riflessioni

Mai più, A me le Guardie

E siamo giunti all’articolo che non avrei mai voluto scrivere. L’articolo che certifica il mio aver sbagliato tutto. Aver creduto e cercato di creare un mito che non esiste. Aver illuso me stesso e forse qualcun’altro di una realtà che non è reale. In queste ultime settimane sono crollate tante illusioni già da tanto tempo incrinate. Ho visto e sentito cose che non avrei mai voluto vedere e sentire. Soprattutto ho capito che questa divisa non significa quello che speravo significasse.

Non parlo solo di solite, ormai scontate, manifestazioni di mediocrità, negazioni di dignità, piagnistei su fantomatiche tutele usate come scuse per non fare e stronzate apocalittiche tipo “dovevi fare il concorso in Polizia o Carabinieri”. Parlo di menefreghismo, di superficialità, disinteresse, egoismi, paranoie, problematiche insulse elevate a sistema, volontà più o meno espressa di voler restare in un limbo di inutilità congenita che ci trasforma in ammortizzatori sociali quando non in buffe macchiette. O in entrambe le cose.

Parlo del ridicolo bisogno di “dare soddisfazione” a qualsiasi “esposto”, anche il più insulso, perchè “il cittadino va ascoltato”, anche quando è palesemente un idiota frustrato che gode nel fare del male a qualcun’altro o, peggio, utilizza una chiamata ad una “forza pubblica” come strumento di vendetta personale contro un vicino. Bassezze, amenità,  cosucce per le quali vendiamo anima e dignità pur di lavarci la coscienza dicendo che “facciamo il nostro” mentre tutto intorno “qualcun’altro” si occupa delle cose più importanti. E più difficili. E più pericolose. Quelle che, grazie alla citata scusa delle fantomatiche tutele, possiamo dire “non ci competono”.

E si arriva così   a giustificarsi mentre si fanno le soste fuori di un ospedale, lavandosi la coscienza applicando la sanzione più leggera e facendosi passare per buoni e comprensivi dicendolo con aria tronfia a chi, uscendo da una chemioterapia o da una visita al figlio di due anni, resta basito nel vederci impegnati a bollettare qualsiasi cosa. A venire mandati due volte su un intervento perchè “il reclamante vuole sapere perchè non avete rimosso il veicolo”. A sanzionare per mancato controllo uno che casca da solo dalla bici in modo da “tutelare il comune” da eventuali richieste di risarcimento.

Succede anche che chi chiede aiuto per una persona di 82 anni, che si è vista morire il marito di 85 davanti, e che deve spostarsi da un punto all’altro di una città per non dormire nella casa in cui è morto il compagno di una vita, si sente rispondere che “La Polizia Locale non fa queste cose”. Meno male che nessuno ha chiamato per la macchina in divieto di sosta fuori le pompe funebri o nessun assessore ha avuto bisogno di un passaggio fino ad un evento.

Scommette che quelle, di cose, in tanti posti si fanno.

Magari si portano pure i bambini con lo scuolabus salvo poi scendere e sanzionare le mamme che li portano con le auto. Già, perchè le scuole sono sacre, ma altrettanto sacro è sanzionare  le pericolosissime fermate di pochi minuti mentre i bambini vengono accompagnati sulla porta.

Ah, è inutile che qualche collega si senta bruciare la coda di paglia o qualche comandante creda di essere tirato in ballo: sono eventi successi in tanti posti, di cui ho certa notizia, parlando dei quali non faccio alcun tipo di attacco contro questo o quel comando dove ho lavorato o con cui ho avuto a che fare.

Ma guarda te se devo farmi da solo il procedimento disciplinare.

Eppure qualcuno potrebbe dirmi “ma sei scemo, mica è davvero così la Polizia Locale!”. Sono io quello che ha parlato dei Trasporti Organi. Delle vittime. Della lotta alla mafia. Della nostra storia. Io quello che pubblica quotidianamente notizie di soccorsi ed interventi in tutta Italia.

Verissimo.

Soccorsi ed interventi non della Polizia Locale, ma dei poliziotti locali che vogliono farli. Quelli che spesso si sentono dire alle spalle di essere rambo esaltati. Quelli che i comandi ostracizzano sempre di più. Quelli che sui social vengono attaccati da appartenenti ad altre forze di polizia e non. Quelli che come me credono – io credevo- che potessimo essere qualcosa in più che un pugno di impiegati comunali abituati a trattare il lavoro di polizia come una pratica amministrativa. Senza spirito di corpo. Senza la coscienza di fare un mestiere – o portare una scritta- che dovrebbe essere una missione.

A me le Guardie ha cercato di convincere per anni di questa cosa. Oggi A me le Guardie ha fallito. Le Guardie Cittadine hanno fallito. Oggi, domani, ieri, Mai più, A me le Guardie. Mai più, finché non sarò io a venire nuovamente convinto, non a dover convincere, che siamo meglio di quello che ho ormai troppo a lungo vissuto e dell’astio sociale, la sfiducia sociale, lo sfruttamento politico che non posso più dire che non ci si meriti.

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Un amico oggi mi ha chiesto di presenziare in divisa ad un certo evento. Lo ha fatto per dimostrarmi la sua stima verso di me. Non credo lo farò. Non per le difficoltà di chiedere l’autorizzazione all’uso dell’uniforme o i rapporti con i miei superiori, ma perchè è una stima che questa divisa ha dimostrato di non meritare. Senza contare che spero di valere qualcosa di più di un pezzo di stoffa e di essere rappresentato per quello che sono e non per quello che indosso.

Se qualcuno volesse farmi cambiare idea, se qualcuno si sentisse di lavorare in un comando che si rapporta quotidianamente col “Servire e Proteggere” con Giustizia, Umanità, Unità e Correttezza, mi faccia un fischio.

