Chiude tutto,ma riaprono i blog. E’ il paradosso dei casi eccezionali, dei momenti duri. A me le Guardie è arancione, arancione perchè, nonostante tutto, non si ha il coraggio di chiamare le cose come stanno: zone rosse. E lo dico io che in questa epidemia ci ho creduto poco, pur seguendone l’evoluzione medica, sociale e giuridica, che con una parte di me rifiutavo l’idea che davvero sarebbe stato necessario arrivare a tanto. E così mi trovo ad essermi autoimposto – da prima dell’8 marzo, a dire il vero – una sorta di “quarantena personale” che implica, in sostanza, di passare in casa tutto il tempo che non passo a lavoro o a fare spese.
E nonostante ciò, è arrivato il primo turno nella neo istituita “area arancione”: sostanzialmente buona parte del nord est più un po’ di centro. Con normative la cui portata sto ancora tentando di assimilare, perchè, ricordiamolo, è da 80 anni che non si vedeva nulla del genere nel nostro paese. Ed è proprio l’incredulità quella che accompagna le tante persone che oggi mi hanno chiesto spiegazioni. Tante? Già troppe, a leggere bene le norme, perchè, sia chiaro, si deve stare a casa. Ci sono le eccezioni, le esenzioni, i motivi di lavoro, le necessità, i motivi di salute,ma devono essere provate, reali, urgenti, non scuse. I più anziani fanno battute citando I Promessi Sposi o il Decameron. No, non avete capito. Non c’è da ridere, e non dovreste nemmeno essere qui a farmi le domande, dovreste essere a casa, perchè siete a rischio, e non è un gioco, un esperimento, ma un pericolo reale.
Ah, c’è stato anche uno che ha chiamato per un posto invalidi occupato abusivamente, e, pure in zona arancio, esistono ancora le normative normali, e si prende il verbale quando si infrangono.

E da questo esce purtroppo un secondo fattore che ha caratterizzato questo periodo: la percezione del protagonista. Ne siamo abituati da centinaia di film e serie televisive: vediamo l’eccezione. Vediamo Will Smith unico sopravvissuto, vediamo Tom Cruise che ne esce vivo, vediamo Renzo Tramaglino che la peste non la può prendere. Vediamo il punto di vista dei protagonisti. Il problema è che dobbiamo capire che in tutto questo non siamo protagonisti, siamo le comparse. Non siamo lo sceriffo eroico che pianta un dardo in testa allo zombie. Siamo lo zombie. Non siamo Brad Pitt, siamo quello sullo sfondo che si rialza mugolando. Non siamo Renzo, e nemmeno il Griso, che pure lui muore, ma uno dei qualsiasi cadaveri descritti sul carro dei monatti!
Dobbiamo capire che se riempiamo le terapia intensiva di gente per il coronavirus, e facciamo fare 12 ore di turno ai medici/infermieri succede che quando io o chiunque altro si dovesse andare in pronto soccorso per normali casistiche – malori, incidenti e compagnia- non troveremmo posto, o, peggio, per curare noi lascerebbero andare un malato di corona, colpevole solo di essere anziano (perchè si, stanno già parlando di triage nel trattamento e non è bello sentirlo). Inoltre, se giri e ti fai male – insisto – occupi un’ambulanza, un equipaggio di polizia, un medico che MAGARI hanno di meglio da fare nel mezzo di una pandemia che steccarti una gamba rotta cadendo da una scala mentre si fa una foto. Tra l’altro, vi sono alte possibilità che diversi malanni “normali” non sarebbero trattati – lo metti tu uno con un infarto in una terapia intensiva piena di gente col corona? – e MAGARI ci lasciano la pelle nel trasporto verso il primo ospedale libero, occupando peraltro nel mentre l’ambulanza.
Insomma se si fa tutti i nostri porci comodi o si corre a prendere il treno urlando “mammaaaaa” rischiamo che agli Xmila morti di corona CHE CI SARANNO, ne avremo Y centinaia -se non migliaia di nuovo – a causa del collasso del sistema sanitario. Senza contare che, ripeto, non siamo immuni al corona stesso. Nessuno lo è.

La situazione, insomma, è quella di una insolita calma. Una calma curiosa, che “vuole vedere l’effetto che fa” essere sotto stretta sorveglianza, che tenta, in alcuni casi, di negare o minimizzare la portata di queste direttive. Ho sentito che “saranno controlli all’acqua di rose”-“ci provassero a fermare me”-“ma io ho da mantenermi” e tante altre cose. Allo stesso tempo ho visto rispettare in modo maniacale le distanze di sicurezza e le code fuori dagli esercizi commerciali. Insomma, un gioco dove accetto e seguo le regole che trovo più pittoresche, ma rifuggo quelle più restrittive, tipo non poter andare dalla fidanzata o dover rimandare impegni di lavoro o ferie.
Il vero problema sarà tra una settimana, massimo dieci giorni, quando si saranno stancati anche delle regole che trovano pittoresche e inizieranno a sentire gli effetti di quelle restrittive, mentre i numeri comunque continueranno a salire, ed è normale, perchè siamo al momento dei picchi di positività dopo gli inevitabili contagi delle ultime settimane.
Quando tutti si sentiranno chiusi, minacciati, in pericolo non di vita,ma di fallimento, di clausura, di rovina economica, allora inizieremo a vedere quanto l’attuale normative e le forze in campo saranno in grado di controllare una pentola sociale che rischierà di esplodere: al momento, molti sono l’aragosta che gongola nell’acqua tiepida, senza sapere di essere in pentola.
Vedremo quando l’acqua inizierà a bollire come reagirà l’aragosta.

E le rivolte, attenzione, le abbiamo già. Le abbiamo in corso nelle carceri, e si contano i morti a Modena e gli evasi altrove. E noi Guardie Cittadine ci siamo. Siamo nei decreti del governo, chiamati ad effettuare i controlli, che ci piaccia o meno, che lo si ritenga o meno nostro dovere, che si abbiano o meno le tutele.
Siamo lì, fuori dalle carceri, tra fiamme e scudi, nei locali, a imporre il rispetto delle distanze di sicurezza, nei confini territoriali a presidiare le zone rosse e capire perchè la gente continua a muoversi come nulla fosse, curiosa, appunto, di “vedere di nascosto l’effetto che fa”.