Gli Areomobili a Pilotaggio Remoto, comunemente detti droni, vengono spesso visti come strumenti esclusivamente votati allo svago o allo spettacolo. Si pensa ai droni vedendo qualche video su facebook dove gli studenti di ingegneria si sfidano a far volare “cosi” sempre più improbabili, si pensa ai droni nelle riprese cinematografiche, nei matrimoni e, in generale, si ha l’immagine del drone come di un robottino da usare per momenti di gioco e svago, salvo quando si parla dei droni ad altissima tecnologia utilizzati nei teatri bellici e conosciuti ai più grazie ai videogiochi della serie Call Of Duty.
In ogni modo, il fatto che nel termine tecnico si parli di “Areomobile” fa capire che, nella realtà, la normativa che delinea l’utilizzo di questi oggetti è più complessa di quel che appare, e, studiandone un attimo le possibilità operative, si capisce che in realtà il drone può essere un ottimo supporto per le Forze di Polizia.

E’ un peccato che, al momento, l’ENAC, ente predisposto a dirigere ogni questione relativa oggetti artificiali volanti sul territorio italiano, non abbia ancora prodotto un protocollo di utilizzo dedicato: gli operatori di polizia, quindi, sono soggetti alle regole dei normali cittadini, a partire dalla patente obbligatoria fino alle regole di altezza – massimo 150 metri – e distanza dalle persone – è vietato sorvolare direttamente assembramenti – passando per l’obbligo di avere lo strumento a vista del pilota o comunque di qualche addetto al suo controllo. La normativa, attualmente in evoluzione, dovrebbe cambiare per il 2020 e permettere più possibilità di utilizzo quando si parla di ordine e sicurezza pubblica, anche se esistono prefetture che già ora lasciano più spazio all’uso del drone in particolari attività di controllo.
Nonostante questo le Guardie Cittadine fanno sempre più spesso utilizzo degli APR per i servizi d’istituto, districandosi nelle maglie della normativa per poter dare un servizio comunque utile nel rispetto della sicurezza di tutti. I piloti delle Polizie Locali sono formati come quelli civili, con un corso di 16 ore con esame scritto e pratico e patentino abilitante che permette loro di utilizzare velivoli di peso massimo 2 kg sui quali si possono montare telecamere e sensori di vario tipo.
E sono proprio le telecamere a indicare la maggior parte degli utilizzi: un occhio elettronico aereo che permette alle Guardie Cittadine di riprendere vaste porzioni di territorio in caccia di abusi edilizi e reati ambientali, ma anche di persone scomparse e coltivazioni illegali di piante da cannabis o altri stupefacenti, dando la possibilità di seguire l’evolversi del reato – costruzione di un immobile, delimitazione di discariche abusive eccetera – fino al momento giusto per intervenire. Anche nel rilievo degli incidenti stradali si è potuto apprezzare quanto il drone permetta di fare foto particolarmente dettagliate e precise dell’area dell’evento e dei singoli elementi. Non mancano impieghi più particolari con l’utilizzo di termocamere per vedere spostamenti umani anche nel buio tramite il calore corporeo o con sensori per il rilevamento di polveri sottili ed altri inquinanti. Grazie al drone, inoltre, è possibile seguire dall’alto gli spostamenti di sospetti in fuga o controllare grandi masse di popolazione, come si è visto ad esempio a Bari, dove le Guardie Cittadine, comandate in servizio di Ordine Pubblico dalla Questura, monitorano la folla in occasione di grandi eventi.
I droni vengono pilotati in remoto da telecomandi di varie dimensioni, denominati tecnicamente “Stazioni di Terra” e nei quali si possono incastrare i tablet in modo da controllare col medesimo strumento sia il volo del veicolo che le telecamere o i sensori ad esso collegato.

Oltre a Bari, che rimane uno dei primi comandi ad aver creduto e ad aver spinto all’utilizzo di Polizia del drone, sono tanti i comuni le cui Guardie Cittadine si sono affidate a tali strumenti, sia di grandi città come Torino, dove viene utilizzato anche per il controllo dei parchi pubblici, sia di realtà più piccole come Paderno Dugnano e Tradate, in Lombardia, più specializzate nella ricerca di abusi edilizi od ambientali. Jesolo, dal canto suo, utilizza i droni per monitorare i movimenti dei venditori abusivi che sono da sempre una piaga del centro balneare. Anche Treviso ha recentemente aggiunto i droni alle proprie dotazioni, così come Brescia e Ravenna, quest’ultima con un utilizzo similare a quello di Jesolo.
Roma, invece, sembra specializzata nel cacciarli, i droni, visti i numerosi interventi di sequestro di areomobili usati in modo improprio da turisti disattenti ai numerosi divieti e ai relativi controlli, anche a prevenzione di atti terroristici, posti in essere dalle varie Forze di Polizia.
Le normative in divenire, che si spera allargheranno le possibilità di utilizzo per gli operatori di Polizia, potrebbero rivelare una risorsa già adesso ampiamente sfruttata ma le cui potenzialità sono ancora lontane dall’essere sfruttate: quel che più conta, però, è che lo sguardo delle Guardie Cittadine vada lontano, che si sia sempre pronti a cogliere tutto quello che la tecnologia può darci per garantire la crescita costante della nostra figura e della nostra professionalità.