Massimiliano Rugo non è un nome del tutto sconosciuto tra le Guardie Cittadine e nemmeno al nostro spazio facebook, dove, ora che abbiamo parlato, ho rammentato di aver non di rado citato alcune sue operazioni di servizio: 45 anni ed in servizio presso il Reparto Anti abusivismo della Polizia Locale di Pisa, nonché formatore di livello universitario, il collega è in queste ore citato un po’ ovunque nel web e nei giornali online e non.
Il motivo? La sua scelta, nonostante un background diciamo politico che comunque non sarà oggetto di approfondimenti in questa sede, di contattare la ONG Sea Watch e chiedere di essere imbarcato in una prossima missione di soccorso ai migranti nel mediterraneo.
Non potevo fare a meno di armarmi di faccia tosta e contattarlo per una chiacchierata Da Guardia a Guardia su questa scelta così particolare, che personalmente ritengo assolutamente in linea con il nostro lavoro e gli ideali che dovrebbero spingere a farlo.
Siamo di fronte ad una Guardia che oso dire abbia voluto allargare i propri orizzonti, il proprio “territorio”, come piace a molti ricordare quando si parla di Polizia Locale: eppure sono dell’idea che quando si fa un mestiere come il nostro il bisogno di “servire e proteggere” vada oltre un mero confine geografico, politico ed anche sociale, è questo che ti ha spinto a questa scelta?
Massimiliano: Nella mia vita mi sono sempre comportato così: sono stato in terremoti alluvioni e disastri da quando sono ragazzino ed ho ritenuto fosse il caso di fare una riflessione su quello che è il problema immigrazione ed i diritti inviolabili dell’uomo: salvare persone in mare è una cosa, contrastare l’immigrazione clandestina, cosa di cui sono tutt’ora fermamente convinto, è un altro discorso. Quello che conta è il messaggio…aiutare sempre e comunque…poi sul piano politico possiamo discutere di tutto.
Nello specifico, che tipo di domanda hai fatto alla Sea Watch?
Massimiliano: Ho fatto domanda alla Sea Watch in Germania per partecipare ad una missione di salvataggio nel tratto tra l’Isola di Malta e le coste libiche, in un tratto di mare di 24 miglia.
Nel mio immaginario una missione in mare occupa diversi mesi, posso chiederti come farai con il servizio? Chiederai aspettativa?
Massimiliano: Guarda…una missione dura 21 giorni, sempre che mi chiamino: non è niente di straordinario, uno prende le ferie…Ho un passato da sommozzatore, ho fatto il paracadutista e potrei senz’altro aiutare chi rischia di annegare. Quel che conta, comunque, è essere utile quindi se serve posso anche mettermi in cucina a preparare da mangiare per l’equipaggio.

Sul piano professionale, ritengo la tua scelta un qualcosa di eccezionale: c’è anche la volontà di toccare con mano la situazione dietro i problemi che poi affrontiamo quotidianamente nel nostro servizio?
Massimiliano: Perché eccezionale? Non mi hai detto tu stesso che il nostro lavoro è rivolto ad aiutare gli altri? Quindi non è eccezionale ma scontato per me…infatti ho avviato questa riflessione proprio perché molte persone hanno perso questo valore oppure lo hanno sopito… andare a soccorrere persone in pericolo che hanno alle spalle storie di dolore è semplicemente una scelta di buon senso. Si tratta di essere delle brave persone: prima di tutto bisogna soccorre chi rischia di annegare, poi, eventualmente, una volta al sicuro, si valutano i profili penali. Non vedo alcun controsenso tra questa scelta e il nostro lavoro, anzi.
Pensi che essere un poliziotto possa creare qualche problema durante l’eventuale servizio con altri attivisti della ONG? Magari una sorta di pregiudizio professionale?
Massimiliano: Forse…ma il problema sarebbe loro: potrebbero esserci dei pregiudizi se sapessero la mia provenienza politica, ma sono sicuro che basteranno pochi minuti per capirci. In fondo il nostro scopo è lo stesso.
Questa è cattiva: attivisti – civili – andati in Kurdistan rischiano di trovarsi sotto sorveglianza speciale con tanto di misure piuttosto invasive, temi che ci potrebbero essere conseguenze simili, anche professionali, per la scelta, o sei convinto che la nostra società sia abbastanza matura per capire la tua posizione?
Massimiliano: il mare davanti a Lampedusa non è il Kurdistan, non c’è da temere alcunché e se vi fosse da rispondere per qualcosa non ho nessun problema a rispondere. Quando si rispetta le leggi si deve stare tranquilli. Visto l’enorme risalto mediatico che ha avuto questa storia inizio a pensare proprio che ci sia bisogno di questi messaggi.

Non posso che ringraziare Massimiliano per la sua disponibilità – tenete conto che l’ho contattato dal nulla ed in un’ora ho improvvisato questa intervista – e sperare che questo contatto sia solo un primo momento, con la possibilità di sapere se partirà ed eventualmente di confrontarci di nuovo al suo ritorno.
A tutti noi Guardie Cittadine dico, sottolineando una sua frase durante il nostro scambio di parole, riferita ad esperienza come la sua o altre di cui ho parlato qui su A me le Guardie – Se puoi falle…anche piccole – che il nostro unico limite è quello che ci imponiamo da soli, nell’attività di servizio, come in quella fuori.
Massimiliano ha dimostrato almeno due volte il coraggio che servirebbe a tutti noi.
Buon vento, Collega.