Fino ad allora smetto di sognare e…MAI PIU’, A ME LE GUARDIE.

Non per me, almeno.

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7 pensieri riguardo “Mai più, A me le Guardie

  1. Caro collega, ti comprendo e quasi quasi condivido.
    Ma non cedere allo sconforto.
    A fronte di casi in cui gente con la divisa delle “guardie cittadine” si comporta da impiegato in divisa esistono colleghi che lavorano con impegno, dedizione, spirito di corpo e volontà d’essere al servizio della cittadinanza.
    Spesso ne hai narrato le gesta con “A me le guardie”.
    Non si deve cedere, si deve proseguire il cammino perché… per tutti i perché che abbiamo dentro e che ci fanno indossare le divisa ogni mattina e credere – non affermo assicurare perché sarebbe presuntuoso, ma nell’animo chi ci crede ci prova – di dare un contributo positivo a questo nostro Paese.
    E’ vero tutto ciò che scrivi ma non scordare la maggioranza, quelli che desiderano essere “Guardie Cittadine” e lo mostrano alla collettività ogni santo giorno in cui si recano in comando e poi ci pensano a casa e si portano appresso i pensieri su ciò che c’è ancora da fare.
    Non siamo eroi pubblici da serie televisiva, ma ci siamo e mi basta pensare che se non ci fossimo sarebbero le altre divise a doversi sporcare le mani quello che ad oggi “schifano”.
    Ho sempre immaginato questo: uno “sciopero bianco” nazionale che duri un paio di mesi, tutti in servizio ma non fare divieti di sosta.
    Basterebbe questa provocazione per costringere le “polizie della 121” ad accollarsi questo compito per mandare in tilt il sistema, vedere come se la cavano e… vederli sperare che noi si riprenda il compito in fretta.
    Follia inutile? Non so, non voglio crederlo; però sarebbe interessante vedere come se la cavano gli “altri”.
    Alcuni colleghi che ci fanno “vergognare”?
    Esistono in ogni corpo con la divisa, che ci possiamo fare?
    Penso anche che per qualcuno anche io posso essere uno di quelli che descrivi, ma nell’animo non c’è dolo ma, forse, colpa e stanchezza.
    Quindi non smettere di esistere e di scrivere, a me serve sapere che ci sei e che porti a conoscenza di chi vuole essere “Guardia Cittadina” cosa siamo capaci di fare, sei uno stimolo, un pungolo, una spina nel fianco che costringe a riflettere.
    Mi aspetto di leggerti a stimolarci ancora.
    Graze per tutto ciò che sei stato sino ad oggi e per ciò che sarai.

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    1. Salve, sono un collega di un piccolo paese della Romagna,in servizio da svariati anni ( per l’esattezza 41) nei Vigili Urbani, poi Polizia Municipale ed attualmente Polizia Locale. Per caso e grazie a un giovane collega ho scoperto alcuni gg fa il sito ” a me le guardie” che ho iniziato subito a consultare con interesse tale sito prendendo visione del motivato sfogo palesato dal gestore del sito.
      Io non so chi personalmente sia questo collega e sono la persona meno tecnologica della mia Regione ma avrei interesse a confrontarmi tramite mail con lo stesso collega ( facendo sempre riferimento al sito sopra indicato) per un interessante scambio di opinioni.
      Non essendo su facebook, instagram, twitter e altro sono cortesemente a richiedere, qualora possibile l’indirizzo mail dell’amministratore/gestore di ” a me le guardie” per i motivi di cui sopra, e ricordatevi colleghi, mai mollare nelle nostre attività e idee professionali in quanto siamo dalla parte della ragione e, anche se non riconosciuti siamo poliziotti che con la loro attivita’ lavorativa giornaliera contribuiamo in modo non secondario e importante a proteggere e difendere i cittadini servendo il nostro paese.
      Un cordiale saluto a tutti.
      W.P.

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  2. Eccolo qua l articolo che non avrei mai voluto leggere. Eccolo qua il manifesto funebre redatto dal creatore.
    Forse lo sai che a me le guardie viene letto commentato ed è fonte di ispirazione per chi spesso si sente solo in questo lavoro fatto da colleghi maledetti che in un nano secondi rovinano il lavoro di mesi fatto da altri.
    Che dire?
    Hai ragione al 100% .
    Che dire?
    Ti esorto a proseguire. Ti esorto a tenere duro.
    Nel mentre aspetto con ansia di leggerti ancora ancora ancora
    Con stima e affetto.

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  3. Spiace dover leggere un articolo del genere, soprattutto perché scritto da una persona del “mestiere” e quindi con un peso specifico non indifferente. Capisco la situazione di scoramento, dettata da episodi ormai noti, vedi “scazzo” della categoria (non tutta, ma una parte si sente “impiegato pubblico”…) e indifferenza delle istituzioni (nazionali e locali) in merito al nostro riordino, però, c’è un però, non bisogna MAI MOLLARE, bisogna tenere sempre la “barra dritta” e affrontare a muso duro, le situazioni avverse…. almeno io sono abituato così e questo insegnamento, ricevuto da mio padre (ex ufficiale di cavalleria), lo sto insegnando a mia figlia che ha 10 anni.
    NON MOLLARE MAI!!
    Andrea, Sovr. Capo POLIZIA LOCALE GENOVA – REPARTO PRONTO INTERVENTO

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  4. Personalmente penso che abbia solo raccontato e preso atto di quello che siamo veramente, volenti o nolenti. Lo dirò fino allo sfinimento che SECONDO ME chi voleva fare il poliziotto doveva fare il concorso statale. E lo dico dopo 10 anni di lavoro nella polizia municipale, dove ho visto fare cose assolutamente allucinanti…

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