storia, la Storia delle Guardie Cittadine ribelli, delle Guardie Cittadine che non si sono arrese al nazifascismo e che hanno combattuto contro la dittatura e l’occupazione. La Storia che ci dice come la Polizia Locale deve essere sempre vista nella sua immagine di protettrice delle libertà e dei diritti dei suoi cittadini, anche quando è lo Stato ad essere malvagio.

Abbiamo parlato di Luigi Vacchini, abbiamo tracciato un veloce percorso sui vari moti partigiani guidati da Vigili a Milano, a Modena e in altre città: quest’anno parleremo della rivolta dei cittadini di Genova, una rivolta guidata, pianificata ed eseguita dall’allora corpo dei Vigili Urbani.

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La medaglia d’argento al Corpo della Polizia di Genova, per il servizio reso nei combattimenti del 24-26 aprile in città. 

Giovanni Ginocchio e Gianni Olivari furono i primi che, già dal 1943, si riunivano a casa di Ginocchio, in clandestinità, per pianificare una ribellione alla invivibile situazione in città. In quell’appartamento, nel marzo del 1944, 5 Vigili Urbani Giovanni Olivari, Furio Gandolfo, Prospero Olivieri, Luigi Fraguglia, Vittorio Terzolo, diedero la loro adesione alla Resistenza, radunando rapidamente altri 20 commilitoni  ed unendosi alla brigata Villa per poi, diventati oltre 150 aderenti, trasformarsi nella indipendente Brigata Vanni, patriota morto nella Guerra di Spagna, a cui aderirono tutti i Vigili ed i dipendenti comunali contrari al regime.

La Brigata aveva compiti propagandistici, come affiggere volantini antifascisti per le strade e di raccolta armi e documenti per i compagni partigiani impegnati nelle montagne: furono centinaia i documenti – lasciapassare, carte di identità ed altro-  consegnati ai combattenti per permettere loro di spostarsi liberamente nel territorio ligure ed altrettante le armi procurate con colpi di mano, permessi contraffatti e rapide incursioni. La vicinanza del Corpo alla macchina di controllo nemica permise alla Vanni di organizzare una rete di spionaggio che poteva dare informazioni attendibili sulle forze tedesche e la loro posizione in città: documenti che si rivelarono fondamentali nel momento in cui si deciso di dare inizio alla sollevazione armata.

L’attività di spionaggio costò molto cara ai Vigili ed al comune: un impiegato dell’anagrafe, Francesco Piombo, che si occupava di procurare il necessario per falsificare i documenti,   venne arrestato e morì in prigionia nel gennaio del 1945, il vigile Daniele Cappanera, fu catturato dalle SS durante un trasporto di masserizie ai Partigiani e inviato a Dachau, dove morì il 13 aprile 1945. 

Accanto l’attività rivoluzionaria si svolgeva l’ordinario servizio a tutela della popolazione: nonostante i tentativi del comando tedesco di sciogliere il Corpo, di cui non si fidavano, i Vigili erano in prima fila quando si trattava di estrarre feriti dalle macerie dei bombardamenti, distribuire il cibo, e, dopo la chiusura delle caserme dei Carabinieri, anche nel mantenimento dell’ordine pubblico. 

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Il libro dedicato agli eventi di Genova

Il 24 aprile 1945 inizia la sollevazione: alle 4 del mattino i vigili aprirono il grande portone di Palazzo Tursi e iniziarono a distribuire le armi riposte presso il Comando, rendendole disponibili per i gruppi di azione che andavano formandosi nei vicoli del quartiere. Al contempo ebbe luogo la rimozione degli organi amministrativi fascisti; un gruppo di Vigili salito al piano nobile dell’edificio destituì gli amministratori che vennero accompagnati nel corpo di guardia. 

Nel corso dell’intera giornata Genova fu scossa dal violento scontro tra le brigate partigiane, l’esercito tedesco e quello repubblichino, compresi alcuni reparti della X flottiglia MAS. I tedeschi, colti di sorpresa, persero velocemente veicoli e cannoni, la cui posizione era stata resa nota grazie al lavoro di spionaggio dei Vigili della Vanni, e si asserragliarono in alcuni hotel, cinema e posizioni di vantaggio da cui tenevano sotto fuoco intere piazze, mentre le munizioni degli insorti iniziavano a scarseggiare.

Furono alcuni vigili della Brigata Vanni, Ginocchio, Gandolfo, Fusco, Bonacini, Capurro 2,° Cavassa, Munari, Barbero e Petrolini, guidati da Giovanni Olivari, a incrinare la difesa tedesca, aggirando la linea di fuoco e penetrando all’interno dello schieramento tedesco, prendendo sul fianco il nemico e costringendo decine di soldati alla resa.

Dopo alcune ore di combattimenti, benché fossero riusciti con il semplice metodo delle bottiglie molotov a distruggere diversi mezzi corazzati gli insorti avevano perso ben settanta uomini e non erano più in grado di sostenere l’attacco tedesco: partirono altri uomini, rinforzati dai distaccamenti di vigili urbani, fatti risalire in fretta dalla zona del porto, che trasportavano con loro armi, rifornimenti di munizioni ed un autocarro con mitragliera da 20mm, ristabilendo l’equilibrio nella lotta. I tedeschi combattevano dalle prime ore dell’alba e l’improvviso aggravarsi della situazione fece perdere loro le speranze di riuscire a superare il blocco dei patrioti. La resa con la garanzia di avere salva la vita rimase l’unica soluzione.

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I Vigili di Genova, in uniforme e berretto bianco, scortano i prigionieri tedeschi dopo la liberazione della città.

Nella notte tra il 25 ed il 26 aprile gli uomini della Vanni misero a segno un altro importantissimo attacco raggiungendo i compagni impegnati in stazione e riuscendo a caricare tonnellate di farina con la quale si poté sfamare la popolazione, da due giorni senza pane, e con rinnovato vigore lanciare l’attacco alle poche posizioni nemiche rimaste.

La sera del 26 una squadra della Vanni prese d’assalto gli ultimi irriducibili tedeschi e repubblichini asserragliati all’Osservatorio Marina: al termine dell’azione 76 militari nemici, tedeschi ed italiani, si arrendono. Furono gli ultimi colpi sparati a genova: la rivolta era finita.

L’amore dei genovesi per i loro Cantunè, così sono chiamati i colleghi del capoluogo ligure, fu tale che accettarono solo loro come tutori dell’ordine: all’arrivo degli alleati in città erano i Vigili Urbani, noi, le Guardie Cittadine, l’unica Forza di Polizia in armi della città.

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Buon 25 aprile, buona Liberazione, Guardie Cittadine, custodi e garanti della libertà dei cittadini e della loro salvaguardia! 

 

 

 

 

Un pensiero riguardo “Storie di Guardie: la Resistenza dei Vigili di Genova

  1. MAGNIFICO E PER QUESTO CHE NON CI VOGLIONO NELLE ALTRE FORZE DI POLIZIA,NON SOLO PERCHE NON SI FIDANO MA AMCHE PERCHE LA LIBERAZIONE 25 APRILE NON PIACE A TUTTI

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