Capita spesso di leggere commenti sotto i più svariati post di facebook, che riguardano le varie divise e da questo ne è nata una nuova analisi su quanto effettivamente la percezione dei commenti sui social rispecchi la reale opinione della popolazione.
Qualche dato: su circa 60 milioni di italiani ben 31 milioni possiede un account facebook , seguito da instagram con 19 milioni di utenti (dati del 2019): Su 31 milioni di iscritti su facebook oltre la metà ha affermato di usarlo principalmente per leggere notizie sui più vari argomenti, dallo sport all’attualità. Se consideriamo che l’ utenza italiana media ricopre un’ età che va dai 25 ai 54 anni, il dato dimostra come facebook sia il social con più “peso” per divulgare notizie. Notizie che spesso riguardano uomini e donne in divisa.
Facebook di fatti permette a chiunque di commentare una notizia o taggare amici per fargliela leggere anche a loro. Da qui sono nate “pagine” che forniscono ai propri follower notizie riguardanti una macroarea di argomenti.
Parlando con gli amministratori di varie pagine che trattano notizie sulle varie divise, questi si sono lamentati di come i commenti spesso sfocino in una sterile polemica, insulti e spesso in opinioni personali di chi, neanche lontanamente informato, decide di dire quel che “pensa” solo perchè “è consentito esprimere la propria opinione”. Ma dove si trova il confine tra libertà di opinione e pura voglia di criticare? Da anni ormai il ” leone da tastiera” è una realtà consolidata sui social, tanto che lo stesso web ha ormai digerito e metabolizzato questa figura. Vien da sé quindi che l’ opinione del pubblico social sia spesso lontana della reale opnione. E’ capitato di leggere commenti negativi e denigratori verso tutte le divise; un esempio è quello di una donna la quale scrisse, sotto una notizia riguardante il corpo dei vigili del fuoco, che questi erano inutili e che l’ unica volta in cui ha avuto bisogno di loro questi le hanno risposto che non potevano.
Voi direte assurdo?
Analizziamo la notizia e le giustificazioni date dalla stessa: la notizia riguardava l’ esondazione di un fiume che allagò parte della città provocando disagi alla popolazione, sotto i commenti della notizia molti lamentavano come chiamando il 115 la risposta dell’ operatore fosse che il personale era tutto dispiegato per la città e che avrebbero raggiunto lo stesso il prima possibile; bene la donna cavalcò le critiche per esprimere la sua opinione spiegando poi l’ accaduto: “ero rimasta fuori casa con le chiavi dentro e ho dovuto pagare un fabbro perchè i vigili del fuoco si sono rifiutati di aiutarmi”. Questo uno dei tanti esempi di come i social diano il potere a chiunque di affermare proprie convinzioni senza domandarsi di essere nel torto o se vi fossero priorità rispetto l’intervento di proprio interesse. La possibilità di commentare viene vista come l’opportunità di prendere un megafono e urlare le proprie opinioni con un corrispettivo numerico di like che viene associato ad un numero possibile di persone che applaudono.
In tutto ciò si trovano le Guardie Cittadine, già pressate da una costante campagna mediatica e politica incentrata sul limitarne e banalizzarne competenze ed attività. spesso cittadini si lamentano o offendono la Polizia Locale e spesso le offeso riguardano inesattezze o menzogne ( “sono bravi solo a fare le multe” commento sotto una notizia di un arresto della Polizia Locale) che, rafforzate dal megafono social, diventano veri e propri pregiudizi sociali.
Se da un lato è inutile dare peso a questi haters, l’analisi va fatta su cosa origina tali critiche.
Va sottolineato come la base per la maggior parte degli attacchi sia una presunzione di assenza sul territorio: eppure la maggior parte dei sindaci vanta la nostra capillare presenza; lo stesso Stato ci ha definito polizia di prossimità.
Ma quindi dove sta la verità? Contattando in privato molti di questi che si lamentavano, confermavano che le pattuglie con più presenza sul territorio sono quelle della locale e alla domanda sul perchè si affermasse la nostra assenza oltre la metà giustificavano il loro commento e la loro opinione dicendo che “spesso le pattuglie si occupano di sanzionare o rilevare incidenti ma quando le chiamiamo per aiuto ci mettono molto ad arrivare o non arrivano proprio perchè il numero è occupato o nessuno risponde”. Alla domanda su quali interventi fossero richiesti la maggioranza ha chiesto interventi per banali tamponamenti che erano risolvibili con la constatazone amichevole.
Quello lamentato verso le polizie nazionali era invece la non presenza sul territorio nella maggior parte e il mancato pronto intervento. Anche qui un esempio: una donna si lamentò dei carabinieri perchè avendo chiamato il 112 per il furto della borsa contenuta nel suo veicolo questi le risposero di recarsi nel più vicino posto di polizia ( carabinieri, polizia di stato o polizia locale) e fare denuncia, mentre questa pretendeva che una pattuglia si recasse immediatamente sul posto. Da qui il dubbio: quanto il cittadino confonde la non disponibilità con una reale non necessità di intervento sul posto?
Bisogna comunque spezzare una lancia a favore dei cittadini perchè siamo quasi nel 2020 e ancora troppe polizie locali non fanno turni che coprono le 24 ore e ancora oggi non esiste in tutta italia un collegamento effettivo con il 112, ma solo in alcuni medio/ grandi realtà ( di pochi giorni fa’ è la notizia di genova dove personale della Polizia Locale è intervenuto a seguito di numerose chiamate dei cittadini per via di un pazzo che completamente ubriaco sfasciava a bottigliate le auto in sosta). E’ ormai sempre più necessario che lo Stato prenda coraggio e si decida a effettuare una riforma dell’ intero comparto sicurezza con un NUE funzionante ed efficiente per tutti gli organi preposti al pronto intervento, con una PL all’ avanguardia in tutta Italia sia dal punto di vista di strumenti che di normative che riconoscano finalmente quanto si fa ogni giorno per il cittadino.
Nell’attesa è giusto che tutti si continui con quella che è la nostra missione perchè è arrivato il momento di mostrare un po’ di orgoglio, è arrivato il momento di fare un passo avanti, tanto da parte nostra, quanto uno indietro da parte di chi, per un mero ed ormai anacronistico interesse settario, mette da sempre i bastoni tra le ruote ad ogni possibilità di cambiamento ed evoluzione del comparto Sicurezza&Soccorso, fermo su paletti che presto compiranno 40 anni.
Purtroppo, molti confondono la libertà di parola con il diritto di sparare cavolate….
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Perché non s’inizia a dire che le multe al codice della strada le dovrebbero fare altri e la polizia locale viene solo al sesto posto?
1. L’espletamento dei servizi di polizia stradale previsti dal presente codice spetta:
a) in via principale alla specialità Polizia Stradale della Polizia di Stato;
b) alla Polizia di Stato;
c) all’Arma dei carabinieri;
d) al Corpo della guardia di finanza;
d-bis) ai Corpi e ai servizi di polizia provinciale, nell’ambito del territorio di competenza;
e) ai Corpi e ai servizi di polizia municipale, nell’ambito del territorio di competenza;
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